TORNA L’INCUBO NELLE RSA – SI RIACCENDONO I FOCOLAI NELLE RESIDENZE PER GLI ANZIANI DOVE IL BILANCIO DELLE VITTIME NELLA PRIMA ONDATA FU TRAGICO - OGGI, RISPETTO AL 2020, CI SONO I VACCINI: GLI ANZIANI CHE SI CONTAGIANO IN POCHI CASI SVILUPPANO UNA MALATTIA GRAVE CHE LI PORTA AL DECESSO, MA L’IMPENNATA DI CASI FA PENSARE A COME IN QUESTE PERSONE INIZI A DECADERE L’IMMUNITÀ. UNA SITUAZIONE ALIMENTATA ANCHE DAGLI OPERATORI NO VAX E DALLA DIFFICOLTÀ A SPOSTARLI DI MANSIONE. IL GERIATRA BERNABEI: “SERVE LA TERZA DOSE…”
-Mauro Evangelisti per “Il Messaggero”
Si stanno riaccendendo i focolai nelle Rsa, le residenze per anziani dove il bilancio delle vittime, nella prima fase della pandemia del coronavirus, fu drammatico. Gli ospiti di queste strutture e gli operatori furono tra i primi ad essere vaccinati, ad inizio del 2021, e l'emergenza sembrava superata. Nelle ultime settimane si stanno susseguendo le segnalazioni di centinaia di contagi nelle case di riposo o nelle Rsa. Siamo tornati all'incubo del 2020?
DIFFERENZE No. Molte Regioni stanno segnalando che i vaccini stanno fermando con meno efficacia l'infezione nelle Rsa, ma stanno dando risultati ancora ottimi sul fronte del contrasto della malattia grave. Lo stesso numero di positivi tra gli anziani, a inizio pandemia, avrebbe causato una strage, oggi il quadro è molto differente. Il professor Roberto Bernabei ha seguito fin dall'inizio l'evoluzione della pandemia visto che è stato componente del Cts, è medico personale di Papa Francesco, docente di Medicina Interna e geriatria dell'Università Cattolica e direttore del Dipartimento Scienze dell'invecchiamento del Policlinico Gemelli di Roma.
Osserva: «Un graduale decadimento dell'immunità dopo un certo periodo, nei soggetti più fragili come gli ospiti delle Rsa, è plausibile. Per questo appare di buon senso somministrare la terza dose a queste persone. Detto ciò, bisogna valutare con attenzione i dati sul numero di infezioni, ma non si può sottovalutare il fatto che i vaccini stanno proteggendo dalle conseguenze più gravi».
In questo tipo di strutture c'è un problema aggiuntivo: la percentuale di operatori no-vax non è bassa e questo sta causando molti guai, perché in caso di sospensione è complicato garantire l'assistenza degli ospiti, tanto che nella Provincia autonoma di Trento hanno istituito un tavolo tecnico per capire come intervenire.
I CASI Nelle varie Rsa dove si sono sviluppati i focolai, inoltre, non tutti gli ospiti erano vaccinati e questo è un elemento che complica ulteriormente l'analisi della situazione. Nelle ultime settimane sono stati almeno dieci le residenze per anziani in cui è tornato a circolare con forza il virus. In Calabria, in una Rsa a Longobardi, in provincia di Cosenza, è stato segnalato il focolaio più grave: inizialmente erano 49 i contagiati (13 operatori e 36 ospiti), nelle ultime ore se ne è aggiunto un altro, per un totale di 50 positivi.
Nonostante l'età dei contagiati (tra i 75 e i 90 anni) non ci sono molti casi gravi, a dimostrazione dell'importanza della protezione dei vaccini, visto che nella prima fase della pandemia uno scenario di questo tipo avrebbe portato a un numero elevato di decessi. Ieri però la Calabria ha segnalato 2 decessi, avvenuti il 25 e il 26 agosto, all'interno di Rsa. A Canosa, in provincia di Barletta-Andria-Trani, due settimane fa in una Rsa sono stati trovati 23 positivi, tra questi 20 ospiti. Tre anziani, che avevano patologie pregresse, sono deceduti.
«Se gli ospiti di quella struttura non fossero stati vaccinati così come accaduto nella prima ondata del Covid i decessi non sarebbero stati tre, ma molti di più» ha osservato il commissario straordinario della Asl di Barletta-Andria-Trani, Alessandro Delle Donne. Tra i casi emblematici, quello in Liguria, sempre due settimane fa, in una Rsa di Tigullio, in provincia di Genova: sei ospiti sono risultati positivi, solo uno aveva rifiutato il vaccino e, secondo quanto comunicato dall'azienda sanitaria, è l'unico che ha avuto conseguenze gravi ed è stato ricoverato in terapia intensiva. In totale, comprendendo un'altra Rsa ligure, i positivi in questo tipo di strutture sono stati 22.
Le segnalazioni però riguardano tutta Italia, è evidente che qualcosa sta succedendo: focolai in una casa di riposo di Sarsina, in provincia di Forlì-Cesena, in strutture per anziani in Sicilia, in Toscana, in Veneto e in Campania, solo per citare alcuni esempi, per un totale di almeno 300 positivi. Secondo il professor Bernabei «è di buon senso pensare a una dose di rinforzo perché comunque parliamo di persone fragili, con una immunità di partenza modesta».