MARIO BRESSI NON HA SOLO UCCISO I SUOI DUE FIGLI DI 12 ANNI, ELENA E DIEGO, HA FATTO SPARIRE I LORO TELEFONI AFFINCHÉ ALLA MOGLIE DANIELA FUMAGALLI, DA CUI SI STAVA SEPARANDO, NON RESTASSE NEANCHE UN RICORDO - L'ULTIMA NOTTE DELL'IMPIEGATO DI 45 ANNI, RIPERCORRENDO I MESSAGGI INVIATI ALLA MOGLIE, SONO UN CRESCENDO DI RANCORE E RECRIMINAZIONI: “HAI DISTRUTTO LA NOSTRA FAMIGLIA”, “ORA RESTERAI DA SOLA”
1 - HA GETTATO I TELEFONINI DEI FIGLI PER FAR SPARIRE TUTTI I RICORDI
Claudia Guasco per “il Messaggero”
Una furia distruttiva che ha inghiottito tutto. I figli, la moglie, se stesso. Della sua vita familiare Mario Bressi, l'assassino dei due figli gemelli di 12 anni Elena e Diego, voleva cancellare ogni traccia affinché a Daniela Fumagalli non restasse nulla. Nemmeno le foto che i bambini avevano nel telefonino.
Quando è stato recuperato il corpo dell'uomo, che sabato mattina si è lanciato dal ponte della Vittoria a Cremeno, non aveva il cellulare addosso né è stato trovato nell'area circostante. E dalla casa delle vacanze di Margno, in alta Valsassina, sono scomparsi anche i telefoni dei bambini. Bressi si è premurato di buttarli in qualche dirupo tra i monti prima di suicidarsi, per non lasciare alla moglie nemmeno il conforto dei ricordi.
LA LETTERA
L'ultima notte dell'impiegato di 45 anni, che gli investigatori stanno ripercorrendo mettendo in fila i messaggi inviati alla moglie, sono un crescendo delirante di rancore e recriminazioni. Tre, in particolare, i WhatsApp che ha spedito tra le due e le tre a Daniela Fumagalli, a casa a Gessate mentre il marito da una settimana era in montagna con i loro bambini. L'ultimo è una lunga lettera in cui Bressi accusa: «Hai distrutto la nostra famiglia».
I messaggi precedenti erano dello stesso tenore, una sequenza di frasi cariche di odio nei confronti della donna responsabile «della rovina del matrimonio». La separazione era alle prime battute, ma Bressi era già travolto da un livore incontrollabile che fino a venerdì non aveva manifestato in alcun modo. Tanto che la moglie gli ha affidato i gemelli per la vacanza a Margno. «Non c'era alcun segnale che potesse destare preoccupazione. Tutto stava procedendo con la massima tranquillità. Mi aveva contattato la signora, il fascicolo per la separazione era proprio all'inizio. Nessun atto firmato, né udienze fissate in tribunale», dice Davide Colombo, l'avvocato cui si è affidata Daniela Fumagalli.
«È stato un gesto inaspettato, nessuno poteva prevederlo, non c'erano apparenti tensioni che potessero giustificare o far prevedere un dramma del genere». Lei, spiega il legale, «non ha mai presentato denunce nei confronti del marito, non si era arrivato assolutamente a questo. Tra loro due non era in corso nessuna separazione violenta né litigiosa. La signora non aveva alcuna intenzione di portargli via i figli, anzi. Contro il padre non aveva nulla da eccepire. Era intenzionata ad andare fino in fondo con il divorzio? Chi lo sa, in queste cose le dinamiche sono sempre incerte».
Ma per Bressi ormai era troppo tardi, il nemico giurato era la moglie e la morte dei figli il piano per punirla. «Che il duplice omicidio sia premeditato non ha importanza sotto il profilo tecnico dell'inchiesta. Semmai lo è per i parenti, che hanno bisogno di sapere la verità», è la riflessione degli inquirenti.
CASA IN PERFETTO ORDINE
Per questo hanno sequestrato il computer dell'impiegato e stanno ricostruendo le ultime ore di vita sue e dei figli. Venerdì sono andati in gita sui monti sopra Margno, li hanno visti prendere la funivia di Pian delle betulle, poi sono rientrati nell'appartamento del residence Il Castagno: Elena e Diego hanno giocato in cortile, raccontano i vicini, lui ha preparato la cena. E, tra la notte e le prime luci dell'alba, li ha uccisi, la bambina strangolata e il fratello soffocato.
«Ha lasciato tutto in ordine, compresi i cadaveri. Li ha composti sul letto matrimoniale», è la riflessione amara degli investigatori. Gessate, dove abitava la famiglia, è una cittadina incredula. Diego giocava nella squadra di calcio locale, Elena aveva seguito le orme della mamma e pattinava. «Dopo la quarantena abbiamo perso un po' il legame ed ecco che ora abbiamo perso i legami del tutto», è la verità amara scritta a pennarello su un foglio a quadretti appeso da un compagno di scuola sulla soglia della palazzina dei due bambini.
