SE TANTO MI DÀ TARANTO - NELL’ORDINANZA DI ARRESTO DI AMARA E PARADISO IL GIP DI POTENZA PARLA DI “LIVELLO OSMOTICO” E DI “UN ESTESISSIMO NETWORK DI RAPPORTI E RELAZIONI" CREATO DALL’AVVOCATO E DAL POLIZIOTTO INSIEME ALL’EX PROCURATORE DI TRANI E TARANTO CAPRISTO – AMARA AVREBBE INCONTRATO ANCHE LA CASELLATI (MA LEI SMENTISCE) – NELLE CARTE SPUNTANO ANCHE CONTATTI CON L’EX MINISTRO FRANCESCO BOCCIA
-EX ILVA: GIP, CAPRISTO-AMARA-PARADISO "LIVELLO OSMOTICO"
(ANSA) - POTENZA, 08 GIU - L'ex Procuratore della Repubblica di Trani e Taranto, Carlo Maria Capristo, "in cambio delle 'utilità' ricevute dal duo Amara-Paradiso svendeva la sua funzione in modo stabile, continuativo e incisivo".
Lo ha scritto il gip di Potenza, Antonello Amodeo, nell'ordinanza con la quale ha disposto l'arresto dell'avvocato Piero Amara e del poliziotto Filippo Paradiso. Entrambi sono in carcere, mentre per Capristo è stato disposto l'obbligo di dimora a Bari.
"Di particolare pregio", ha messo in evidenza il magistrato potentino, "per comprendere il livello osmotico che avevano assunto i rapporti tra Amara, Paradiso e Capristo, la circostanza che Amara avesse spostato, dopo la nomina di Capristo a Taranto nel 2016, la sede sociale delle sue società operanti nel settore ambientale da Roma alla provincia di Taranto, quasi a sottolineare plasticamente che si poneva sotto l'ombrello protettivo di Capristo".
Il gip ha inoltre scritto che è emerso "un estesissimo network di rapporti e relazioni" creato da Capristo, Amara e Paradiso "anche di alto livello istituzionale e politico, finalizzato a strumentalizzare in loro favore le funzioni pubbliche".
EX ILVA: INDAGATI EX MAGISTRATI TRANI NARDI E SAVASTA
(ANSA) - BARI VALD, 08 GIU - Ci sono anche gli ex magistrati pugliesi Michele Nardi e Antonio Savasta, rispettivamente ex gip ed ex pm di Trani, tra gli 11 indagati nell'inchiesta della Procura d Potenza che ha portato oggi a quattro arresti e ad una nuova misura cautelare dell'obbligo di dimora per l'ex procuratore di Trani e Taranto Carlo Maria Capristo.
Nardi e Savasta, già condannati in primo grado dal Tribunale di Lecce rispettivamente a 16 anni e 9 mesi di reclusione e a 10 anni nell'ambito del cosiddetto processo "giustizia svenduta", rispondono nell'inchiesta lucana di corruzione in atti giudiziari e concussione. Per entrambi la Procura di Potenza aveva chiesto l'arresto (per Nardi in carcere e per Savasta ai domiciliari) ma il gip Antonello Amodeo ha rigettato la richiesta "per mancanza di attualità delle esigenze cautelari".
In particolare Nardi, all'epoca in servizio all'ispettorato generale del Ministero, è accusato di aver "messo a disposizione di Capristo l'utilità consistente nel suo impegno a sostenerlo nella nomina procuratore di Trani", poi effettivamente avvenuta nel 2008, con un'attività di "raccomandazione, persuasione, sollecitazione nei confronti di chi era in grado di determinare la nomina di Capristo", ottenendo in cambio "stabile e permanente protezione dei variegati ed illeciti interessi di Nardi in vicende processuali proprie e di suo interesse, nonché la protezione e copertura in favore dei sostituti Antonio Savasta e Luigi Scimè, con i quali Nardi aggiustava i processi".
