SE PENSATE CHE L'ITALIA L'ABBIA GESTITA MALE, GUARDATE IL BRASILE - SECONDO I MEDICI È "LA PEGGIOR CRISI UMANITARIA DELLA STORIA DEL PAESE": IL COVID FA DI MEDIA 2.500 MORTI AL GIORNO, NEGLI OSPEDALI NON C'È PIÙ POSTO E LA VARIANTE AMAZZONICA IMPAZZA - IN TUTTO QUESTO, I BRASILIANI CONTINUANO A FARE JOGGING A SAN PAOLO SENZA MASCHERINE E DISTANZIAMENTO. E A RIO I SOSTENITORI DEL PRESIDENTE NEGAZIONISTA JAIR BOLSONARO PROTESTANO CONTRO LE RESTRIZIONI...
-Sara Gandolfi per il "Corriere della Sera"
«Siamo pieni di letti improvvisati in terapia intensiva. Altrimenti i malati finirebbero i loro giorni per strada, senza assistenza. È il collasso del sistema. Muoiono tantissime persone che in condizioni normali non morirebbero».
Ederlon Rezende è uno dei dottori più intervistati in Brasile: monitora i dati di ospedali pubblici e privati e non può che confermare il dramma nazionale.
Ana de Lemos, direttore esecutivo di Medici Senza Frontiere in Brasile, è ancora più dura: «Questo Paese non ha mai vissuto nella sua lunga storia una crisi umanitaria simile - dice al Corriere -. È innanzitutto un fallimento politico. Ancora si nega la verità scientifica. Manca l'ossigeno, i vaccini e un coordinamento a livello federale. In uno scenario così travolgente, la strada è aperta per la nuova variante P1, che è molto più letale e contagiosa. Ed è ormai diffusa in tutto il Brasile».
Da una settimana si registra una media giornaliera di 2.598 decessi, con picchi fino a 3.000 morti quotidiani. Il gigante sudamericano ha superato i 312.000 morti e i 12,5 milioni di contagi dall'inizio della pandemia.
Sono cifre sottostimate, ammette il ministro della Salute (il quarto in un anno), visto che molti comuni non riescono neppure ad aggiornare le statistiche. E il picco non è ancora raggiunto.
«Il virus dilaga con una crescita del 42% rispetto alla settimana precedente», avverte il quotidiano Folha de S.Paulo. Colpa della diffusione della variante amazzonica, ma anche di una pessima gestione dell'emergenza sanitaria.
Secondo i dati di Our World Data, il Brasile registra ora più morti di Usa, Messico, Italia e Russia messi insieme. Sul viale Sumaré, nella zona occidentale di San Paolo, domenica i joggers invadevano il marciapiede. Senza mascherina o distanziamento sociale.
Il giorno prima, sulla spiaggia di Copacabana, a Rio de Janeiro, si erano dati appuntamento in massa i sostenitori del presidente «negazionista» Jair Bolsonaro, per protestare contro le nuove restrizioni anti-pandemia, che dureranno per tutta la Settimana Santa.
Negli ospedali, intanto, si muore, o si fa la fila. Le code dei pazienti contagiati in attesa di un letto si allungano, solo a San Paolo oltre mille persone attendono il ricovero, nelle strutture pubbliche come nelle cliniche: a differenza dello scorso anno, ora il virus non risparmia le classi alte (a parte chi è volato a Miami per farsi il vaccino).
Anche per questo ieri Bolsonaro ha accettato il sacrificio di un alleato importante, il ministro degli Esteri Ernesto Araujo, capo dell'ala trumpiana e più estremista del governo, ora finita sott'accusa per il grave ritardo nell'approvvigionamento dei vaccini contro il Covid - che Arujo definiva «comunevirus» - e per la gestione troppo ideologica della politica estera. Finora sono state vaccinate con la prima dose 15,5 milioni di persone, ossia il 7,3% della popolazione adulta. E appena il 2,2% anche con la seconda.