TEATRO DI SCONTRO - IL TEATRO GRECO DI SIRACUSA, PER OSPITARE GLI SPETTACOLI, VIENE NASCOSTO DA TAVOLE CHE LO RENDONO INVISIBILE AI TURISTI - IL TESORO GRECO RISCHIA DI SGRETOLARSI. E DOPO LA STAGIONE CLASSICA PARTIRÀ QUELLA DEL ROCK - GIAN ANTONIO STELLA: "PERCHÉ MEGASHOW COME QUESTI NON VANNO A FARLI DA ALTRE PARTI? RISPOSTA FACILE: E CHI PUÒ OFFRIRE AL MONDO UNO SPAZIO PIÙ AFFASCINANTE DEL TEATRO GRECO SPALANCATO VERSO IL MARE DI SIRACUSA?"

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Estratto dell’articolo di Gian Antonio Stella per il “Corriere della Sera”

 

TEATRO GRECO SIRACUSA

E le felci, i rampicanti, i cespugli che affondano le radici in ogni pertugio dei gradoni di morbido calcare del Teatro greco di Siracusa, erosi dal tempo fino a prender sempre più le sembianze d’una informe scogliera? Niente paura, potrebbero ghignare gli spiritosoni: pochi giorni e le erbacce spariranno. […]

 

Passato questo inverno in cui ha goduto della provvisoria libertà di inzupparsi d’acqua stagna ed esser assalito dalle sterpaglie, il teatro tornerà infatti coperto di legno. Così come è stato l’anno scorso, quando fu sepolto sotto i tavolati dal 7 febbraio al 7 ottobre per un totale di 267 giorni. Pari al 76% del 2022. Compresi tutti i mesi buoni. La foto aerea su Google Earth dice tutto: addio romantici gradoni scavati dentro la montagna che scende al mare.

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C’è chi dirà che anche il teatro Olimpico di Vicenza, che ha duemila anni di meno, è di legno. Stupendo. Vero. Ma è giusto impedire ai visitatori che magari vengono da Tokyo o Los Angeles (e in questi mesi non possono vedere il maestoso Castel Eurialo, chiuso perché mancano i custodi) la visita a uno dei teatri antichi più celebri al mondo? Cosa direbbero gli stessi siracusani se dopo aver sognato per una vita di visitare il Teatro di Epidauro lo trovassero incartonato di abete o di castagno?

 

«Mi sembra un delirio», risponde Luciano Canfora, uno dei massimi conoscitori della cultura greca, «mi chiedo se non siamo oltre ogni limite perfino del danno erariale». Una domanda che l’architetto Giuseppe Piatti ha fatto con un esposto anche alla magistratura siracusana. Ricavandone la stima di quanti si oppongono ai megaconcerti nel fragile teatro e gli insulti rovesciatigli addosso da un sacco di siracusani: «Già non abbiamo niente: ci vuoi togliere anche Baglioni?», «E Taormina e Verona? Perché lì i concerti di fanno?».

 

[…]

 

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Capiamoci: che si potesse andare avanti come un tempo, dopo il ritorno del teatro voluto nel 1914 dall’archeologo trentino Paolo Orsi, con gli spettatori seduti sui cuscini e il rischio che questi fossero lasciati lì all’umidità della notte e il giorno dopo avessero sulla pietra effetti abrasivi, era impensabile. E l’uso della copertura in legno posata su sacchi di sabbia, impiegato da qualche anno, è già un passo avanti.

 

Ma, come spiega Lorenzo Lazzarini, tra i massimi esperti di Petrografia applicata, non basta. Anzi: «La pietra ha bisogno di respirare. E non puoi lasciare quella copertura per mesi e mesi. Esposta all’acqua che in questi casi è davvero la peggiore nemica». Il problema, come ha spiegato giorni fa a Marina di Michele de «La Civetta», è che «il teatro è cariato».

 

[…] Pare impossibile ma il primo studio scientificamente avanzato sulle condizioni del sito archeologico sta solo ora per partire. E perfino la rimozione della vegetazione aggrappata ai gradoni, obbligatoria prima di posare il legno, si farà ancora un po’ così... Quanto al restauro vero e proprio, che dovrebbe essere finanziato grazie al Pnrr...

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Il nodo, spiega Antonio Calbi, soprintendente per Siracusa dell’Istituto nazionale del dramma antico «congedato» a ottobre perché «ostile» all’andazzo, è che il teatro in sé non è affatto responsabile del progressivo degrado, a poco a poco, della meravigliosa struttura. La stagione teatrale, curata da Marina Valensise e benedetta nel ‘22 da 140.490 spettatori entusiasti soprattutto dell’ Edipo Re , occupa mediamente otto settimane. Quest’anno, per dire, dall’11 maggio ( Prometeo incatenato ) al 2 luglio ( L’ultima Odissea ) per un totale di 53 giorni. Un quinto del periodo del «teatro di legno».

 

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Al quale vanno aggiunti, ovvio, circa un mese e mezzo per montare quel che vien chiamato l’«attrezzamento» e la metà per smontarlo e portarlo via. Solo che, chiusa quella stagione «colta» che sotto il profilo economico sarebbe perfino in buona salute grazie anche ai finanziamenti statali e regionali nonostante i 500 mila euro di spese per il montaggio/smontaggio, ne partirà un’altra. Quella del rock. Delle serate stracolme di spettatori.

 

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Della musica assordante con le star del momento. Serate che parte del mondo culturale, più legato alla tutela dei beni archeologici messi più volte ad alto rischio in questi ultimi trent’anni siracusani da progetti urbanistici molto spregiudicati, considera un mercimonio a fini elettorali di un sito straordinario riconosciuto dall’Unesco come patrimonio dell’umanità. […] E che in ogni caso chiedono: «Perché megashow come questi non vanno a farli da altre parti?».

 

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Risposta facile facile: e chi può offrire al mondo uno spazio più affascinante del Teatro greco spalancato verso il mare di Siracusa? A che prezzi, poi! Dice il tariffario firmato dall’allora dirigente generale della regione siciliana Romeo Palma che «i teatri antichi» possono chiedere per «spettacoli di alto profilo artistico» da mille a 2 mila euro più il 3% degli incassi e per la «musica leggera di grande richiamo pubblico» da 2 mila a 3 mila euro più una quota dal 3,5% al 4,5%… E dove te li fanno, da altre parti del pianeta, regalini simili?  […]