SI METTE MALE PER LA LIBERTÀ DI STAMPA IN ITALIA – SIMONE INNOCENTI, GIORNALISTA DEL “CORRIERE FIORENTINO”, FINISCE NEL MIRINO DELLA PROCURA DI FIRENZE: PERQUISITE LA CASA E LA POSTAZIONE IN REDAZIONE DEL CRONISTA DI NERA. IL MOTIVO? HA SCRITTO A MAGGIO UN ARTICOLO SUL CASO DEL SUICIDIO DI UN’ALLIEVA DELLA SCUOLA MARESCIALLI DEI CARABINIERI. IL CDR DEL GIORNALE HA PARLATO DI “AZIONE INVASIVA” MENTRE L’ORDINE DEI GIORNALISTI HA TUONATO: “SCELTA INACCETTABILE…”

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Estratto dell’articolo di Antonella Mollica per il "Corriere della Sera"

 

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Ha scritto a maggio un articolo sul caso del suicidio di un’allieva della scuola marescialli dei carabinieri e ieri, a distanza di due mesi, il cronista di nera del Corriere Fiorentino Simone Innocenti è stato perquisito su ordine del procuratore capo Filippo Spiezia. Per quasi otto ore la polizia postale e i carabinieri hanno eseguito le perquisizioni nell’abitazione del giornalista e nella sua postazione in redazione e hanno effettuato le copie forensi dei computer e del telefono cellulare, permettendogli così di ritornare in possesso dei suoi strumenti di lavoro.

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Simone Innocenti è accusato di rivelazione del segreto d’ufficio in concorso con un pubblico ufficiale da identificare per un articolo pubblicato il 17 maggio dal titolo «Le ultime ore della carabiniera suicida, tutte le testimonianze dell’inchiesta», in cui fa il punto sull’indagine, senza indagati, e ripercorre le testimonianze raccolte dagli investigatori tra i compagni e i familiari della ragazza di 25 anni che si è tolta la vita all’interno dell’istituto.

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«Rivelava — si legge nel decreto di perquisizione — non solo in forma riassuntiva, ma in un passaggio anche utilizzando le virgolette, notizie destinate a rimanere segrete, quali ad esempio il numero delle persone ascoltate dalle forze dell’ordine, il tenore delle dichiarazioni rese».

 

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Immediate le reazioni: «Il Cdr del Corriere della Sera stigmatizza con forza la decisione della Procura di procedere con una perquisizione invasiva e l’atteggiamento intimidatorio delle forze dell’ordine, ricordando che il segreto delle fonti è un cardine inviolabile della professione giornalistica». «Inaccettabile che si perquisisca un giornalista — il commento del presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti Carlo Bartoli — Il cronista ha svolto il suo mestiere riportando un fatto di interesse pubblico ottenuto da fonte verificata. […]»

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