SGARBI S'ATTACCA AL FUMO DELLA CANDELA – SECONDO LA PROCURA DI MACERATA, CHE HA INDAGATO IL SOTTOSEGRETARIO PER RICICLAGGIO DI BENI CULTURALI, IL QUADRO DI RUTILIO MANETTI IN SUO POSSESSO È LO STESSO SPARITO DAL CASTELLO DI BURIASCO NEL 2013. SECONDO L'ACCUSA, IL CRITICO D'URTO HA FATTO MODIFICARE LA TELA DAI RESTAURATORI CON L'AGGIUNTA DI UNA CANDELA PER NON FAR SCOPRIRE IL FURTO… – VIDEO
-Abbiamo raggiunto Sgarbi per spiegargli come molti dettagli e il parere di esperti confermino ciò che lui nega: il Manetti rubato al castello di Buriasco nel 2013 coincide con l’opera di sua proprietà. Ecco cosa ci ha risposto. Rivedi l’inchiesta: https://t.co/GG0PpywlRC pic.twitter.com/6D328WuBKk
— Report (@reportrai3) January 8, 2024
Estratto dell’articolo di Thomas Mackinson per “il Fatto Quotidiano”
“Le indagini le deve fare la magistratura, non i giornalisti”, e infatti succede. “Ancora una volta il Fatto mente, non ho ricevuto nessun avviso d’indagine, né saprei come essere indagato di un furto che non ho commesso”, ma questo invece non succede, perché la notizia era vera ed è pure peggiore per lui: il sottosegretario di Stato ai Beni culturali Vittorio Sgarbi è indagato per riciclaggio di beni culturali, reato che commette chi sostituisce o trasferisce denaro, beni o altre utilità provenienti da delitti o compie altre operazioni, in modo da ostacolare l'identificazione della loro provenienza delittuosa. E tuttavia, non si dimette: “Lo faccio solo se per l’Antitrust sono incompatibile”, ha detto Sgarbi.
A precisare i contorni dell’indagine è il procuratore di Macerata, Fabrizio Narbone, dopo la notizia anticipata dal Fatto ieri dell’apertura di un fascicolo per la vicenda del dipinto attribuito a Rutilio Manetti che risulta rubato nel 2013, ma riappare come “inedito” di sua proprietà alla mostra di Lucca del 2021 intitolata I pittori della luce.
[...] l’inchiesta giornalistica condotta da Fatto e Report, che Sgarbi ha sempre bollato come una ricostruzione fantasiosa, frutto di incompetenza e livore nei suoi confronti. Il reato contestato è ben più pesante: il solo furto del 2013, infatti, sarebbe bello che prescritto, il riciclaggio scade in 12 anni, che scattano dal “reimpiego” del bene di cui si occulta la provenienza illecita. In teoria, dalla riapparizione nel 2021, con la famosa “candela”.
L’incartamento con annotazione di pg è stato trasmesso a Macerata dalla Procura di Imperia che ha indagato il sottosegretario per un’altra vicenda: esportazione illecita di opere d’arte, come ha confermato il procuratore Alberto Lari, riferita a un presunto Valentin de Boulogne.
Opere e indagini che finiscono per incrociarsi. Prima all’altezza di Brescia, dove entrambi i dipinti di Sgarbi finiscono sul tavolo del suo restauratore di fiducia, Gianfranco Mingardi. Poi nell’area artigianale di Correggio (MC), dove su commissione di Sgarbi vengono riprodotte a fini mai chiariti. I titolari, Samuele e Cristian De Pietri, lunedì sono stati ascoltati come persone informate dei fatti. E i fatti da chiarire sono almeno due.
1) La scansione in altissima risoluzione dell’originale che utilizzarono per la copia presenta evidenti “corrispondenze” con le foto del quadro consegnato a Mingardi nel 2013, poche settimane dopo il furto, “tagliato e arrotolato come un tappeto”: lesioni che coincidono con le riprese, la linea di giuntura delle tele che si sovrappone, le aree che risultano diverse nelle due versioni – la candela, ma non solo – paiono sprovviste delle rotture tipiche della pittura antica.
Si sospetta dunque che siano state inserite dopo, proprio per differenziarle dalle foto della denuncia della proprietaria e dell’Interpol dove quegli elementi non ci sono. Chi le ha messe?
2) L’altro punto da chiarire è se quello esposto alla fine è l’originale o la copia. I due imprenditori di G-Lab hanno riconosciuto nelle foto fatte a Lucca, durante l’esposizione, lo stesso difetto di stampa del loro macchinario. Secondo Sgarbi il clone serviva come “cartellone da affiggere fuori dalla mostra a scopo promozionale”. I fratelli De Pietri però lo smentiscono.
[...] La svolta può venire dagli accertamenti tecnici sull’origina le. Sgarbi ha detto d’averlo venduto, poi che scherzava e sarà a disposizione degli inquirenti.
Il 20 dicembre hanno sequestrato il frammento rinvenuto sul “luogo del delitto”: da un primo riscontro sembra incastrarsi alla perfezione in un un’area che nelle foto del restauratore presenta un vistoso buco da ricostruire. Un po’ come tutta questa storia, partita da una candela avvolta dal buio.
ARTICOLI CORRELATI