LA STRAGE DI CUTRO SI POTEVA EVITARE – LA PROCURA DI CROTONE È PRONTA A CHIEDERE IL PROCESSO PER SEI TRA UFFICIALI E SOTTUFFICIALI DI GUARDIA DI FINANZA E GUARDIA COSTIERA, CON L’ACCUSA DI OMISSIONE DI SOCCORSO E DISASTRO COLPOSO PER LA MORTE DI 81 MIGRANTI. RISCHIANO PENE FINO A 12 ANNI – LA TESTIMONIANZA DEL PESCATORE CHE HA VISTO IL CAICCO RIBALTARSI: “ERAVAMO SOLI SU QUELLA SPIAGGIA, AL BUIO, TRA LE URLA. QUANDO HO CHIAMATO, LA GUARDIA COSTIERA SAPEVA GIÀ MA NON È INTERVENUTA”
-Estratto dell’articolo di Alessandra Ziniti per “la Repubblica”
«Abbiamo tirato fuori dall’acqua persone vive e tanti morti, tutti quelli che potevamo, ma eravamo soli su quella spiaggia, al buio, tra le urla. I soccorsi sono arrivati almeno mezz’ora dopo, anche se alle 4.30, quando ho chiamato, la Guardia costiera sapeva già». Guardia costiera e Guardia di finanza sapevano da sei ore di quel caicco in difficoltà avvistato dall’aereo Eagle 1 di Frontex, ma i soccorsi in mare non sono mai partiti e anche quelli a terra non c’erano proprio.
La testimonianza del pescatore Ivan Paone ieri nell’aula del tribunale e il drammatico video del suo telefonino depositato su richiesta degli avvocati Barbara Ventura e Francesco Verri confermano la tesi della Procura guidata da Giuseppe Capoccia che, a un anno dal naufragio, è pronta a chiedere il processo per sei tra ufficiali e sottufficiali di Guardia di finanza e Guardia costiera.
Omissione di soccorso e disastro colposo le ipotesi di reato che nelle prossime settimane saranno formulate con diversi livelli di responsabilità, che potrebbero portare a condanne fino a 12 anni di carcere.
«Quel caicco, che non poteva che essere una barca di migranti, come peraltro subito scritto nel giornale di bordo compilato a mano da chi era in sala operativa, con quelle condizioni meteo andava intercettato al largo, in sicurezza, come, dopo la tragedia, hanno sempre fatto. I protocolli di intervento dopo Cutro sono stati modificati», spiegano fonti inquirenti qualificate.
Dopo quasi un anno di indagini coordinate dal sostituto procuratore Pasquale Festa, i magistrati della Procura di Crotone si sono convinti che la notte tra il 25 e il 26 febbraio del 2023 nelle sale operative della Guardia di finanza e della Capitaneria di porto, in una triangolazione tra Pratica di Mare, Reggio Calabria e Vibo Valentia, le cose non andarono come avrebbero dovuto e la segnalazione inviata alle 23.03 da Frontex fu sottovalutata.
Nessun ordine dall’alto, nessuna volontà politica di abbandonare al suo destino quel caicco che sembrava navigare regolarmente, ma sicuramente una sottovalutazione — a livello operativo — dei rischi cui poteva andare incontro una barca come quella in condizioni meteo in netto peggioramento, osservano i magistrati.
Per la chiusura dell’inchiesta si attende solo il deposito della consulenza dell’ammiraglio Salvatore Carannante che, dopo aver ricostruito rotta e velocità del caicco, peraltro non del tutto corrispondenti alle indicazioni fornite dall’aereo di Frontex, deve adesso rispondere a quesiti specifici sulle condizioni meteo e sull’orografia dei luoghi.
In sostanza, la Procura di Crotone vuole sapere se chi era in sala operativa quella notte, aveva tutti gli elementi per valutare i rischi che correva quel caicco e se quelle cento vite avrebbero potuto essere salvate con un intervento tempestivo quando l’imbarcazione era ancora al largo dove naturalmente la potenza delle onde alte due metri era meno pericolosa rispetto a un fondale basso come quello di Cutro.
[…] E poi le strane anomalie nel giornale di bordo e la misteriosa scomparsa di registrazioni di telefonate dal server della Finanza. Che hanno costretto la Procura a sequestrare pc e telefonini personali degli indagati per accertare la verità.