LA SITUAZIONE AI CAMPI FLEGREI È ANCORA PIÙ GRAVE DI QUANTO SEMBRI – IL RAPPORTO DELLA COMMISSIONE GRANDI RISCHI LO DICE CHIARAMENTE: AL CENTRO DELL’ALLERTA PER LO SCIAME SISMICO DEGLI ULTIMI MESI, NEI PRESSI DELLA CALDERA DEL GOLFO DI POZZUOLI, C’È IL MAGMA, CHE È RISALITO ARRIVANDO A 4 CHILOMETRI DI PROFONDITÀ – TRADOTTO: IL VULCANO POTREBBE ERUTTARE IN UN ORIZZONTE TEMPORALE CHE, SECONDO GLI ESPERTI, È COMPRESO TRA...
Estratto dell’articolo di Sarina Biraghi per “La Verità”
Nuove evidenze di coinvolgimento del magma, la difficoltà di cogliere per tempo alcuni segnali anticipatori di un’eventuale eruzione freatica, la poca resistenza dell’argilla che tiene confinati i fluidi in pressione, gli attuali tassi di deformazione che potrebbero portare a fenomeni di significativa sismicità.
Il linguaggio tecnico delle sei pagine del verbale di sintesi ufficiale della commissione Grandi rischi non nasconde la forte preoccupazione per quello che sta realmente accadendo nei Campi Flegrei. Malgrado nel mese di novembre l’unico evento di magnitudo 3.1 ci sia stato venerdì, leggendo il documento […] si capisce perché, dopo la due giorni di riunioni della Grandi rischi (a fine ottobre), il ministro della Protezione civile Nello Musumeci si allarmò al punto di parlare apertamente della possibilità di innalzare il livello di sorveglianza da giallo ad arancione […].
[…] il magma è l’elemento centrale dell’allerta che si è creata nella caldera situata nel golfo di Pozzuoli che, secondo i membri della commissione, non solo è coinvolto nel bradisismo, ma che è risalito con ogni probabilità da un serbatoio di 7-8 chilometri di profondità a un altro posizionato a 4 chilometri.
Gli esperti ritengono che questa progressione verso l’alto del magma sarebbe avvenuta a partire dal 2015 e fino al 2022. Sarebbero due quindi le sorgenti di pressione che determinano l’innalzamento del suolo, una magmatica, l’altra idrotermale. E così nel verbale viene segnalata «l’urgenza di estendere le analisi all’anno 2023».
La quasi certezza che il magma sia molto vicino è dato anche dalla tipologia di gas che fuoriesce: l’idrogeno solforato. Ultima ulteriore evidenza: le rocce nel sottosuolo potrebbero frantumarsi per la spinta dei fluidi del magma.
Due studiosi stranieri spiegano che «il processo di fratturazione della crosta può subire una ulteriore accelerazione, fino al raggiungimento di condizioni critiche in un orizzonte temporale compreso tra alcuni mesi e pochi anni». Non si può escludere quindi, secondo la Commissione, «che si possano innescare processi quali sismicità significativa, eruzioni freatiche e risalita del magma verso la superficie». […]