SCAZZO ATOMICO IN ASIA – IL RILASCIO NELL'OCEANO PACIFICO DELL'ACQUA DELLA CENTRALE NUCLEARE DI FUKUSHIMA SCATENA LA RABBIA DELLA CINA, CHE CONVOCA L'AMBASCIATORE GIAPPONESE: “UNA MOSSA IRRESPONSABILE, LA SICUREZZA È A RISCHIO” – E PECHINO MINACCIA LO STOP ALL'IMPORTAZIONE DI PESCE DAL GIAPPONE – A 12 ANNI DI DISTANZA DAL DISASTRO CAUSATO DALLO TSUNAMI, TOKYO SOSTIENE CHE LE ACQUE DILUITE E FILTRATE NON CONTENGANO PIÙ SOSTANZE TOSSICHE. MA GLI ESPERTI NON SONO TUTTI D'ACCORDO…
-Estratto dell'articolo di Piergiorgio Pescali per “Avvenire”
Domani la Tepco, gestore della centrale nucleare di Fukushima, inizierà lo sversamento nell’Oceano delle acque contaminate da trizio. 1,33 milioni di tonnellate di acque raccolte tra il 2011 ed oggi in 1066 contenitori, verranno rilasciate ad un chilometro dalla costa dopo essere state diluite di circa 100 volte per diminuire i livelli di radioattività.
Per trent’anni, questo è il periodo stimato per completare il deflusso, più di duecento, tra laboratori specializzati e oceanografici raccoglieranno periodicamente campioni in un’area di circa 100 chilometri quadrati per analizzarne il livello di radioattività che non dovrà superare il limite massimo fissato dalla legge giapponese di 100 Becquerel/ litro (il limite dell’Oms è di 10.000).
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Dopo l’incidente dovuto allo tsunami dell’11 marzo 2011, le attività economiche delle aree in prossimità della centrale hanno subito un tracollo imponendo la chiusura di molte aziende a carattere familiare. Tra queste, quelle ittiche sono quelle che sono state più colpite nonostante il pescato, attentamente monitorato con contatori Geiger, dopo 12 mesi dall’incidente non abbia segnato valori di radioattività superiori alla norma.
Pur essendo consapevoli che la modalità di rilascio e la quantità di trizio non altererà il livello di radionuclidi nella fauna e nella flora marina, i pescatori temono una replica dell’effetto rifiuto riscontrato dopo il 2011 da parte dei consumatori […]
Ciò che attualmente preoccupa maggiormente il governo di Fumio Kishida è però la risposta internazionale: mentre l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), l’ente delle Nazioni unite preposto al controllo delle centrali nucleari e delle loro attività, ha già dato il suo nulla osta per lo sversamento, ieri è giunta anche l’inaspettata apertura della Corea del Sud.
Il portavoce presidenziale Park Ku-yeon, dopo che per mesi aveva criticato la decisione giapponese di versare le acque in oceano, ha annunciato che Seoul non ravvisa problemi scientifici e tecnici nel rilascio delle acque di Fukushima.
Di senso opposto, invece, sono le critiche della Cina che ha convocato l’ambasciatore di Tokyo e che, tramite Wang Wenbin, portavoce del ministero degli esteri, ha fatto sapere che «L’Oceano è proprietà di tutta l'umanità, non è un luogo dove il Giappone può scaricare arbitrariamente acqua contaminata».
Wang ha aggiunto che la Cina «esorta con decisione la parte giapponese a correggere la decisione sbagliata, ad annullare il piano di scarico dell’acqua contaminata e (…) a smaltire l’acqua triziata in modo responsabile accettando una rigorosa vigilanza internazionale».
Va però detto che la stessa Cina ha in funzione lungo le coste del Pacifico una cinquantina di reattori nucleari che immettono ogni anno circa 1.000 Tera Becquerel di trizio, una quantità 500 volte superiore a quella dello scarico di Fukushima (22 ). Anche in Europa il centro di trattamento e riciclaggio di scorie nucleari di La Hague rilascia nella Manica 1.016 Bq di trizio all’anno a poche centinaia di metri da spiagge considerate balneabili e frequentate. […]