TUTTI A CASA! 5MILA DETENUTI INDOSSERANNO IL BRACCIALETTO ELETTRONICO E SARANNO TRASFERITI AI DOMICILIARI PER ALLEGGERIRE LE CARCERI DURANTE L’EMERGENZA CORONAVIRUS – PER ORA I DISPOSITIVI DISPONIBILI SONO 920, POI SI VEDRÀ – LE RIVOLTE DEI DETENUTI, IL TIMORE DEI CONTAGI NELLE CELLE SOVRAFFOLLATE E LA BUROCRAZIA CHE BLOCCA GLI APPALTI
-MILANO, IL CARCERE DI SAN VITTORE DATO ALLE FIAMME DAI DETENUTI
MODENA, RIVOLTA NEL CARCERE
FOGGIA, DETENUTI EVADONO DAL CARCERE
Claudia Osmetti per “Libero quotidiano”
L'annuncio è importante, anche se va ridimensionato. Il Dap, il dipartimento dell' amministrazione penitenziaria, ha firmato, d' intesa con il capo della Polizia, il provvedimento attuativo del decreto "Cura Italia" fissando in 5mila unità il numero dei braccialetti elettronici che potranno alleggerire l' emergenza coronavirus in carcere. Cioè che potranno garantire ai detenuti il trasferimento agli arresti domiciliari, che sempre arresti sono ma (almeno) ci si risparmia il sovraffollamento.
Però tocca specificare: di quei 5mila dispositivi, solo 920 sono effettivamente disponibili da venerdì scorso, data del documento. Nel quale si legge, tra l' altro, che il testo "dovrà essere periodicamente aggiornato in relazione all' eventuale disponibilità di ulteriori strumenti di controllo". L' epopea dei braccialetti elettronici, in Italia, si trascina da anni.
Adesso, con la grave crisi sanitaria, qualcosa si muove.
In carcere, Covid-19 spaventa due volte. E mica solo i carcerati. Pure i secondini e gli agenti di sicurezza. D' altro canto, negli ultimi due decenni l' Italia ha speso più di 173 milioni di euro per le cavigliere elettroniche, peccato che si sia riusciti ad attivarne circa 2mila. Soldi buttati alle ortiche, e fosse solo quello. «La vera colpevolezza è che, nel frattempo, per anni, tantissimi detenuti non sono potuti uscire dal carcere nonostante ne avessero diritto perchè mancavano i braccialetti», commenta Rita Bernardini del Partito radicale. Il giudice di turno condizionava i domiciliari al dispositivo e tanti saluti.
A trovarne uno libero. Adesso ci sono, almeno sulla carta. Eppure le situazioni controcorrente non mancano.
«Ieri un ragazzo che era ai domiciliari si è sentito la febbre - racconta Bernardini, che da sempre si occupa di queste questioni, - ha informato il commissariato che lo segue ed è andato in farmacia per prendersi un medicinale. Lo hanno fermato e lo hanno portato in carcere». Il mondo all' incontrario. Ventisette rivolte in altrettanti penitenziari dello Stivale, tredici morti e diciassette detenuti (al momento) risultati positivi a Covid19. La fotografia è questa. Poi di mezzo ci si sono messe la politica (guai a parlare di "svuotacarceri", un' eresia) e la burocrazia (il colosso Fastweb ha vinto, a fine 2018, una gara d' appalto per la produzione di 1.200 braccialetti: ma servono due collaudi, e fatto il primo manca il secondo).
Risultato: con l' emergenza si fanno i pure i miracoli. «La questione è molto complessa» chiarisce Alessio Scandurra, coordinatore dell' osservatorio Antigone, l' associazione che monitora il mondo carcerario. «C' è chi parla di 40mila casi, ma penso si tratti di 40mila allacciamenti. Al momento non ci sono né le forze né le possibilità per soddisfare questi numeri». Per "allacciamento" Scandurra intende il singolo utilizzo: i dispositivi elettronici saranno utilizzati principalmente per quei detenuti che devono scontare una pena fino a 18 mesi, trascorso quel periodo si passa a un altro e via così. «Poi c' è un ulteriore aspetto, e cioè il fatto che il braccialetto elettronico ha bisogno di un sistema a monte che va collaudato e monitorato.
Non è un semplice gps. Serve personale specializzato che lo sappia maneggiare, per esempio». Come a dire: in teoria è facile, in pratica un po' meno.
«A oggi nelle carceri italiane ci sono circa 3mila persone in meno - chiosa Scandurra, - ma il grosso di questo calo è dovuto all' attività dei magistrati di sorveglianza che ha fatto uscire i detenuti con una pena inferiore ai 6 mesi e quelli con problemi di salute».