R.I. per “il Messaggero”
Svolta nelle indagini sul delitto di Laura Ziliani. Mirto Milani ha confessato l'omicidio dell'ex vigilessa di Temù, in provincia di Brescia, avvenuto l'8 maggio di un anno fa. Lo ha fatto nel corso di un lungo interrogatorio in carcere che lo stesso ha chiesto dopo la chiusura delle indagini da parte della Procura. Milani, fidanzato della primogenita di Laura Ziliani, è in carcere dal 24 settembre scorso così come Paola e Silvia Zani, due delle tre figlie della vittima. Anche loro hanno chiesto l'interrogatorio.
LA RICOSTRUZIONE
Il corpo della donna era stato rinvenuto l'8 agosto da un bambino che passeggiava lungo la riva del fiume Oglio. Il corpo, in stato di decomposizione e non riconoscibile in volto, indossava solo una canottiera e degli slip, in contrasto con quanto affermato in precedenza dai tre indagati. Una ciste presente sul piede destro e degli orecchini di oro giallo avevano fatto sospettare gli inquirenti che si trattasse proprio della donna scomparsa.
MIRTO MILANI, IL FIDANZATO DELLA FIGLIA MAGGIORE DI LAURA ZILIANI
L'analisi del dna ha poi fornito la conferma definitiva. L'autopsia ha rilevato lesioni interne e l'esame tossicologico ha mostrato la presenza di bromazepam nel corpo della vigilessa, che sarebbe stata avvelenata con una tisana.
LE INDAGINI
Dalle indagini sono successivamente emerse numerose anomalie proprio nel racconto fornito dai tre arrestati, «inducendo i carabinieri e la Procura a ritenere poco credibile la versione dell'infortunio o del malore in montagna» da parte della donna. In realtà, secondo la procura, l'omicidio è stato il «frutto di una lunga premeditazione e di un piano criminoso che ha consentito loro di celare per lungo tempo la morte e di depistare le indagini».
una delle figlie di laura ziliani
Secondo gli inquirenti il movente era di natura economica: «I tre indagati avevano un chiaro interesse a sostituirsi a Laura Ziliani nell'amministrazione di un vasto patrimonio immobiliare al fine di risolvere i rispettivi problemi economici».
Tanto è vero che un'intercettazione telefonica documentava come le sorelle Silvia e Paola, a venti giorni di distanza dalla scomparsa della madre in circostanze misteriose, già si congratulavano l'un l'altra per i soldi che di lì a breve avrebbero incassato, «riuscendo a dare un anticipo per una nuova vettura e probabilmente e anche ad andare in vacanza». Nell'intercettazione del 26 maggio scorso, la più grande dice alla sorella: «...già soltanto con quella paghiamo l'anticipo per un'auto nuova».
E aggiunge: «quella settimana li poi scappiamo...che possiamo praticamente andare in vacanza». L'intercettazione, per gli inquirenti, dimostra «l'assenza di qualsivoglia turbamento circa le sorti della madre», la loro «unica preoccupazione sembrava rivolta agli aspetti economici della vicenda».
LE RICERCHE ONLINE
I tre, sempre secondo l'accusa, durante la pianificazione dell'uccisione avrebbero consultati dei siti online per raccogliere informazioni su come procedere nell'omicidio.
Secondo gli inquirenti «nel corso di una conversazione registrata il 7 febbraio tra Paola Zani ed un'amica, la prima, interrogata dalla conoscente circa quello che sarebbe potuto uscire dai computer sequestrati presso la loro abitazione, si mostrava preoccupata in quanto su un canale di crime Mirto ha fatto ricerche su come uccidere la gente, piante velenose, crimini perfetti, serial killer, torture. Asserendo che anche la sorella Silvia e lei stessa risultavano iscritte ad un canale di Youtube denominato troucrime a dire della stessa indagata avente contenuto informativo»
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