LA SITUAZIONE SI FA SIRIA PER BASHAR AL ASSAD – LA CADUTA DI HAMA NELLE MANI DELLE MILIZIE SUNNITE POTREBBE ESSERE L’INIZIO DELLA FINE DEL REGIME SIRIANO – L’ESERCITO DI DAMASCO E NON RIESCE A CONTENERE L’AVANZATA DELLE FORZE SOSTENUTE DALLA TURCHIA E NON PUÒ CONTARE SUL SOSTEGNO DEGLI ALLEATI LIBANESI, IRANIANI E RUSSI, IMPEGNATI IN ALTRI CONFLITTI - TEHERAN E MOSCA STANNO CERCANDO DI TRATTARE CON ANKARA PER FERMARE LA COALIZIONE GUIDATA DA ABU MOHAMMED AL-JOLANI, MA ERDOGAN VORREBBE…
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https://www.repubblica.it/esteri/2024/12/06/news/assad_siria_alleati_russia_iran-423826400/
Estratto dell’articolo di Gianluca Di Feo per “la Repubblica”
[…] La caduta di Hama nelle mani delle milizie sunnite trasmette un messaggio all’intera Siria: il regime non ha più forza. Un segnale che potrebbe far divampare la ribellione anche nelle zone ancora controllate dai governativi.
[…] In una settimana la coalizione guidata dall’ex leader siriano di Al Qaeda, Abu Mohammed al-Jolani, ha conquistato Aleppo e Hama. La confraternita di tredici fazioni ha messo in campo un’armata ben organizzata ed equipaggiata, con oltre 50 mila uomini, che avanza senza sosta. L’esercito del regime invece reagisce senza determinazione e con tattiche inefficaci: ufficiali e soldati appaiono anziani e demotivati. Ma soprattutto, non può contare sul sostegno degli alleati che nel 2018 gli hanno permesso di rovesciare la situazione della guerra civile.
Gli Hezbollah libanesi sono stati decapitati dal conflitto con Israele, in cui sono state rase al suolo anche le basi iraniane in Siria. Teheran non riesce a far arrivare rinforzi: ha cercato di mobilitare le formazioni sciite irachene ma la strada principale è stata bloccata dai curdi delle Syrian Defence Forces, supportati dall’aviazione americana. Mosca ha ritirato gran parte del suo contingente per combattere in Ucraina. […]
Sutin e gli ayatollah hanno davanti la prospettiva di una sconfitta strategica. Il Cremlino vede minacciare le uniche basi del Mediterraneo, da cui può contendere alla Nato il controllo del Bosforo, ma soprattutto rischia un danno enorme di credibilità: il salvataggio del dittatore siriano è il biglietto da visita che gli ha consegnato il consenso dei golpisti in Africa.
Ancora più grave lo scenario per l’Iran: dopo il colpo subìto da Hezbollah in Libano e la disintegrazione di Hamas a Gaza, ora pure il suo protettorato sulla Siria potrebbe svanire. […]
Teheran e Mosca stanno cercando di trattare con Ankara, nella convinzione che possa fermare la coalizione ribelle. Erdogan però vuole la sostituzione di Bashar al-Assad con un governo aperto alla maggioranza sunnita. I turchi si preparano comunque a incassare un risultato fondamentale: rimuovere i curdi dai territori sul confine. A decine di migliaia stanno già fuggendo verso Raqqa e le altre aree protette dalle Syrian Defence Forces e dai jet Usa.
Di sicuro la Turchia ha avuto un ruolo chiave nel forgiare l’alleanza dei rivoltosi; resta da capire quanto la legione di al-Jolani sia disposta ad obbedirgli. I combattenti sono tutti veterani jihadisti fedeli ai loro capi.
Il leader gli ha ordinato di evitare rappresaglie e finora non ci sono notizia di brutalità: ad Aleppo le comunità cristiane, curde, alawite e druse vengono rispettate. Una poderosa macchina di propaganda online promette una Siria democratica che includerà ogni religione e ogni etnia.
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