EX ILVA: LEGALI, CAPRISTO HA SEMPRE AGITO CORRETTAMENTE
(ANSA) - POTENZA, 08 GIU - Carlo Maria Capristo "ha sempre agito correttamente e in piena conformità al suo ruolo di Procuratore di Trani e di Taranto". Lo hanno scritto - in una nota inviata all'ANSA - gli avvocati difensori, Angela Pignatari e Riccardo Olivo. Riferendosi alle accuse al centro dell'inchiesta della Procura della Repubblica di Potenza, i legali di Capristo hanno evidenziato che si tratta di "fatti per lo più già passati al vaglio di altre Autorità giudiziarie, che non ne avevano ravvisato elementi di illiceità, ed assai risalenti nel tempo".
"Il più recente" dei fatti "sarebbe cessato - hanno aggiunto gli avvocati Pignatari ed Olivo - nel luglio di due anni orsono, gli altri si collocano dal 2008 al 2016". "Riservando ad una attenta disamina dell'ordinanza ogni valutazione sul merito delle accuse", i legali di Capristo hanno comunque sottolineato che "queste considerazioni, unite alle dimissioni dall'ordine giudiziario a far data dal 25 maggio 2020, rendono palese la mancanza di esigenze cautelari necessarie per giustificare nei suoi confronti l'obbligo di dimora nel comune di residenza (e non già 'presso la propria abitazione', come erroneamente riferito nel comunicato stampa diffuso dal Procuratore di Potenza. In ogni caso, nel merito - hanno concluso i due avvocati - sarà dimostrato che il dottor Capristo ha sempre agito correttamente e in piena conformità al suo ruolo di Procuratore di Trani e di Taranto".
«AMARA HA INCONTRATO CASELLATI PER RACCOMANDARE L’AMICO MAGISTRATO POI PROMOSSO»
Emiliano Fittipaldi e Giovanni Tizian per www.editorialedomani.it
La presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati «si è sempre battuta per me...non dimentico». Parola del magistrato Carlo Maria Capristo, travolto dell’inchiesta della procura di Potenza insieme all’avvocato Piero Amara e a un misterioso poliziotto, Filippo Paradiso, che ha lavorato a palazzo Madama proprio come collaboratore della presidente del Senato (oggi Paradiso collabora al Viminale con il sottosegretario grillino Carlo Sibilia).
La vicenda che ha portato Amara e il funzionario della polizia in carcere è basata su accuse di corruzione in atti giudiziari, nomine in procura e favori incrociati. La Casellati non è indagata, ma è più volte citata dai protagonisti dell’inchiesta (coordinata dal procuratore capo Francesco Curcio) come figura istituzionale di riferimento quando l’avvocata berlusconiana era componente laico del Consiglio superiore della magistratura.
La cricca di Taranto
La Guardia di finanza e la Squadra mobile della polizia, coordinati dal procuratore Curcio, hanno eseguito stamattina cinque misure cautelari nei confronti di avvocati e magistrati. Al centro delle trecento pagine dell’ordinanza c’è proprio Amara, che nelle scorse settimane è già finito sulle prime pagine dei giornali per le sue dichiarazioni in merito alla presunta “loggia Ungheria”, una sorta di associazione segreta costituita da toghe, professionisti, industriali e vertici delle istituzioni dedita – a suo dire – a scambi di favori, affari e nomine nella magistratura.
I pm di Potenza però contestano all’ex legale dell’Eni fatti che con i verbali su “Ungheria” c’entrano marginalmente. L’accusa di Curcio è infatti quella di corruzione in atti giudiziari: Amara avrebbe “comprato” la funzione dell’allora procuratore capo di Taranto Carlo Maria Capristo (anche lui sotto inchiesta e destinatario di un provvedimento di obbligo di dimora) attraverso scambi di favori e piaceri. Paradiso, anche lui in carcere, è accusato di essere stato intermediario tra i due, mentre gli altri indagati eccellenti sono Nicola Nicoletti, consulente dei commissari Ilva e socio della società di revisione Pwc, e l’avvocato Giacomo Ragno, fedelissimo di Capristo e principe del foro di Trani.
