SICURI CHE CONCENTRARE TUTTE LE FORZE SULLA CINA SIA UNA SCELTA LUNGIMIRANTE? – IL CORPO DEI MARINES È STATO TRASFORMATO IN UNA FORZA “LEGGERA”, PRONTA A IMPOSSESSARSI DELLE ISOLE ASIATICHE PER BERSAGLIARE LE ROTTE CINESI. MA CON LE GUERRE CHE INFIAMMANO UCRAINA E MEDIORIENTE, NEGLI USA È PARTITO IL DIBATTITO SULLA CAPACITÀ DI RISPOSTA GLOBALE DEI SOLDATI A STELLE E STRISCE - IL “WALL STREET JOURNAL”: “SARANNO PRONTI PER TUTTO IL RESTO?”
-1. L’ARTICOLO DEL “WALL STREET JOURNAL” : I MARINES SI SONO TRASFORMATI PER AFFRONTARE LA CINA. SARANNO PRONTI PER TUTTO IL RESTO?
ADDESTRATI PER LA SFIDA CINESE I MARINES A RISCHIO FLOP NEI NUOVI SCENARI DI CRISI
Estratto dell’articolo di Gianluca Di Feo per “la Repubblica”
«Mandate i Marines!». Davanti a ogni crisi, la prima risposta della Casa Bianca è sempre questa. Da quando nell’Ottocento l’America ha cominciato a sentirsi una potenza, il Corpo dei fanti di marina è diventato il pugno per colpire ovunque: «Dai saloni di Montezuma alle spiagge di Tripoli, combattiamo per la patria in terra, mare e cielo», recita il loro inno ricordando le spedizioni in Messico e sulle coste libiche che hanno segnato l’inizio della leggenda, consacrata poi dalla campagna contro i giapponesi nel Pacifico interamente condotta da loro.
[…] Poi nel 2020 sotto la presidenza Trump è cambiato tutto: la Cina è stata indicata come la minaccia prioritaria e per i Marines è partita una rivoluzione che assomiglia a una dieta.
Via i tank, i cacciabombardieri e gli obici: il Corpo deve tornare leggero e rapido come agli albori, per sfidare il dominio degli atolli chiave nei mari dell’Asia.
Ma ora che i venti di guerra hanno ripreso a soffiare nel Medio Oriente e che la Russia è di nuovo un nemico, molti negli Stati Uniti si chiedono se sia stata la scelta giusta. Il timore è che senza mezzi pesanti i Marines non siano più in grado di imporre l’autorità americana nei momenti di maggiore difficoltà. […]
Il piano è chiaro: la missione dei Marines sarà quella di impossessarsi di isole nei mari dell’Asia e dell’Oceania da cui bersagliare le rotte cinesi. Devono quindi occuparle di sorpresa; schierarvi missili cruise e ipersonici in grado di affondare le navi nemiche; difendere le coste e i cieli dai contrattacchi; garantire il flusso dei rifornimenti in mezzo alla battaglia. I ranghi restano uguali: poco più di 174 mila militari. Tutto il resto è diverso: addestramento, armamenti, tattiche.
Il taglio vale sedici miliardi di dollari, che i vertici vogliono reinvestire per acquistare gli equipaggiamenti per i nuovi compiti. […]
E se poi bisognerà intervenire di corsa nello Yemen - argomento centrale nelle discussioni di questi giorni - o arrivare a misurarsi con l’Iran, si potrà ancora contare sulla spinta risolutiva dei Marines?
Riusciranno a imporsi pure senza tank, senza cannoni, senza tutti i veicoli necessari a gestire un’operazione terrestre su larga scala come quelle che li hanno visti protagonisti in Iraq e in Afghanistan dopo l’11 Settembre?
«La mia preoccupazione più grande è che li trasformeremo in una forza di nicchia a danno della capacità di risposta globale», ha dichiarato il senatore repubblicano Dan Sullivan, ex colonnello del Corpo. «Una forza marittima piccola, agile, difficile da individuare, concepita per affrontare un certo tipo di attività ostili cinesi e russe nelle loro regioni ha molto senso dal punto di vista militare, economico e diplomatico », ha ribattuto Robert Work, ex sottosegretario alla Difesa ed ex ufficiale dei “leatherneck” colli di cuoio - , il soprannome dei fanti di marina.
C’è un documento che sta animando il dibattito: un rapporto riservato redatto dal generale George Smith nell’aprile 2022, poche settimane dopo l’invasione dell’Ucraina. Il comandante della Prima Mef, una task force con 50 mila militari, ha scritto che i tagli ai mezzi corazzati e agli aerei possono «disgregare la coesione» dell’unità, mettendo in discussione la possibilità di gestire le operazioni strategiche.
Gli stessi dubbi che animano gli ex numeri uno del Corpo - tra cui Joe Dunford e Anthony Zinni che si sono confrontati a porte chiuse nel quartiere generale di Quantico. Neppure le loro osservazioni hanno convinto i grandi capi a fare dietrofront: «Bisogna guardare avanti», è stata la replica. Il Pentagono ritiene di non avere alternative: i Marines rinnovati sono l’unica barriera per frenare l’espansione cinese.