SANITÀ SENZA “CERVELLO” – LA TRASMISSIONE “FUORI DAL CORO” SCOPERCHIA LO SCANDALO DELL’OSPEDALE "CERVELLO" DI PALERMO: UN ANNO FA SONO STATI STANZIATI 4 MILIONI PER 40 POSTI LETTO IN TERAPIA INTENSIVA. DOVEVANO ENTRARE IN FUNZIONE A MAGGIO, MA GLI UNICI PRONTI NON SONO COLLEGATI ALL’OSSIGENO – A LIVELLO REGIONALE SI PREVEDEVA L’IMPLEMENTAZIONE DI 571 POSTI LETTO PER FAR FRONTE AL COVID, MA È ATTIVO SOLO IL 16% E I MALATI VENGONO CURATI IN TENSOSTRUTTURE… - VIDEO
-VIDEO: IL SERVIZIO DI FUORI DAL CORO SULLO SCANDALO ALL'OSPEDALE CERVELLO DI PALERMO
Giuliano Guzzo per “La Verità”
Ricordate i titoloni sulla sanità palermitana in tilt, flagellata dal dilagare della variante Omicron? Se n'è parlato molto nei giorni scorsi, con fior di testate che hanno raccontato di pronto soccorsi in tilt, di code di ambulanze e dell'allestimento di tende da campo per accogliere alla bell'e meglio i contagiati. Tant' è che la tensostruttura montata davanti all'ospedale Cervello di Palermo si è pure sgonfiata, a causa del sovraccarico di un generatore, mentre dentro c'erano cinque pazienti. Un vero e proprio scenario bellico determinato, è stato naturalmente precisato, dalla necessità di curare orde di pazienti non vaccinati.
Ora, nessuno nega l'utilità della vaccinazione nel limitare i ricoveri e la malattia grave che il Covid-19 può far insorgere, ma dietro l'affanno della sanità palermitana, purtroppo indubbio, pare esserci altro. Qualcosa che, di fatto, più che con la stessa pandemia ha a che vedere con una programmazione sanitaria non proprio impeccabile, per usare un eufemismo. Lo ha messo in luce un interessante servizio di Fuori dal coro, la trasmissione condotta da Mario Giordano su Rete 4, andato in onda ieri sera a proposito della situazione in cui versa proprio l'ospedale Cervello, uno dei principali «teatri di guerra» raccontati nei servizi dei giorni scorsi. Se Tiziana Maniscalchi, primario del pronto soccorso in questione, aveva provato a ridimensionare certi toni apocalittici parlando con Livesicilia.it («la situazione è critica, ma gestibile»), a Fuori dal coro sono emersi aspetti per nulla marginali che fanno capire come si è arrivati a questa situazione.
Sì, perché nel servizio andato in onda, a cura di Marco Gaiazzi, si è anzitutto mostrato che l'ipotesi di una nuova ondata pandemica era stata presa in adeguata considerazione delle autorità. E questo non oggi o ieri bensì, con una certa lungimiranza, quasi un anno fa. Era il 20 gennaio 2021, infatti, quando la struttura del commissario per il potenziamento della rete ospedaliera, attraverso le dieci pagine della determina numero 8, firmata dall'ingegnere Salvatore D'Urso, aveva dato ufficialmente il via libera all'avvio dei lavori per la realizzazione di 40 posti letto proprio all'ospedale Cervello: 22 di terapia intensiva e 18 di sub intensiva.
Per questi lavori, che avrebbero dovuto esser ultimati - come si legge pure sui cartelloni affissi alle pareti dell'ospedale - il 6 maggio 2021, il citato provvedimento aveva stanziato oltre 4 milioni di euro. Un impegno di spesa tutt' altro che banale e approvato, secondo quanto recitano le pagine 2 e 3 della determina, «ai fini della pronta attivazione di un numero supplementare di posti letto di terapia intensiva nelle strutture ospedaliere». Il problema è qui: questa «pronta attivazione», quasi un anno dopo - e a mesi dalla data fissata come termine - ancora non c'è stata; o, meglio, non in modo compiuto e tale da poter essere utile ai pazienti.
La situazione registrata dalle telecamere di Fuori dal coro risulta infatti la seguente: i 22 nuovi posti di terapia intensiva al Cervello, che oggi avrebbero dovuto essere disponibili (e occupati) - 10 al quinto piano e 12 al sesto -, per esserci ci sono pure, sono pronti. Perfettamente, vien da aggiungere, nel senso che le postazioni letto e i relativi macchinari, rigorosamente nuovi di zecca, sono al loro posto, disposti in impeccabile ordine. Peccato che non siano utilizzabili: proprio così. E questo non a causa di qualche serio problema di agibilità oppure di non conformità delle attrezzature, macché. Il guaio è, banalmente, un altro: un problema di alimentazione di gas medicale.
In sostanza, non si riescono a collegare gli approvvigionamenti esistenti dell'ospedale con il reparto, così da garantire l'ossigeno ai ricoverati. Messa così pare quasi una barzelletta, ma purtroppo non lo è. Anzi, questa è addirittura la cosa più confortante della vicenda. Gli altri 18 posti deliberati nel gennaio del 2021, quelli di terapia sub intensiva - previsti al sesto piano -, sono ancora più in alto mare, dato che non solo non sono ancora pronti ma lo saranno, se tutto va bene, non prima di quattro mesi. Dunque in piena primavera o dopo, quando cioè il coronavirus e le sue varianti, auspicabilmente, dovrebbero aver già mollato la presa, almeno per quanto riguarda la pressione esercitata sugli ospedali.
Non è finita. A Fuori dal coro, nel servizio di Gaiazzi, è stato riportato anche un altro dato allarmante; quello che riguarda il piano regionale, che prevedeva l'implementazione di 571 posti letto per far fronte al Covid. Ebbene, a oggi ne risultano attivi appena 95, il 16%. Un caso emblematico di tale ritardo è pure quello dell'ospedale Umberto I di Siracusa, per il quale, l'8 aprile 2021, la struttura commissariale aveva dato la sua approvazione a lavori da oltre 8 milioni di euro. Risultato: tutto fermo causa scoperta, là dove dovevano sorgere gli spazi per nuovi posti letto, di reperti archeologici. Almeno, in questo caso, i cartelloni del cantiere neppure riportano la data di fine lavori. Per non sbagliare, si è preferito lasciar spazio all'immaginazione. O alla disperazione.