SUSSURRI E MINACCE TRA I SACRI PALAZZI – PROCESSO SULL'EDIFICIO DI SLOANE AVENUE: DALLA TESTIMONIANZA DEL COMMISSARIO DELLA GENDARMERIA STEFANO DE SANTIS SEMBRA EMERGERE COME AL CARDINALE ANGELO BECCIU SIA STATA POSTA UNA MINACCIA, DEL TIPO: “SE SE NE VA NON SARÀ PROCESSATO E TUTTO FINISCE QUI, ALTRIMENTI…” – DALLE UDIENZE DEL PROCESSO VOLUTO DAL PAPA STA USCENDO FUORI LA “MISERICORDIOSA” GESTIONE BERGOGLIANA DI UOMINI E AFFARI...  

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R.I. e F.P. per https://silerenonpossum.it

 

PAPA FRANCESCO E IL CARDINALE BECCIU

“Una triste pagina della storia” così viene e verrà definito il procedimento penale Sloane Avenue all’interno dello Stato della Città del Vaticano. Nei giorni scorsi si sono celebrate la 28, 29 e 30 udienza di questo processo che ha come coimputato, per la prima volta innanzi al tribunale, un porporato. Durante queste udienze il protagonista è stato il Commissario Stefano De Santis. Durante la trentesima udienza, celebrata il 14 ottobre 2022, sono stati sentiti anche Marco Simeon e Andrea Pozzi, due testimoni chiamati dall’Accusa.

 

Testimonianza di De Santis

Sulla testimonianza del Commissario De Santis vogliamo soffermare la nostra attenzione. La testimonianza della Polizia Giudiziaria, non solo all’interno dello Stato della Città del Vaticano ma ovunque, è qualcosa di assolutamente superfluo. Gli operatori, infatti, devono limitarsi a riferire su ciò che hanno fatto e appurato durante le indagini, ciò che hanno da dire, quindi, bisognerebbe riscontrarlo semplicemente negli atti. In sostanza, nel dibattimento non dovrebbero entrare le considerazioni personali, le insinuazioni, i sentimenti o altro.

 

PROCESSO A ANGELO BECCIU IN VATICANO

A maggior ragione, questo principio dovrebbe valere all’interno del nostro Stato che ha come fonte principale il diritto canonico, ovvero la ricerca della Verità. Stefano De Santis ha invece dimostrato che la Verità non è certo il principio che ha guidato nè le sue attività nè quelle del Promotore di Giustizia.

 

“Quella sera del tre ottobre, lui non ci chiese quali fossero i comportamenti della donna. Era solo preoccupato che il nome di lei non venisse fuori” ha riferito in aula il Gendarme. In aula il gendarme ha riferito di un incontro avvenuto la sera del 2 ottobre 2020, una settimana dopo che il Pontefice lo aveva obbligato a dimettersi, all’interno dell’abitazione del Cardinale Angelo Becciu.

 

PROCESSO A ANGELO BECCIU IN VATICANO

“Gauzzi – ha detto De Santis – aveva ricevuto un sms dal cardinale, mi chiese di accompagnarlo nell’abitazione. Non vedendo segni di sorpresa del cardinale pensai che l’incontro era concordato e che era stato lui a chiederlo”. Ha poi precisato: “Non risponde a verità la circostanza di tenere segreto quell’incontro. Mai abbiamo chiesto al cardinale di non parlarne, mai, anche perché in Vaticano una circostanza del genere sarebbe comunque trapelata con grande facilità. E mai ho sentito che bisognava preservare Cecilia Marogna perché era incaricata di un’attività a conoscenza solo del card. Becciu e del Papa. Mai è stata fatto riferimento a questo, se non in seguito, quando il cardinale fu interrogato dal promotore di giustizia Milano e dall’aggiunto Diddi”.

 

Il Cardinale Angelo Becciu, nell’udienza del 12 ottobre 2022, aveva infatti replicato, con delle dichiarazioni spontanee, al racconto fornito da De Santis.

 

giovanni angelo becciu

«Vorrei precisare alcuni aspetti di quanto ha detto il commissario De Santis, ha esordito il Porporato. Lo ringrazio per aver ricordato i miei attestati di affetto e stima verso la Gendarmeria. Tengo a manifestare la mia riconoscenza e il mio affetto per il servizio che i gendarmi fanno per la Santa Sede. Venendo in merito alla narrazione dell’incontro che ci fu con il comandante Gauzzi e commissario De Santis. Quell’incontro non fu richiesto da me.

 

Quel giorno esasperato dal titolo del Corriere della Sera che riferiva: “Becciu ha inviato in Australia 700 mila euro per finanziare i testimoni contro il cardinale Pell”, telefonai al comandante per esprimergli tutta la mia amarezza e chiedergli come mai vengono pubblicate cose false. Al che il comandante mi disse: “aspetti”. Poi mi richiamò e disse: “Voglio venire con il commissario De Santis e ad esporle la situazione. Vennero, e la prima cosa che mi dissero fu: “Questo incontro deve rimanere segreto, non lo deve dire a nessuno, perché sentiamo di venire meno al nostro dovere professionale”. Per cui sono sorpreso che se ne parli ora.