La vicenda nasce e si sviluppa in Puglia, attorno al disastro dell’industria siderurgica Ilva. Capristo, procuratore di Taranto fino al 2020, avrebbe garantito una serie di incarichi e prebende ad Amara e Paradiso. Capristo avrebbe agevolato i due, scrive il gip, «per ottenere vantaggi nella sua carriera professionale».
Nelle carte si legge che «tale interessamento sia di Amara che di Paradiso si manifestava in una incessante attività di raccomandazione, persuasione, sollecitazione svolta in favore di Capristo dai corruttori su membri del Csm (da loro conosciuti direttamente o indirettamente) e su soggetti ritenuti in grado di influire sui questi ultimi in occasione della pubblicazione di posti direttivi (negli uffici giudiziari ndr) vacanti d’interesse di Capristo ( tra cui la procura della repubblica di Taranto)».
Contatto Casellati
Le indagini sulle «sollecitazioni dei corruttori» Amara e Paradiso hanno portato i detective della finanza e della polizia fino alle più alte cariche dello stato. In primis Maria Elisabetta Alberti Casellati, che all’epoca in cui Capristo cercava di sistemarsi a capo della procura di Taranto sedeva come laica in quota Forza Italia nel Consiglio superiore della magistratura.
«Se fossimo stati ancora a Trani avremmo provveduto ad inviare un bel messaggio di congratulazioni alla Presidente del Senato», è il messaggio inviato a Capristo da un amico. Il magistrato replicava: «Hai proprio ragione Mimmo caro ... spero di invitarla quando potrà. E' una grande donna come sai bene e si è sempre battuta per me .... E io non dimentico».
Casellati, che secondo la procura di Roma è stata “trafficata”, cioè usata dall’amico Paradiso a sua insaputa, ha già smentito di aver favorito la nomina di Capristo all’epoca in cui ricopriva l’importante ruolo al Csm, e sentita da Paolo Ielo aveva escluso pressioni. Domani aveva dato conto dell’interrogatorio di Casellati, in cui spiegava che «Capristo venne nominato a Taranto all’unanimità. Ma Paradiso non ha mai interloquito con me».
Negli atti dell’indagine di Potenza il nome della presidente del Senato ricorre però più volte. A ricordare ai magistrati di un incontro tra Paradiso e Casellati per la nomina di Capristo è prima Giuseppe Calafiore, avvocato coinvolto in altri scandali giudiziari con il socio Amara.
La squadra mobile ha depositato un’informativa in cui sembra confermare addirittura un incontro diretto tra Amara e l’allora componente del Csm: «Casellati, presidente del Senato dal 24 marzo 2018 e componente laico del Csm che deliberava la nomina di Capristo nel 2016, dunque, aveva incontrato Amara che sponsorizzava Capristo, e aveva poi effettivamente votato a favore di Capristo per il posto di Procuratore di Taranto», si legge nell’informativa di polizia citata dal giudice delle indagini preliminari. Casellati, contattata, tuttavia smentisce: «Mai visto o conosciuto».
Le tracce della genesi della nomina a procuratore di Taranto e delle possibili pressioni per spingere Capristo emergono anche dalle chat sequestrate a Luca Palamara, il magistrato accusato di corruzione a Perugia nell’inchiesta che svelato il sistema della spartizione degli uffici direttivi di procure e tribunali.
Palamara e un suo collega commentavano la figura di Capristo, di cui si direbbero «cose pessime». Tuttavia Palamara si giustificava scrivendo «purtroppo troppe cose mi hanno schiacciato», evidentemente alludendo, precisano gli investigatori, al «peso delle pressioni ricevute per la nomina di Capristo, nonostante questi godesse di pessima reputazione». Possibile Palamara parlasse proprio della Casellati o di altri membri interni del Csm? Fatto sta che, al netto dei pregiudizi «pessimi», Capristo fu davvero votato all’unanimità per guidare la procura che doveva gestire i processi ambientali più delicati del paese.
