IL TRIANGOLO AMOROSO DIETRO LA MORTE DI NADA CELLA - LA GIOVANNA SEGRETARIA FU AMMAZZATA IN UFFICIO A CHIAVARI NEL 1996: TRA GLI INDAGATI NEL CASO RIAPERTO C’È ANNALUCIA CECERE, CHE SI ERA INVAGHITA DEL COMMERCIALISTA MARCO SORACCO, IL QUALE A SUA VOLTA ERA INNAMORATO DI NADA - DUE TESTIMONI VIDERO LA CECERE USCIRE DAL PORTONE CON UNO “SGUARDO SPAURITO” E UNA MANO SPORCA DI SANGUE, FORSE ADDIRITTURA FASCIATA…

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Vittoria Speranza per “Giallo

 

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“Abbiamo fiducia nella giustizia e speriamo che finalmente la verità su mia figlia Nada venga a galla". Sono le prime parole che Silvana Smaniotto ha pronunciato quando ha saputo che la Procura di Genova ha indagato una donna per l'omicidio di sua figlia, Nada Cella, 25 anni.

 

La morte della giovane segretaria avvenne a Chiavari nel 1996. Fu trovata cadavere nell'ufficio dove lavorava. Un delitto che per 25 anni è rimasto avvolto nel mistero. Ora la svolta. La donna che risulta indagata è Annalucia Cecere, 53 anni, ex insegnante che nel 2017 è stata destituita per motivi disciplinari. All'epoca dei fatti aveva 28 anni.

 

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Con lei sono indagati anche l'ex datore di lavoro della vittima, il commercialista Marco Soracco, 60 anni, nel cui studio fu uccisa Nada, e la sua anziana madre Teresa Bucchioni, 89. Figlio e madre sono accusati di false dichiarazioni al pubblico ministero. Non avrebbero cioè detto tutto quello che sapevano.

 

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I tre hanno ricevuto un avviso di garanzia. La Procura ha già affidato l'incarico di eseguire gli esami sui reperti di Dna trovati sulla scena del delitto al genetista Emiliano Giardina, lo stesso che si occupò del caso Yara. Altri accertamenti saranno eseguiti dalla polizia scientifica.

 

Come si è arrivati a questa svolta inaspettata? Le indagini sono state riaperte grazie alla tenacia della criminologa Antonella Pesce (che ha iniziato a studiare il caso nel 2017 mentre frequentava un corso), incaricata dalla famiglia di Nada insieme l'avvocata Sabrina Franzone. La Pesce ha preso in mano il fascicolo relativo all'omicidio raccogliendo spunti investigativi che erano stati sottovalutati all'epoca dei fatti.

 

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Secondo i primi accertamenti svolti dalla squadra mobile - guidata dal primo dirigente Stefano Signoretti, coordinati dal procuratore capo facente funzioni Francesco Pinto e dal sostituto Gabriella Dotto, dietro al delitto ci sarebbe un movente passionale. Annalucia Cecere, l'indagata, si era invaghita del commercialista Marco Soracco, il quale a sua volta era innamorato della sua segretaria, Nada.

 

Annalucia non tollerava quella relazione e questo avrebbe scatenato la sua reazione. Ma perché è indagato anche il commercialista, cioè l'oggetto amoroso del contendere? Gli inquirenti ritengono che la mattina dell'omicidio l'uomo avrebbe visto la presunta assassina uscire dal suo ufficio, ma l'avrebbe coperta non riferendo questa circostanza agli investigatori.

 

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Per la verità la Cecere era già stata indagata 15 giorni dopo il delitto. Anche se il suo presunto coinvolgimento venne tenuto nascosto alla stampa. Due testimoni riferirono di averla vista uscire dal portone negli orari in cui era avvenuto il delitto. Aveva uno «sguardo spaurito» e una mano sporca di sangue, forse addirittura fasciata.

 

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Si fece avanti una vicina di casa della Cecere. Ai carabinieri raccontò che la mattina dell'omicidio la sospettata, contrariamente alle sue abitudini, era uscita di casa molto presto. Subito dopo il delitto gli investigatori si recarono in casa della Cecere e furono colpiti da alcuni bottoni, con- servati in un cassetto. La particolarità è che quei bottoni, di una giacca femminile, erano uguali a un bottone rinvenuto sotto il corpo della segretaria. Nonostante tutto ciò, l'allora procuratore capo archiviò la posizione della donna. Oggi, seppure con 25 anni di ritardo, questa storia sembra avviarsi verso una svolta.

 

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Annalucia, che nel frattempo si è trasferita in Piemonte, aveva conosciuto il commercialista in una discoteca di Chiavari. Anche le cronache del tempo ipotizzarono che tra i due vi fosse una relazione.

