LA STRADA CHE RIPORTA ILARIA SALIS IN ITALIA È PIENA DI OSTACOLI – LA FAMIGLIA DELLA 39ENNE DETENUTA DA UN ANNO A BUDAPEST CHIEDE AL GOVERNO UN DOCUMENTO DI “CHIARIFICAZIONE” CHE CONVINCA GLI UNGHERESI A CONCEDERE GLI ARRESTI DOMICILIARI IN ITALIA – MA L'ESECUTIVO TENTENNA. TAJANI: “IN TERMINI DI DIRITTO, PERCHÉ ILARIA SALIS POSSA VENIRE IN ITALIA, DEVE ESSERE MESSA PRIMA AGLI ARRESTI DOMICILIARI IN UNGHERIA” (E ALLORA CIAO CORE…) – L'IPOTESI DI UNA CONDANNA SEGUITA DA UN’IMMEDIATA ESPULSIONE
-Estratto dell’articolo di Francesco Grignetti per www.lastampa.it
Occhi puntati sul doppio incontro di lunedì, a Roma, tra il padre di Ilaria Salis e i ministri Carlo Nordio e Antonio Tajani. La famiglia spera molto in questo nuovo incontro. Gli avvocati difensori della giovane detenuta in Ungheria, Eugenio Losco e Mauro Straini, arriveranno all’appuntamento con una richiesta precisa: il ministero della Giustizia dovrebbe predisporre un documento di “chiarificazione” su come si applicherebbe la Direttrice Quadro comunitaria del 2009, e cioè che i domiciliari in Italia sono una cosa seria, con controlli di polizia a casa e braccialetto elettronico.
I legali e la famiglia sperano molto in questo documento, perché a Budapest si apprestano a fare richiesta dei domiciliari per la quarta volta. Finora gliel’hanno sempre bocciata con il pericolo di fuga. Magari, se ci fosse una sponsorizzazione autorevole del governo, qualcosa potrebbe cambiare. [...]
I domiciliari in Ungheria però non li vogliono chiedere «perché Ilaria là non ha alcun domicilio, alcun collegamento, e nessuno potrebbe aiutarla nel sostentamento». Sono comunque pronti ad esaminare la possibilità, ventilata dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, di indicare l’ambasciata d’Italia come suo iniziale domicilio.
Da parte dell’Esecutivo c’è la massima disponibilità verso i Salis. La richiesta del documento di “chiarificazione” sarà esaminata con attenzione, ma non c’è ancora una decisione. Anche perché dentro il governo non si crede granché in questa via imboccata dalla famiglia. L’aveva detto in Parlamento il sottosegretario Andrea Ostellari a nome del ministero della Giustizia.
L’ha ripetuto ieri il ministro degli Esteri, Tajani: «In termini di diritto, perché Ilaria Salis possa venire in Italia agli arresti domiciliari, deve essere messa prima agli arresti domiciliari in Ungheria. La richiesta deve essere fatta dai suoi avvocati. Se non viene messa ai domiciliari in Ungheria, non può venire in Italia ai domiciliari. E non è neppure automatico».
Al ministero della Giustizia, stanno studiando il caso da giorni. Hanno passato al setaccio la giurisprudenza sui precedenti e hanno concluso che c’è una interpretazione prevalente: in pochissimi casi si è passati da un carcere in un Paese estero ai domiciliari nel proprio Paese. Secondo alcune interpretazioni restrittive, poi, la Direttiva vale per i condannati, non per gli imputati. [...]
La materia, insomma, è davvero complicata e ci sono precedenti molto contrastanti. Tanto che alla Farnesina pensano che non c’è affatto una soluzione facile dietro l’angolo. E che questa storia si concluderà probabilmente con una condanna e a seguire una immediata espulsione.