TUTTE LE STRADE PORTANO IN CALABRIA (E ALLA 'NDRANGHETA) – MATTEO MESSINA DENARO AVREBBE VISSUTO ALCUNI ANNI TRA LAMEZIA TERME E COSENZA: SI NASCONDEVA IN CASOLARI FATISCENTI E SI SPOSTAVA CONTINUAMENTE PER NON ESSERE PRESO – UNA LATITANZA FAVORITA DALLE ‘NDRINE LOCALI CON CUI HA FATTO DIVERSI AFFARI: DAL TRAFFICO DI DROGA, ALLA COSTRUZIONE DI UN VILLAGGIO TURISTICO FINO AGLI IMPIANTI EOLICI…
-Estratto dell'articolo di Lara Sirignano per www.corriere.it
Decine di lettere per ricucire un rapporto interrotto anni fa, quando Lorenza Alagna decise di lasciare la casa e la difficile famiglia paterna e andare a vivere a Londra. Un affronto mai perdonato dal padre naturale, il boss Matteo Messina Denaro che, da allora, con la figlia non ha più voluto avere a che fare. Ma l’arresto del padrino ha cambiato tutto. E la ragazza, nel frattempo tornata in Sicilia e diventata mamma, dopo la sua cattura l’ha cercato più volte. Gli ha scritto lunghe missive alle quali il boss ha risposto, poi l’ha voluto incontrare nel carcere de L’Aquila.
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è ormai sicuro che Matteo Messina Denaro, prima di trasferirsi a Campobello di Mazara, il paese a otto chilometri da Castelvetrano in cui ha passato gli ultimi anni, abbia vissuto in Calabria. Gli anni calabresi, però, sarebbero assai diversi da quelli trascorsi, negli agi, in provincia di Trapani, dove il padrino è riuscito, pur sotto falso nome, a vivere un’esistenza quasi normale. E piuttosto ricorderebbero le difficili latitanze di capimafia storici come Bernardo Provenzano, costretto a nascondersi in fatiscenti casolari di campagna e a spostarsi continuamente.
Protetto dalle ‘ndrine locali, Messina Denaro, dunque, ha trovato rifugio tra Lamezia Terme e Cosenza, territori in cui avrebbe realizzato anche diversi affari: da quello dei traffici di droga in cui i clan locali hanno ormai conquistato un ruolo di primo piano, a progetti di realizzazione di un villaggio turistico e di impianti eolici, business sul quale Messina Denaro, attraverso l'imprenditore Vito Nicastri, avrebbe investito anche in Sicilia. Della esistenza calabrese del capomafia, che, secondo gli investigatori, avrebbe vissuto anche lunghi periodi all’estero, parlavano d’altronde anche i suoi.
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