LA SCOZIA E' IN VENDITA! - IL 57% DELLA TERRA RURALE E' IN MANI PRIVATE, IL RESTO, PER CHI PUO' PERMETTERSELO, E' ACQUISTABILE - LA PARTE SETTENTRIONALE DEL PAESE E' DIVENTATA UNA META AMBITA DA MILIARDARI INTERNAZIONALI. MA I NUOVI PADRONI DEI BOSCHI VIETANO LA CACCIA E COSÌ TOLGONO ENTRATE AI RESIDENTI...
-Paola De Carolis per il Corriere della Sera
Le colline selvagge, le brughiere, le coste sull'oceano, le isole. Nei secoli il paesaggio scozzese ha conquistato artisti, scrittori, musicisti, cineasti: le sue ampie distese e le sue antiche tenute attraggono ora nuovi proprietari attenti all'ambiente alla ricerca di un angolo di paradiso dove ripristinare l'equilibrio della natura. Un regime fiscale generoso verso investimenti esteri, l'abbondanza di spazio e i prezzi relativamente bassi hanno trasformato la regione autonoma che costituisce la parte settentrionale del Regno Unito in una meta ambita da miliardari internazionali.
L'imprenditore danese Anders Holch Povlsen, magnate che è tra gli uomini più ricchi al mondo e cui fa capo la holding della moda Bestseller (nel 2019 perse tragicamente tre dei quattro figli nell'attentato di Colombo, in Sri Lanka), ha qualcosa come 90.000 ettari in Scozia, 12 tenute che lo rendono il primo proprietario terriero privato del Regno Unito.
Seguono le sorelle Sigrid e Lisbet Rausing, eredi dell'impero Tetra Pak, con circa 40.000 ettari, e diversi altri facoltosi imprenditori che nelle distese della Scozia hanno visto la possibilità di attuare progetti ecologici, come Camille e Christopher Bently, californiani, che nel 2020 per 11 milioni di sterline, circa 13 milioni di euro, hanno acquistato nei pressi di Kildrummy, nelle Highlands, un terreno di 2.200 ettari con il rudere di un castello.
Se fa eccezione Donald Trump, che nell'Aberdeenshire ha un massiccio complesso con albergo e campo da golf e un lussuoso hotel nei pressi di Ayr, altri investitori hanno intenzione di riportare le terre che hanno acquistato allo stato naturale attraverso il rewilding, la rinaturalizzazione, ripristinando l'ecosistema originale del luogo e mettendo al bando altre pratiche, per quanto antiche, tipo la caccia.
La tendenza, evidenziata da una recente inchiesta della Reuters e un documentario della Bbc , per quanto ecologicamente encomiabile potrebbe avere risvolti negativi per la popolazione: meno caccia significa meno turismo, meno turismo meno lavoro. È un problema che il governo autonomo si ripropone di limitare con una nuova legge sulle proprietà terriere che verrà introdotta nel 2023. Al momento il 57% della terra rurale in Scozia è in mani private.
Per Màiri McAllan, ministra per l'Ambiente, «l'obiettivo è quello di arrivare a una formula di proprietà più varia, con progetti comunitari che permettano alla popolazione di utilizzare i terreni della propria zona». È importante, ha precisato, che la Scozia aiuti a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici ma è anche importante aiutare le comunità.
Al momento invece, metà della Scozia appartiene a circa 500 persone, stando a Andy Wightman, attivista e scrittore che ha creato il sito Who owns Scotland , a chi appartiene la Scozia. Le regole, accusa, sono insufficienti: «Chi può permetterselo può acquistare quanta terra vuole, senza limiti».