Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera”
Il corpulento Boeing volteggia a bassa quota, compiendo acrobazie degne di una libellula, i jet da combattimento sfrecciano in formazione, lasciandosi dietro una lunga scia bianca: questo è lo sfondo celeste dell'International Air Show, la grande passerella delle industrie aerospaziali che si svolge in questi giorni a Farnborough, nel Sud dell'Inghilterra. Ma a terra, a focalizzare le menti, c'è il dramma di una guerra in Europa, a poche migliaia di chilometri di distanza.
Ed è infatti il conflitto in Ucraina che ha dato nuovo impulso ai discorsi, finora vaghi, sulla necessità di una Difesa europea. Dopo lo scoppio delle ostilità, i Paesi della Ue hanno annunciato un incremento della spesa militare di 200 miliardi di euro, dopo che questo budget era cresciuto negli ultimi 20 anni di appena il 20 per cento, rispetto al 66 per cento degli Stati Uniti, al 292 per cento della Russia e a un mostruoso 592 per cento della Cina.
Ma la grande sfida per il Vecchio Continente si chiama integrazione: una questione che non è solo industriale, ma politica. Finora la Difesa è stata gelosamente custodita a livello nazionale e la strategia comune di sicurezza europea, lanciata fin dagli anni Novanta, è rimasta quasi lettera morta, dispersa in mille rivoli.
Ora arriva un nuovo impulso in questa direzione: e un ruolo chiave lo sta svolgendo Leonardo (l'ex Finmeccanica), il colosso italiano del settore aerospaziale, che a Farnborough fa la parte del leone con un suo grande padiglione dedicato. «La guerra in Ucraina spinge tutti a maggiori investimenti nelle spese militari - dice l'amministratore delegato del gruppo, Alessandro Profumo -. Ma oltre che spendere di più, si tratta di spendere meglio: occorrono più programmi europei per puntare a una convergenza europea».
Al centro della presenza di Leonardo a Farnborough c'è il progetto Tempest (in gergo FCAS, Future Combat Air Sistem, sistema futuro di combattimento aereo) ossia il caccia di sesta generazione che a partire dal 2035 dovrà rimpiazzare gli Eurofighter: un velivolo sviluppato assieme ai britannici di Bae e agli svedesi della Saab, in cui ora sono entrati anche i giapponesi.
È un sistema d'arma futuribile, che può essere impiegato con o senza pilota, imperniato su tecnologie altamente innovative di comunicazione, intelligenza artificiale e cloud. Ma è significativo anche che si tratti di una collaborazione italo-britannica, ossia con il Paese che è uscito dall'Unione europea: «Loro hanno lasciato la Ue, ma non l'Europa», sottolinea però Profumo, che ricorda il ruolo chiave svolto da Londra proprio nella guerra in Ucraina.
E dunque è evidente che, se si vuole parlare di difesa europea in maniera credibile, non si possono tenere fuori i britannici. Ma il problema è che francesi, tedeschi e spagnoli stanno lavorando parallelamente a un loro Fcas. «Il primo passo è non duplicare i sistemi - taglia corto Profumo - e penso di essere stato chiaro».
Leonardo però fa anche da raccordo: parallelamente al Tempest con i britannici, sta sviluppando assieme a francesi, tedeschi e spagnoli l'Eurodrone, un velivolo senza pilota di media altitudine e lunga durata che dovrebbe rappresentare il futuro degli aeromobili a pilotaggio remoto. Dunque gli italiani si collocano all'intersezione di una seri di progetti che coinvolgono Paesi Ue ed extra-Ue: un ruolo di perno nella difesa di domani.
E un esempio «da cinema» di questa internazionalizzazione è l'accademia per top gun di tutto il mondo messa su a Decimomannu, in Sardegna, in collaborazione con l'Aeronautica militare italiana: arriveranno piloti da Germania, Giappone, Qatar e Singapore per imparare le tecniche dei duelli aerei. Metà del loro addestramento è virtuale, grazie a un fantascientifico simulatore di volo in mostra a Farnborough: e a sedersi ai comandi impugnando la leva, ci si sente subito un po' Maverick.
farnborough international airshow Alessandro Profumo ALESSANDRO PROFUMO International Air Show 2022