SI TROVERÀ MAI L’ASSASSINO DI SIMONETTA CESARONI? (SPOILER: PROBABILMENTE NO) – GIANCARLO DE CATALDO, GIUDICE NELLA CORTE D’APPELLO CHE NEL 2012 ASSOLSE L'EX FIDANZATO DELLA CESARONI, RANIERO BUSCO, È PESSIMISTA: “I COLD CASE SI RISOLVONO GRAZIE A UNA TESTIMONIANZA TARDIVA DI QUALCUNO. SE C’È QUALCUNO CHE SA QUALCOSA SI LIBERI LA COSCIENZA ADESSO” – “OGGI LA REPERTAZIONE DI TUTTE LE TRACCE SULLA SCENA DEL DELITTO AVREBBE PORTATO A BEN ALTRO RISULTATO. L’ASSASSINO NON SAREBBE SFUGGITO”
-Estratto dell’articolo di Alessandra Ziniti per “La Repubblica”
Trentaquattro anni dopo, se c’è una cosa che Giancarlo De Cataldo, magistrato, scrittore e sceneggiatore, si sente dire sul delitto irrisolto di Simonetta Cesaroni è che «per quanto possa essere una ferita dolorosa il non essere riusciti a dare giustizia alla famiglia, dobbiamo cercare il colpevole, non un colpevole. Perché questa sarebbe una tragedia ancora più grande».
Dottor De Cataldo, lei è stato giudice a latere nella corte d’appello che ad aprile del 2012 assolse Raniero Busco, il fidanzato di Simonetta Cesaroni, che era stato condannato in primo grado. Ora, nella richiesta di archiviazione della nuova indagine disposta dalla Procura, viene fuori questa informativa dei carabinieri che indica in Mario Vanacore, il figlio del portiere di via Poma, il possibile assassino. Che ne pensa?
«Non conosco le carte di questa nuova inchiesta che pure la Procura ritiene di dover archiviare in mancanza di indizi sufficienti, ma con certezza posso dire che Raniero Busco non era l’assassino della Cesaroni. Lo assolvemmo perché non c’era alcuna prova contro di lui. E nelle carte di quel processo non c’era nessun colpevole alternativo, tutt’al più piste che avrebbero potuto essere approfondite».
Dunque, a carico di Mario Vanacore non era emerso nulla?
«Assolutamente no. Questo nome non è mai stato portato alla nostra attenzione».
Eppure adesso i carabinieri, nell’informativa allegata alla richiesta di archiviazione, lo indicano come il probabile assassino: alibi non solido, tracce ematiche compatibili, un’agenda telefonica. Cosa pensa di questa nuova ipotesi?
«Mah, probabilmente i carabinieri di oggi non sono quelli di ieri… Allora erano tutti assolutamente convinti che l’assassino fosse Raniero Busco. Il collegamento con Mario Vanacore era assolutamente sconosciuto.
A noi venne chiesto se confermare o annullare la condanna di Busco. Ricordo chiaramente che, quando si era alla ricerca della compatibilità delle tracce di sangue ritrovate sullo stipite della porta, la maxi perizia concluse per l’accidentalità di quelle tracce. D’altra parte, a quei tempi, le tecniche di valutazione scientifica non erano certamente quelle di oggi, il Dna muoveva appena i primi passi. Le indagini allora si facevano così».
Pensa che ci siano margini oggi per la rivalutazione di queste tracce ematiche mai attribuite ad alcuno?
«Sicuramente oggi la repertazione di tutte le tracce sulla scena del delitto avrebbe portato a ben altro risultato. Probabilmente l’assassino non sarebbe sfuggito. […]».
Vuol dire che oggi ritiene impossibile trovare l’assassino di Simonetta Cesaroni?
«Impossibile no ma assai difficile sì. A volte i cold case, come si può considerare il caso Cesaroni, si risolvono o riesaminando piste mai approfondite o grazie a una testimonianza tardiva di qualcuno che magari ha una crisi di coscienza o non ha parlato prima per paura di essere coinvolto o di non essere creduto. Ecco, se in giro c’è ancora qualcuno che sa qualcosa del delitto di Simonetta Cesaroni potrebbe liberarsi la coscienza e farlo adesso». […]