TIRA UNA BRUTTA ARIA PER LUCIA MORSELLI – LA PROCURA DI TARANTO HA INDAGATO L'EX AD DI ACCIAIERIE D'ITALIA (L'EX ILVA) PER ASSOCIAZIONE A DELINQUERE FINALIZZATA ALL'INQUINAMENTO, AL DISASTRO AMBIENTALE E ALLA TRUFFA AI DANNI DELLO STATO – SOTTO INDAGINE ANCHE ALTRI QUATTRO EX DIRIGENTI DELLA SOCIETA’. INSIEME ALLA MORSELLI, SECONDO L'ACCUSA, AVREBBERO OMESSO DI EFFETTUARE LE MANUTENZIONI SULLE TUBAZIONI DELLA RETE DI DISTRIBUZIONE DEL GAS-COKE, “GENERANDO UN DETERIORAMENTO SIGNIFICATIVO DELL’ARIA DELLA CITTÀ DI TARANTO…” – I FALSI DATI SULLE FALSE QUOTE DI CO2
-Estratto dell’articolo di Domenico Palmiotti per www.ilsole24ore.com
Dall’accusa di truffa allo Stato per le quote di CO2 a quella di associazione a delinquere che oltre alla truffa allo Stato, riguarda altri gravi accuse come l’inquinamento e il disastro ambientale. Fa un deciso salto in avanti l’inchiesta della Procura di Taranto che ha ormai acceso un faro sulla gestione di Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva, nel periodo in cui amministratore delegato era Lucia Morselli.
E con l’ex ad, indagati anche altri, tra ex manager e attuali dipendenti di Acciaierie. Tra i primi, figurano Adolfo Buffo, direttore area Qualità, Alessandro Labile, direttore area Ambiente, e Vincenzo Dimastromatteo, direttore dello stabilimento siderurgico di Taranto, che i commissari dell’amministrazione straordinaria, subentrati a febbraio scorso su decisione del Governo, hanno licenziato. [...]
Morselli e gli altri indagati, secondo il nuovo filone investigativo aperto dal procuratore capo Eugenia Pontassuglia e dai sostituti Mariano Buccoliero e Francesco Ciardo, avrebbero omesso di effettuare le manutenzioni sulle tubazioni della rete di distribuzione del gas-coke presenti nei reparti cokeria e sottoprodotti della fabbrica. Questo, per la Procura, avrebbe generato «una compromissione ed un deterioramento significativo dell’aria della città di Taranto determinando un incremento, significativo e misurabile delle concentrazioni medie annuali, mensili, giornaliere di benzene registrate dalle centraline di monitoraggio di qualità dell’aria e quelle interne allo stabilimento».
Inoltre, secondo la Procura, l’ex gestione di AdI non avrebbe mantenuto in efficienza gli impianti di «pressurizzazione e filtrazione aria a servizio di macchine operatrici e uffici esponendo così i lavoratoti ad elevate concentrazioni di sostanze cancerogene, mutagene, teratogene».
La progressione delle emissioni di benzene, inquinante cancerogeno, sebbene non abbiano mai superato i livelli soglia della legge (5 microgrammi per metro cubo di aria come media mensile), era già stata ripetutamente segnalata da Arpa Puglia e dalle autorità sanitarie (Asl Taranto) negli ultimi due anni.
E di recente Arpa Puglia e Ispra hanno confermato che l’ex Ilva è la principale fonte emissiva del benzene. Mentre le mancate manutenzioni della vecchia gestione AdI hanno procurato, secondo i commissari di Acciaierie, un danno agli impianti valutato in circa un miliardo di euro.
L’ampliamento all’associazione a delinquere e ai reati ambientali nasce dall’inchiesta sulla CO2. «Sono manipolati per poter avere le quote CO2... sono finti... a posta». Così Morselli parlava dei consumi del colosso siderurgico e della grande fabbrica di Taranto, senza sapere che ad ascoltarla c’erano la Guardia di Finanza.
[...] Si ipotizza un raggiro di circa mezzo miliardo. Il sistema si regge su un automatismo premiante: chi consuma meno quote di CO2, ne può ottenere di più l’anno successivo. Ed è proprio in questo complesso sistema di calcolo, ipotizza la Procura, si sarebbe consumato il raggiro contestato ad Acciaierie con la gestione precedente al commissariamento.
I dati del 2022 sarebbero stati alterati e indotto in errore il comitato ministeriale, che, di conseguenza, avrebbe assegnato gratuitamente allo stabilimento di Taranto un ammontare di quote superiore a quello spettante.
Acciaierie d’Italia da un lato avrebbe incamerato un risparmio di spesa sul fronte delle quote utilizzate e quindi da pagare e dall’altro realizzato maggiori ricavi grazie al riconoscimento di quote di CO2 gratuite superiore a quello spettante, danneggiando il meccanismo delle aste pubbliche dello Stato.
La nuova inchiesta della Procura di Taranto, con l’ampliamento dei filoni di indagine, entra nel vivo a 12 anni esatti di distanza (luglio 2012) dell’inchiesta “Ambiente Svenduto” della stessa Procura che portò ad arresti (coinvolta all’epoca la gestione Riva, che era proprietaria e amministratrice della fabbrica siderurgica) e al sequestro degli impianti. Inchiesta sfociata in un processo conclusosi a maggio 2021 in primo grado (Corte d’Assise) con molte condanne e da poco ripreso in secondo grado (Corte d’Assise d’Appello), attualmente sospeso e aggiornato a metà settembre. [...]