Paradiso e l’amica presidente
Paradiso e Casellati si conoscono da tempo, come ha confermato la presidente ai pm di Roma. Il verbale è ora agli atti dell’inchiesta di Potenza. «Di lui mi parlò benissimo Gianni Letta», ha spiegato Casellati ai magistrati capitolini. «Letta mi chiese se potevo accoglierlo nel mio staff...io lo accolsi a ottobre 2018 al Senato a titolo gratuito nella qualità di consigliere per organizzazione di convegni».
Dal gennaio 2019, poi, Paradiso termina l’esperienza, sostituito da Claudio Galoppi che dal Csm affianca l’amica Casellati come consigliere giuridico a palazzo Madama. Paradiso si traferisce al ministero dell’Interno come collaboratore di Carlo Sibilia fino all’arresto.
«Nel periodo in cui ero al Csm», ha detto Casellati ai pm, Paradiso «mi parlava di questioni di geografia giudiziaria molto generali. Non ho memoria di interlocuzioni su specifiche nomine». Casellati insomma non ha «memoria» precisa. Capristo, al contrario, «non dimentica» che l’avvocatessa che sogna il Quirinale «si è battuta per me».
Arriva Boccia
I magistrati, ordinando l’arresto di Paradiso e Amara e l’obbligo di dimora per Capristo, dunque, credono che le informazioni ottenute da Calafiore siano veritiere. L’avvocato siciliano parla con i pm non solo degli incontri con la Casellati per sostenere Capristo, ma anche di altri interventi effettuati, innanzitutto quelli su Luca Palamara, anche lui al tempo membro del Csm.
«Il Calafiore rivelava l'interesse economico concreto di Amara su Taranto, sia per l'aspetto professionale sia in relazione alle società a lui riconducibili, e riferiva del comportamento fattivo tramite il Paradiso, consistito nell'intercessione presso la Casellati, nell'indicazione della persona di Fabrizio Centofanti per fare pressione su Palamara, nel consenso alla nomina prestato dalla consigliera Paola Balducci su interessamento dell'onorevole Francesco Boccia e su input di Paradiso e Capristo; rivelava inoltre che Amara aveva interessato della vicenda anche l'onorevole Luca Lotti», si legge nelle carte dell’accusa.
La coppia Amara-Paradiso opera dunque per i pm a tutto campo, anche perché l’ex ministro del Pd Boccia, sentito dai pm lucani, «confermava che Capristo (o Paradiso, il politico non ricorda bene ndr) gli avevano chiesto informazioni sulla procedura di nomina da parte del Csm del Procuratore di Taranto, confermava di averne parlato con la Balducci, la quale gli riferiva che il Capristo era uno dei "papabili"». Boccia (non indagato) escludeva di aver fatto pressioni di sorta.
«Nessun illecito»
Ma l’attività di “relazioni istituzionali” degli arrestati nei confronti delle alte cariche dell’organo di autogoverno della magistratura, secondo i magistrati di Potenza, non sono penalmente sindacabili.
Tanto che l’ordinanza precisa chiaramente che «sia in fatto che in diritto, l'attivazione Amara-Paradiso con attività di lobbing per la nomina del Capristo a Taranto non implica alcuna indagine sulla validità della nomina o la liceità della condotta dei membri del Csm». Una questione estranea alla richiesta del pm nel procedimento «e in relazione alla quale non viene delineato alcun profilo di rilevanza penale, che del resto esulerebbe dalla competenza di quest'ufficio».
Se c’è scandalo, insomma, non è giudiziario. Ma “solo” politico: chat e interrogatori che disegnano un sistema in cui faccendieri e poliziotti sono in grado di avvicinare membri del Csm, politici e potenti per chiedere favori e raccomandazioni all’amico da far promuovere per il proprio tornaconto non sarà illegale. Ma non fa certo bene all’immagine delle istituzioni repubblicane e della magistratura.