IN SICILIA QUANDO C’È MALASANITÀ C’È IL RIMPALLO DELLE RESPONSABILITÀ – VI RICORDATE DEL RAGAZZO “INGESSATO” CON UN CARTONE ALL’OSPEDALE DI PATTI, IN PROVINCIA DI MESSINA? PER I VERTICI DELLA REGIONE LA RESPONSABILITÀ È DELLA DOTTORESSA DEL PRONTO SOCCORSO – LEI SI ERA GIUSTIFICATA PARLANDO DI MANCANZA DI STECCHE E BENDE, MA PER L’ASP ERANO DISPONIBILI NELLA FARMACIA DELL’OSPEDALE…
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(ANSA) - I vertici della Regione siciliana respingono le accuse di malasanità, in seguito al caso della dottoressa del pronto soccorso di Patti, nel messinese, che ha immobilizzato, nei giorni scorsi, una gamba fratturata di un paziente, il 30enne Elia Natoli, con del cartone. "L'ispezione da noi condotta ha evidenziato responsabilità da parte del medico di guardia di Patti. Il paziente poteva essere trasferito al pronto soccorso dell'ospedale di Milazzo.
Dai documenti non risulta che il medico abbia indirizzato il paziente dove avrebbe potuto essere assistito dalla struttura ortopedica. Una commissione regionale nei prossimi giorni visiterà tutti i pronto soccorso dell'Isola per evidenziare tutte le problematiche esistenti", ha detto l'assessore regionale alla Salute Giovanna Volo, in conferenza stampa a Palermo, sulla conclusione dell'ispezione sul pronto soccorso dell'ospedale di Patti.
La dottoressa quindi subirà un procedimento disciplinare. E ha poi aggiunto il direttore generale dell'Asp di Messina Giuseppe Cuccì: "Non sono state rispettate le linee guida sanitarie. Il paziente doveva essere trasferito a Milazzo dove l'ortopedia è attiva 24 ore su 24 e non solo nelle ore diurne come avviene a Patti che ha solo due medici in questo servizio. La dottoressa che ha utilizzato il cartone per fasciare la gamba del paziente afferma di aver fatto una scelta professionale.
Ma noi abbiamo accertato che le stecche e le bende c'erano sia al pronto soccorso che nella farmacia dell'ospedale Barone di Patti. La dottoressa sostiene di aver proposto al paziente di recarsi all'ospedale di Milazzo ma che lui si è rifiutato chiedendo assistenza immediata. Ma di questo non c'è alcuna relazione scritta come è invece prescritto dai protocolli".
Nessuna mala gestione della sanità dunque secondo gli esponenti della Regione: "Si tratta di critiche ingiustificate - ha aggiunto Volo - la dottoressa in turno al pronto soccorso non deve diventare un capro espiatorio, ma deve rispondere delle sue azioni". Giovanni Tortora e Tindaro Giusto, legali del medico sotto accusa, non vogliono che la loro assistita sia al centro di "un vero e proprio processo mediatico finalizzato probabilmente a coprire precise responsabilità politiche a scapito di un professionista che ha operato in un contesto la cui precarietà e nota a tutti". "Sorprende che organi politici regionale e le strutture dirigenziali della sanità regionale e provinciale scoprano oggi - dicono - che il Pronto soccorso di Patti abbia criticità trascurate per anni".