LA CONDUTTRICE RADIOFONICA EMA STOKHOLMA CONFIDA A “OGGI” LA SUA STRADA PER IL PARADISO: “L’UNICO MODO PER ESSERE FELICI È RESTARE SINGLE” - I TRAUMI INFANTILI, CON UNA MADRE CHE LA PICCHIAVA (“NON MI HA MAI CHIESTO SCUSA, NON C’È MOTIVO DI PERDONARLA. MI RICORDO TUTTO QUELLO CHE È STATO FATTO A ME E A MIO FRATELLO”) E IL PASSATO DA SQUATTER: “DORMIVO NELLE CASE OCCUPATE, ERO STANCA DI SEGUIRE LE REGOLE DELLA SOCIETÀ, HO TOCCATO IL FONDO E POI MI SONO DETTA: BASTA, VOGLIO ANDARE DOVE C’E'..."
Anticipazione stampa da OGGI
La conduttrice radiofonica e concorrente di «Ballando con le stelle» Ema Stokholma svela a OGGI, in edicola da domani, come la trasmissione l’ha cambiata nel profondo: «Faccio un percorso in analisi da tanti anni e mi sono resa conto che c’era un muro: non accettavo la mia immagine. I tatuaggi, i capelli rosa sono un modo per nascondere il mio corpo... in poche settimane è cambiato tutto. È come se avessi scoperto di avere un corpo, una postura, una sensualità».
Poi parla dei traumi infantili, con una madre inadeguata che la picchiava: «Mia madre non c’è più e non mi ha mai chiesto scusa, non c’è motivo di perdonarla. Ho preferito capirla, provare empatia per lei. Perdonare vorrebbe dire: ok, riparto da zero, invece no. Io mi ricordo tutto quello che è stato fatto a me e a mio fratello. Ma ora so che anche lei era una vittima, non stava bene».
E le difficoltà del passato: «Ho fatto la squatter, dormivo nelle case occupate, perché ero stanca di seguire le regole della società, ho toccato il fondo e poi mi sono detta: basta, voglio andare dove c’è la luce, dove c’è l’aria, voglio respirare. Non mi perderò mai più».
Infine, guardando al futuro, confida a OGGI: «Essere single è l’unico modo per essere felici. Non ho bisogno di niente, sono indipendente, è difficile per me fare entrare qualcuno in questo paradiso che mi sono costruita, che è la mia vita». E poi: «Mi sono pentita di avere fatto i tatuaggi, sto cercando di cancellarli tutti, anche se sarà impossibile. Se posso dare un consiglio, non fateli».