TREGUA IMPOSSIBILE – BIDEN CONTINUA A PRESSARE ISRAELE PER IL CESSATE IL FUOCO ENTRO DOMENICA, INIZIO DEL RAMADAN. E LANCIA UN'ALTRA BORDATA A NETANYAHU: “NON CI SONO SCUSE PER BLOCCARE GLI AIUTI UMANITARI A GAZA” – HAMAS MANDA A DIRE ALLA CASA BIANCA CHE, ANCOR PIÙ IMPORTANTE DELL'INVIO DI CONVOGLI UMANITARI NELLA STRISCIA, È “FERMARE LA FORNITURA DI ARMI A ISRAELE” – AL CAIRO È STALLO NELLE TRATTATIVE. MENTRE GANTZ, DOPO WASHINGTON, È VOLATO A LONDRA...
-Estratto dell’articolo di Fabiana Magrì per “La Stampa”
La chiave per sbloccare un accordo è nelle mani della fazione palestinese e «spetta ad Hamas» la decisione di raggiungere un cessate il fuoco. L'ha detto il presidente degli Stati Uniti Joe Biden alla stampa mentre si recava da Camp David alla Casa Bianca. L'ha affermato anche il segretario di Stato Antony Blinken al fianco del primo ministro del Qatar Muhammad Abd al-Rahman Al Thani a Washington. E Israele lo sottoscrive. […]
È speculare la risposta del gruppo islamista, che si scuote di dosso la responsabilità e rispedisce al mittente le dichiarazioni. Per il capo delle relazioni politiche e internazionali Bassem Naim, Hamas ha presentato la sua proposta ai mediatori e sta aspettando riscontro. Se gli Stati Uniti sono seriamente intenzionati a raggiungere un cessate il fuoco prima dell'inizio del mese sacro del Ramadan, ha replicato Naim, che esercitino maggiori pressioni su Israele, perché la soluzione è «nelle loro mani».
Che il disastro del convoglio umanitario a Gaza giovedì scorso, con la morte e l'uccisione di più di cento palestinesi, sia stato un punto di svolta per l'amministrazione Biden si capisce dalla pressione sempre più ineludibile sul tema degli aiuti nella Striscia. [...]
Al Thani e Blinken, hanno anche invitato Israele «a massimizzare ogni mezzo possibile» per aumentare gli aiuti a Gaza, dove la situazione per i civili è «inaccettabile e insostenibile». Il capo degli esteri Usa ha posto la questione direttamente al ministro del gabinetto di guerra israeliano Benny Gantz, nel corso della sua missione negli Stati Uniti.
Già nei precedenti incontri, quelli con la vicepresidente Kamala Harris e con il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, Gantz aveva ricevuto aspre critiche e si era sentito porre domande scomode sulla crisi umanitaria nell'enclave, oltre che sulla strategia di guerra di Israele.
L'ha postato sulla piattaforma X anche il presidente Biden, che gli Usa non si arrendono e non resteranno a guardare chi nell'enclave costiera ha disperatamente bisogno. L'ha poi ripetuto alla stampa a Camp David: «Non ci sono scuse per Israele per bloccare agli aiuti umanitari a Gaza». Ma il portavoce governativo Avi Hyman ripete quotidianamente che non ci sono limitazioni sulla quantità di aiuti che possono entrare dai valichi meridionali nella Striscia.
Mentre in una conferenza stampa a Beirut un altro funzionario di Hamas, Osama Hamdan, ha mandato a dire alla Casa Bianca che ancor più importante dell'invio di convogli umanitari nella Striscia è «fermare la fornitura di armi a Israele», ricordando che la via dei negoziati non resterà aperta indefinitamente. Nessuno vuole recidere il filo a cui sono appesi i negoziati ma le due controparti nemiche non sembrano intenzionate a mostrare ulteriori concessioni.
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La delegazione palestinese è al Cairo da tre giorni e si propone di restarvi. Fonti israeliane citate dal sito in ebraico Walla! sostengono che la squadra negoziale chiederà al governo Netanyahu un ampliamento del mandato per tentare di uscire dallo stallo. Un funzionario ha aggiunto che i negoziatori israeliani ritengono che Hamas abbia esaurito la sua flessibilità rispetto alla bozza di accordo di Parigi. «Sarà molto pericoloso se non ci sarà la tregua a Gaza entro il Ramadan», mette in guardia il presidente Usa, Joe Biden.
La missione di Gantz, che dopo gli Usa è volato a Londra per incontrare il ministro degli Esteri britannico David Cameron, è percepita dagli attivisti dell'opposizione in patria come una prova generale da futuro premier. Il leader centrista sta tentando di rassicurare gli alleati, con i quali ha condiviso la sua visione «un'amministrazione internazionale» per supervisionare lo sforzo umanitario «in coordinamento con i Paesi della regione e come parte dei più ampi sforzi di normalizzazione».