TRE PERSONE SONO INDAGATE PER LA MORTE DI LIAM PAYNE, L'EX CANTANTE DEGLI "ONE DIRECTION" MORTO DOPO ESSER PRECIPITATO DALLA CAMERA DI UN HOTEL DI BUENOS AIRES: SI TRATTA DI UN AMICO DEL 30ENNE, UN DIPENDENTE DELL'ALBERGO E UNO SPACCIATORE, ACCUSATI DI "ABBANDONO DI PERSONA SEGUITO DA MORTE E SPACCIO DI DROGA" - GLI ESAMI TOSSICOLOGICI HANNO RIVELATO CHE "NELLE 72 ORE PRECEDENTI ALLA SUA MORTE AVEVA USATO ALCOL, COCAINA E UN ANTIDEPRESSIVO" - GLI INVESTIGATORI ESCLUDONO CHE IL MUSICISTA SI SIA GETTATO DALLA FINESTRA VOLONTARIAMENTE VISTO CHE…
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(ANSA) - Sono tre gli indagati dalla giustizia argentina per la morte dell'ex cantante britannico degli One Direction Liam Payne, deceduto lo scorso 16 ottobre dopo una caduta dal terzo piano di un hotel di Buenos Aires. Accusati di "abbandono di persona seguito da morte e spaccio di droga" per i tre è già stato chiesto l'arresto.
Nella ricostruzione presentata della procura di Buenos Aires a conclusione delle indagini preliminari, il primo degli imputati è descritto come la persona che "accompagnava quotidianamente l'artista" durante la sua permanenza a Buenos Aires, il secondo è un impiegato dell'hotel dove è avvenuta la morte e il terzo sarebbe "il fornitore di narcotici" del cantante.
La svolta nell'inchiesta è arrivata al termine di un'ampia indagine in cui sono stati sentiti decine di testimoni, analizzate oltre 800 ore di riprese delle telecamere dell'hotel e delle strade della città e verificato il contenuto del cellulare di Payne. Determinanti anche i referti medico legali. La procura ha riferito che i risultati degli studi tossicologici hanno rivelato che "nelle 72 ore precedenti alla sua morte Payne aveva usato alcol, cocaina e un antidepressivo". La conclusione è stata che "tutte le lesioni di Payne sono compatibili con quelle provocate da una caduta dall'alto" escludendo "atti di autolesionismo e l'intervento di terzi".
Confermate inoltre le prime analisi secondo cui il musicista non ha adottato una postura riflessa per proteggersi nella caduta, motivo per cui si ritiene che "poteva trovarsi in uno stato di semi o totale incoscienza" il che esclude un "atto cosciente o volontario" poiché "nello stato in cui si trovava, non sapeva quello che faceva né poteva capirlo".