SE TRAVAGLIO DIFENDE GRILLO PER IL VIDEO A DIFESA DEL FIGLIO CIRO, LA VICEDIRETTRICE DEL "FATTO" MADDALENA OLIVA LO STRAPAZZA: "QUEL VIDEO L'HO DOVUTO INTERROMPERE. NON MI SCONVOLGE TANTO LA BRUTALITÀ DEL MESSAGGIO DI UN PADRE, CHE PERÒ È PURE UN POLITICO E DEVE RISPONDERE DI QUANTO DICE E ASSUMERSENE LA RESPONSABILITÀ. IL PROBLEMA E' CHE ATTRAVERSO IL LINGUAGGIO, SI INCULCANO DELLE CATEGORIE DI PERCEZIONE, DI VALUTAZIONE. IL SOTTOTESTO DEL LINGUAGGIO DI BEPPE GRILLO È: LA RAGAZZA "È UNA FURBETTA". SE GLI INDAGATI HANNO DIRITTO A DIFENDERSI, LA PRESUNTA VITTIMA HA IL DIRITTO A NON ESSERE UMILIATA..."
-Estratto dell'articolo di Maddalena Oliva per il "Fatto quotidiano"
Confesso, quel video l'ho dovuto interrompere. E ho anche una certa difficoltà a leggere i tanti articoli e commenti di questi giorni […] E, invece, se il video di Beppe Grillo ha un pregio (l'unico) è di aver acceso, suo malgrado, il dibattito su un tema - la violenza, lo stupro presunto o tale, la vittimizzazione secondaria, il linguaggio, il #MeToo - troppo spesso relegato a questione di genere. […]
Non mi sconvolge tanto la brutalità del messaggio di un padre, che però è pure un politico e in quanto tale deve rispondere di quanto dice e assumersene la responsabilità. […]
attraverso il linguaggio, si inculcano delle categorie di percezione, di apprezzamento, di valutazione.
Ecco perché siamo qui a discutere del video di Beppe Grillo. Non perché io voglia entrare su una dolorosa vicenda privata […] Ma perché le parole hanno un potere. A maggior ragione se usate in una storia di violenza, per quanto presunta. Le parole offrono sempre un linguaggio condiviso. Ma da chi e per chi, in questo caso?
Il sottotesto […] del linguaggio di Beppe Grillo è: la ragazza "è una furbetta". Perché, cito testuale, "non è vero niente". Perché "è andata a fare kitesurf il pomeriggio". Perché "dopo 8 giorni fa la denuncia". Perché era lì, "consenziente", che si divertiva anche lei in "un gruppo che ride", perché "si vede che sono ragazzi di 19 anni che si stanno divertendo, che sono in mutande e saltellano con il pisello perché sono 4 coglioni, non 4 stupratori".
Io non so come siano andati i fatti quella notte […] ma così come esiste la presunzione di innocenza per gli accusati (anche se si chiamano Grillo) e il loro diritto a difendersi, esiste anche il diritto della vittima - tale è, fino a prova contraria - a non essere offesa. Umiliata. Colpevolizzata. Beppe Grillo, se è convinto dell'innocenza del figlio, non poteva come tutti i normali cittadini aspettare la fine delle indagini, l'esito di un eventuale processo e, poi, se la magistratura darà ragione a lui e a suo figlio, sporgere eventuale querela contro la ragazza? Nell'attesa però, si dirà, il figlio viene completamente sputtanato. Mai, mi permetto di replicare, come dopo il videomessaggio del padre. […]