SINWAR È MORTO E ANCHE KHAMENEI NON STA TANTO BENE – L’UCCISIONE DEL CAPO DI HAMAS È L’ENNESIMO COLPO AL REGIME IRANIANO: TEHERAN DA DECENNI FORAGGIA E PREPARA “L’ASSE DELLA RESISTENZA”, MA A ISRAELE È BASTATO UN ANNO PER FARLO CROLLARE – HEZBOLLAH ANNUNCIA UN “CAMBIO DI MARCIA” NELLA GUERRA CONTRO ISRAELE – SINWAR ERA IL PIÙ “IRANIANO” DEL MOVIMENTO TERRORISTICO PALESTINESE: DA SUNNITA, AVEVA STRETTO L’ALLEANZA CON GLI AYATOLLAH SCIITI, IN BARBA ALL’ALA POLITICA (VICINA A TURCHIA E QATAR) RAPPRESENTATA DA ISMAIL HANIYEH PRIMA E DA KHALED MESHAL ORA, ENTRAMBI ESILIATI NEL LUSSO DI DOHA…
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1. MO: HEZBOLLAH ANNUNCIA 'CAMBIO DI MARCIA' NELLA GUERRA CONTRO ISRAELE
(Adnkronos/Afp) - Hezbollah ha annunciato di aver "cambiato marcia" nella sua guerra contro Israele, affermando di aver usato missili di precisione per colpire i militari. In un comunicato, il movimento ha annunciato la notte scorsa di essere "passato ad una nuova fase, ad una velocità superiore, nel confronto con il nemico israeliano", precisando che "per la prima volta" sono stati usati missili guidati.
2. IL SILENZIO DI TEHERAN L’ASSE DELLA RESISTENZA RESTA SENZA VERI LEADER
Estratto dell’articolo di Ga.Col. per “la Repubblica”
Era il duro, l’inflessibile Sinwar, e per questo piaceva a Khamenei. La sua nomina a capo di Hamas, a luglio, aveva sorpreso tutti ma era stata la tacita conferma che a dare le carte, anche a Gaza, non erano più la Turchia o il Qatar. L’Iran aveva vinto lasciando Khaled Meshal fuori dai giochi. Sinwar è caduto, come prima di lui Ismail Haniyeh e Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah, e la Repubblica islamica si trova in una strettoia strategica.
[…] la morte del capo di Gaza è un altro colpo alla proiezione di forza regionale dell’Iran e dunque alla sua capacità di deterrenza, che ha costruito in quattro decenni di penetrazione mediorientale su tre pilastri: la rete di milizie regionali, lo sviluppo di missili balistici in grado di colpire direttamente in territorio nemico e il programma nucleare, da usare come pedina di scambio sui tavoli internazionali.
Almeno due di questi pilastri mostrano molte crepe: Israele ha decapitato l’asse della Resistenza e la rappresaglia iraniana del 1 ottobre, con 180 missili lanciati su Tel Aviv, Haifa, Gerusalemme, è stata in gran parte neutralizzata dall’Iron dome, dimostrando la superiorità tecnologica di Israele. E ora con la guerra in Libano Netanyahu punta a distruggere la prima linea di difesa di Teheran: l’arsenale e le reti di Hezbollah.
Dopo l’omicidio di Nasrallah e di decine di comandanti e leader di Hezbollah, gli iraniani sono intervenuti direttamente in Libano per sostenere il movimento, su cui hanno investito per 30 anni: generali Pasdaran sono volati a Beirut per coordinare la risposta militare e dall’Iran è arrivato supporto diplomatico e finanziario al partito di Dio.
La Repubblica islamica potrebbe tentare di replicare su scala minore lo stesso schema con Hamas, controllando la nomina del prossimo leader del movimento. Ma difficilmente questo farà la differenza. Con i proxies decimati, l’efficacia della risposta missilistica incerta, la deterrenza di Teheran è indubbiamente indebolita.
Da settimane in Iran si levano voci che chiedono a Khamenei una revisione della dottrina nucleare, la vogliono i falchi ma anche personaggi come Hassan Khomeini, nipote dell’ayatollah Khomeini che fondò la Repubblica islamica, vicino ai moderati. Se accerchiato, l’Iran potrebbe decidere di ripensare la sua dottrina atomica in funzione di deterrenza, ma anche questa è una strada disseminata di rischi, a cominciare dalla possibilità di un conflitto diretto con Israele in un tempo non lontano.