 

becciu

Vero, mi sono messo le mani ai capelli quando mi parlarono della signora Marogna. Le misi perché c’era il rischio che questa notizia venisse pubblicata perché era una operazione di cui eravamo al corrente solo il Santo Padre ed io. Non era per i miei famigliari. Mi stavo preoccupando per tutto quello che dicevano sui miei famigliari per soldi dati alla SPES, soldi per cui si dice che avevo fatto del peculato, come ho già dichiarato che non sussistono queste accuse. Quando mi dissero che i soldi utilizzati dalla Signora Marogna non erano stati utilizzati per finalità proprie ho detto: “Sono pronto a dare quello che ho io e rifondere la Segreteria di Stato, perché se i soldi sono stati utilizzati male è colpa mia”. Mi bloccò il comandante: “lei non ha colpa, lei è stato truffato”. Io i soldi li ho procurati, sono stati dati alla signora perché incaricata di mandare avanti un’operazione di cui erano a conoscenza il Santo Padre e il sottoscritto. Volevo precisare questi punti».

 

Cecilia Marogna e Becciu

Il racconto di De Santis è chiaramente smussato di alcuni elementi che andrebbero a ledere l’onore suo e della Gendarmeria. Non possiamo aspettarci che Gauzzi o De Santis ammettano in aula di aver minacciato un porporato. L’esito di quell’invito è chiaro: se Lei se ne va, nessuno la processa e tutto finisce bene. Non vi ricorda qualcosa? Questo sistema è stato utilizzato con diverse persone, ecclesiastici e non, il più eclatante e conosciuto fu quello di Libero Milone. Non dimentichiamo però Ettore Gotti Tedeschi e molti altri. Si tratta di un sistema che in Vaticano viene utilizzato spesso e soprattutto per far fuori coloro che hanno potere, quando diventano scomodi.

 

CECILIA MAROGNA

Ciò che deve destare attenzione, proprio ricordando ciò che fecero a Libero Milone, è che oggi Becciu si trovava dall’altro lato del tavolo. Con Milone fu lui a fare l’ambasciatore della volontà del Papa, oggi è lui a subirne gli umori. Questo deve far comprendere, anche a coloro che oggi fanno parte del cerchio magico di Francesco, che con questo Papa si finisce facilmente dalle stelle alle stalle.

 

Di una cosa bisogna dar atto, nel processo stanno emergendo molte cose che probabilmente era molto meglio rimanessero qui dentro. Una scelta, quella di Francesco, che è diventata un boomerang. Eppure la determinazione di Bergoglio è stata inscalfibile sin dall’inizio, quando decise di firmare e tenere segreti quei Rescritti che oggi fanno tremare tutto l’impianto processuale.

 

Poi sorgono alcune domande: il Papa “che vuole tanto bene a Becciu”,era informato di questa richiesta di esilio in Sardegna? L’ha voluto lui? Inoltre, come mai De Santis e Gauzzi offrono a Becciu dei particolari che sono coperti dal segreto istruttorio? Forse su questo e molto altro ancora non avremo mai delucidazioni.

 

Una deriva preoccupante

Il fine non giustifica affatto i mezzi, questo deve essere chiaro. I mezzi utilizzati, soprattutto il modus operandi, non è ammissibile. Una preoccupazione ora riguarda l’atteggiamento che il Corpo della Gendarmeria sta avendo negli ultimi anni. La Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, e tutti i membri del Collegio Cardinalizio, debbono necessariamente rideterminare i compiti della Gendarmeria Vaticana e ristabilire ordine.

 

angelo becciu papa francesco

Con Domenico Giani, infatti, il Corpo ha preso una piega che non è assolutamente ammissibile. Le persone all’interno dello Stato non sono libere di parlare, muoversi o rapportarsi con altri perchè gli occhi di questi uomini sono sempre su tutti. Dossieraggio, telecamere, intercettazioni illegali e pedinamenti sono all’ordine del giorno. Soggetti che non si fermano neppure di fronte al dolore delle famiglie, basti pensare che Domenico Giani mandava dei gendarmi a presenziare alle manifestazioni di Pietro Orlandi.

 

Persone spietate a cui è stato dato un potere che in realtà non hanno. Il loro compito deve essere quello di servire lo Stato Vaticano e il Papa con il Collegio cardinalizio e tutta la Santa Sede. Negli ultimi anni sembra che questo sia stato dimenticato. Addirittura i gendarmi si sono presi la libertà di entrare nel Palazzo Apostolico, luogo che è a loro assolutamente precluso perchè di competenza della Guardia Svizzera Pontificia. Monitoraggio costante delle telecamere, le quali furono installate per la sicurezza dello Stato e delle persone, non di certo per fare gossip sui porporati e gli ecclesiastici. La vita privata delle persone deve essere tutelata, ancor di più se si parla di Principi della Chiesa.

Cecilia Marogna img

 

Nello Stato della Città del Vaticano da qualche tempo a questa parte i diritti umani fondamentali non sono garantiti: denunce che fanno la muffa nell’ufficio del Promotore di Giustizia, processi strumentali, minacce e leggi ad personam. Questi atti non sono più tollerabili.

 

La vicenda raccontata in aula che vede Becciu minacciato da questi uomini è emblematica e deve far riflettere in particolare i porporati.

angelo becciu
CECILIA MAROGNA

 

CECILIA MAROGNA