 

Negli atti compaiono alcune telefonate sospette che sembrano dimostrare come l'attuale indagata fosse in parte a conoscenza dell'attività investigativa. Il giorno prima che gli investigatori effettuassero una perquisizione a casa sua, la Cecere contattò diversi avvocati e chiese nomi di legali ai suoi amici. Sembrava quasi conoscesse in anticipo le mosse degli inquirenti.

 

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Per gli investigatori, inoltre, nella Curia di Chiavari c'era chi conosceva dettagli importanti sull'assassinio di Nada, tanto che nel corso delle nuove indagini sono stati sentiti una decina di sacerdoti.

 

Ma per meglio capire questa vicenda raccontiamola daccapo. Nada Cella, segretaria nello studio di Marco Soracco a Chiavari, viene trovata agonizzante nell'ufficio dal suo datore di lavoro il 6 maggio 1996.

 

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Figlia unica di Bruno e Silvana, è descritta da tutti come una brava ragazza. Il commercialista Soracco l'ha assunta da tempo, ma la segretaria non ha stima di lui e non vede l'ora di andarsene. La madre e la zia di Soracco, più volte, le fanno capire che il commercialista potrebbe essere l'uomo giusto per lei. Ma Nada, come racconta ad amici e familiari, non ne vuole sapere. Quel maledetto giorno è un lunedì.

 

Alla mattina Nada, dopo aver accompagnato la mamma, che fa la bidella, a scuola, e inforcato la sua bicicletta, va ad aprire lo studio. Apre la porta, accende le luci e sistema qualche carta. Alle 9 citofona una persona. La segretaria pensa sia un cliente. Si sbaglia: ha appena aperto la porta al suo assassino.

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Forse Nada lo conosce e, infastidita per la sua presenza, gli volta le spalle e va verso il telefono, probabilmente per chiamare il 112. Il killer si muove con sicurezza: percorre il corridoio e va diretto all'ultima stanza a destra. Qui Nada viene tramortita da un pugno al volto. Ma è solo l'inizio della sua agonia.

 

Il killer impugna un oggetto massiccio e appuntito e la colpisce 15 volte alla testa e al pube. L'arma del delitto non verrà più ritrovata. Sono le 9.01 quando una condomina, che abita al piano di sotto, sente un forte tonfo. Forse era Nada che stramazzava al suolo. I soccorsi arrivano e la trovano ancora viva, ma agonizzante. C'è sangue ovunque.

 

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La polizia viene avvertita dallo stesso Soracco, che abita al piano di sopra con la madre: «La mia segretaria si è sentita male ed è caduta», dice il commercialista al centralino del 112. Ma i problemi cominciano subito. La scena del crimine viene inquinata. I soccorritori, nel tentativo di salvare la vittima, che morirà appena giunta in ospedale, toccano e spostano gli oggetti e i mobili presenti nella stanza del delitto.

 

Poi il via vai di persone rende difficile isolare elementi utili per le indagini. Anche perché 25 anni fa le tecniche non erano avanzate come oggi. Addirittura la madre e la zia del commercialista ripuliscono l'intero appartamento dalle tracce di sangue. Viene però rinvenuto sul pavimento un bottone, forse di un cardigan femminile.

 

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Non è mai stato accertato a chi appartenesse. Probabilmente all'assassina. Una cliente riferisce, dopo l'omicidio, che alle 9 aveva telefonato allo studio. In quei momenti l'assassino stava ammazzando Nada o l'aveva appena uccisa. La cliente aveva chiamato tre volte.

 

La prima volta aveva risposto una voce femminile che le aveva detto di aver sbagliato numero. La seconda volta la stessa voce le aveva detto che il numero era errato e, infine, aveva risposto il commercialista dicendo che la segretaria si era sentita male e invitandola a richiamare più tardi.

 

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La Procura brancola nel buio. Partono le indagini e, come detto, ci sono dei sospettati ma non vengono subito intercettati i loro telefoni. Per banali cavilli giuridici non si procede neppure al prelievo del Dna. Vengono indagati il commercialista e sua madre. Ma non ci sono elementi a loro carico e vengono scagionati. In questo caos le indagini vanno nella direzione più scontata. I sospetti ricadono su un'inquilina del palazzo, affetta da disturbi psichici. La pista non trova conferme.

 

Bruno Cella, papà di Nada, muore di crepacuore nel '99, mentre si sta recando al cimitero dalla sua amata figlia senza ancora conoscere la verità. Nel 2005 un altro capitolo, partendo dai diari della ragazza. Le indagini ripartono e la Procura indaga due operai, già coinvolti in un giro di sfruttamento della prostituzione. Anche questa pista non porta a nulla.

 

L'ultimo spiraglio per conoscere la verità e restituire giustizia a Nada e alla sua mamma arriva dall'isolamento di alcune tracce biologiche. Si tratta di Dna che è stato fatto analizzare nei laboratori scientifici di Milano, Roma e persino negli Stati Uniti dall'Fbi. In quel Dna, finalmente, c'è forse la chiave di questo misterioso omicidio che aspetta una risposta da 25 anni.