Claudio Bozza per il “Corriere della Sera”
Ventimila euro (con scuse). Tanti ne pagherà Piero Pelù al concittadino Matteo Renzi, che aveva appellato come «il non eletto e boy scout di Licio Gelli», al concerto del Primo maggio a Roma, nel 2014. L'allora premier, da poco a Palazzo Chigi, lasciò correre. Ma il nome dell'ex frontman dei Litfiba finì in una sorta di lista nera sulla quale Renzi ha progressivamente appuntato, con il supporto di un team di avvocati, i nomi di tutti coloro dai quali si è sentito diffamato durante la sua attività politica.
MATTEO RENZI SINDACO DI FIRENZE
Così, svestiti i panni di premier e varata la scissione dal Pd, in veste di senatore semplice di Italia viva, Renzi ha fatto scattare una raffica di querele, in sede penale e civile, ciascuna delle quali accompagnata da ingenti richieste danni. E nel mirino è finito anche Pietro Pelù (detto Piero), fresco del quinto posto a Sanremo con Gigante . Ma proprio poco tempo prima di salire sul palco dell'Ariston, il rocker ha firmato a Firenze un accordo (legato a vincolo di riservatezza) con il quale risarcisce Renzi con 20 mila euro, a fronte di una richiesta assai più alta.
I due sono distanti anni luce: in comune hanno solo l' essersi diplomati nei due licei classici più quotati di Firenze. Poi Renzi si è laureato in Giurisprudenza per imboccare la via della politica, mentre Pelù si è dato al rock. La rottura, insanabile, arriva quando Renzi viene eletto sindaco di Firenze e non conferma Pelù alla guida dell' Estate fiorentina. Da lì in poi è un crescendo, fino alle foto pubblicate dal rocker sui social mentre mostra un rotolo di carta igienica con la faccia di Renzi.