2 - «MI FIDAVO DI LUI E ME LI HA UCCISI» IL DOLORE INFINITO DELLA MAMMA
Barbara Gerosa e Andrea Galli per il “Corriere della Sera”
Nel trilocale di Margno, seconda casa di proprietà dei suoi genitori, Mario Bressi e i figli non erano mai stati da soli. Non così a lungo: erano da mercoledì in alta Valsassina, nel paese di quattrocento abitanti e altrettanti turisti a Natale e d'estate, in provincia di Lecco. Bressi aveva chiesto il permesso alla moglie e lei aveva acconsentito. Per quale motivo negare ai gemelli dei giorni d'aria buona in montagna col papà?
La pianificazione dell'assassino, che la sera di venerdì ha soffocato i 12enni Elena e Diego, e si è lanciato da un ponte, potrebbe essere iniziata da lontano. Aveva progettato la vendetta, la più atroce, contro Daniela. Da mesi, nell'elegante appartamento di Gessate, in provincia di Milano, si parlava della separazione. A maggio Daniela aveva contattato l'avvocato.
Bressi aveva sollevato istantanee preoccupazioni non tanto per l'interruzione di uno storico rapporto, avviato quand'erano ragazzini, quanto per il timore di non vedere più i figli. «I miei figli», insisteva l'assassino, quei figli che ovunque andasse gli procuravano complimenti e l'appagavano. Daniela aveva subito fugato i timori escludendo categoricamente l'ipotesi, per il bene proprio dei gemelli e anche per la tranquillità del marito, di allontanamenti, ostacoli, scenate, ripicche; le relazioni, aveva giurato, sarebbero rimaste civili, Elena e Diego sarebbero stati più tempo possibile con i genitori insieme .
Una gestione da persone adulte. Ad ascoltare i frammenti di resoconti in caserma e ai famigliari che in queste ore sono vicini a Daniela, soprattutto sorreggendola fisicamente, dal momento della scoperta dei corpicini, con quell'urlo innaturale che ancora fa tremare i vicini di casa, Bressi non aveva mai sollevato obiezioni. Mai. Non aveva discusso nè chiesto ulteriori chiarimenti. Non aveva lasciato filtrare. La finzione totale. Star zitto e pensare. Star zitto e macchinare. Star zitto e preparare.
La mente che andava e andava, ideando come punire Daniela e ribellarsi a quella che considerava un'ingiusta punizione di un mondo, il suo , soltanto il suo mondo , che dopo quarantacinque anni d'ordinata diligente esistenza senza problemi, gliene presentava uno. Assumono adesso rilevanza zero e sono al contrario offensivi i dettagli relativi per esempio alla lettera scritta a Daniela quando già i gemelli erano senza vita: righe per dire alla moglie che era colpa sua. Ugualmente inutile soffermarsi sugli sms inviati sempre a Daniela quand'ancora l'orrore non era cominciato, sms dove Bressi parlava di futuro, i campi estivi dei gemelli, le gite al mare, per programmare l'agenda famigliare in anticipo. Fingeva di nuovo.
Forse s' era perfino preso gioco della moglie sapendo che lì a poco l'avrebbe svegliata di notte con quel messaggio: «Ora resterai da sola». Forse aspettava un riscontro sul fatto che fosse già a letto o meno, per calibrare la cronologia. La cena, Elena e Diego che giocano, si stancano, mangiano, si appisolano forse sedati, anche se la Rilievi non avrebbe trovato traccia di sostanze e bustine (domani le autopsie). Il Corriere ha scelto di non indugiare su particolari della scena del crimine.
Non aggiungono niente, ma poi cosa c'è da aggiungere? Chi in paese ha incontrato i soccorritori ha raccontato d'aver visto persone che vomitavano ancora, a distanza di ore. Fra i carabinieri più d'uno ha ammesso che credeva di non resistere. Daniela ha ribadito all'infinito il verbo fidarsi. «Mi fidavo». Del resto, avesse avuto un minuscolo dubbio non avrebbe acconsentito. L'assassino e i gemelli sarebbero dovuti rientrare a Gessate sabato.
E sabato, in macchina quando il cellulare del marito suonava a vuoto e così quelli di Elena e Diego, Daniela ha avvisato gli stessi carabinieri ma nell'angoscia non ricordava il nome della via del trilocale, ricordava solo la vicinanza con la funivia che porta ai Piani delle betulle, il luogo dell'ultima gita di Bressi e dei gemelli. La macchina dell'assassino era parcheggiata a breve distanza dal ponte del suicidio. Meticoloso, controllato fino alla fine: l'interno della vettura sembrava quella di una appena acquistata al concessionario; pulita, niente polvere sul cruscotto, il diesel in abbondanza nel serbatoio.