TUTTI I NUMERI DEL DISASTRO - IN EMILIA ROMAGNA SONO CIRCA CENTO I COMUNI COLPITI DALL’ALLUVIONE: OLTRE 36MILA PERSONE SONO STATE COSTRETTE A LASCIARE LE LORO CASE. LE STRADE CHIUSE SONO CIRCA 500, MENTRE SONO 305 LE FRANE CENSITE. GLI ALLAGAMENTI SONO IMPOSSIBILI DA CONTARE, LE VITTIME SONO 14 - GIORGIA MELONI MOLLA IL G7 PER ESSERE NELLE PROSSIME ORE IN EMILIA: “LA MIA COSCIENZA MI IMPONE DI TORNARE” - A RAVENNA SCATTA L’OK PER ALLAGARE I CAMPI PER SALVARE LA CITTÀ: LA “DIGA” COSTRUITA IN 31 ORE E… VIDEO
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1. ALLUVIONE IN EMILIA-ROMAGNA, 36MILA GLI EVACUATI. MELONI ATTESA NELLA REGIONE
Da www.ansa.it
I numeri in Emilia-Romagna sono spaventosi: circa cento i Comuni coinvolti, il triplo rispetto al terremoto del 2012; oltre 36mila persone costrette a lasciare la propria casa e trovare alloggio o da amici e parenti o nei centri d'accoglienza.
E nelle prossime ore nelle aree colpite dall'alluvione arriverà la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha deciso di anticipare il suo rientro dal Giappone dove era impegnata nel G7.
Le strade chiuse sono circa 500, mentre sono 305 le frane censite.
Gli allagamenti sono diventati quasi impossibili da contare. Praticamente tutta l'area che va da Bologna al mare è stata colpita: metà, quella in pianura, e finita sott'acqua, l'altra metà, quella in collina e montagna, è funestata dalle frane. L'allerta rossa rimane attiva anche per domenica: dovrebbe essere l'ultimo giorno di pioggia e dal pomeriggio è atteso il sole. Le piene dei fiumi sono in esaurimento, ma rimane altissimo il rischio di frane.
Sono 14 le vittime. E nella tarda mattinata si è sfiorata una nuova tragedia: un elicottero privato che volava per conto dell'Enel per cercare di risolvere la situazione delle migliaia di persone che sono ancora senza corrente elettrica e che stava tentando un atterraggio di emergenza, è caduto a Belricetto di Lugo, in provincia di Ravenna. Si è temuto il peggio, ma non ci sono state vittime: quattro persone sono rimaste ferite, portate via in eliambulanza
2. L’ACQUA GONFIA I CANALI L’ORDINE: SALVARE RAVENNA
Estratto dell’articolo di Giusi Fasano per il “Corriere della Sera”
La chiamata è arrivata dalla prefettura. «Ci darebbe il permesso di allagare i suoi campi?». Non c’è stato bisogno di aggiungere altro. Fabrizio Galavotti ha capito e risposto al volo: «Fate quello che dovete fare, speriamo serva a qualcosa...». Era paradossale. I 200 ettari della sua «Cab Terra», una cooperativa agricola braccianti alle porte di Ravenna, erano fra i pochi risparmiati dall’alluvione. E adesso, però, gli stavano chiedendo di sommergerli «per cercare di alleggerire la pressione dell’acqua — sintetizza lui — e salvare il salvabile». Il «salvabile», cioè il cuore della città. Da quando il fronte dell’emergenza si è spostato da queste parti, da quando canali e fiumi hanno mostrato tutta la loro cattiveria in periferia, la parola d’ordine è: Ravenna non deve finire sott’acqua. E il sacrificio della «Cab Terra» finora è valso allo scopo.
Il corso d’acqua Canala, gonfio e inarrestabile, puntava dritto verso l’esondazione, le idrovore più a valle non bastavano a ridurne la portata e quindi l’unica soluzione possibile per non farlo uscire dagli argini era deviarlo. Così si spiega quella telefonata al presidente della cooperativa agricola. La deviazione nei campi «I nostri 200 ettari erano nella posizione giusta per tentare l’operazione e ho detto subito di sì, credo che chiunque altro avrebbe fatto lo stesso». Le colture? «Avevamo mais, grano, barbabietole, ravanelli, erba medica...».
Adesso i campi della «Cab Terra» sono come quelli di migliaia di altri agricoltori di questo maggio ravennate disastroso. Fabrizio Galavotti pensa ai 70 soci lavoratori della cooperativa, alle piante che «moriranno o, nella migliore delle ipotesi, avranno grandi difficoltà per asfissia radicale», ma «appena sarà passata l’emergenza vedremo il da farsi, ora è tempo di agire, non c’è da pensare questo o quello».
La diga di fortuna La generosità di Galavotti fa il paio con la fatica e la corsa contro il tempo di persone come Daniele Rosetti. Lui lavora in un’azienda agricola che fa anche movimento terra per conto del Consorzio di bonifica, gestore della rete dei canali di Ravenna. Alle quattro di mattina dell’altra notte si è svegliato con un presentimento: l’acqua avrebbe invaso la zona commerciale del quartiere Fornace Zarattini e da lì sarebbe arrivata facilmente in città. Si è vestito ed è andato a vedere. Un fiume di acqua e fango aveva davvero già sommerso i grandi magazzini (ora sotto di un metro), ma si poteva ancora evitare che arrivasse a Ravenna centro. C’era da sbarrare la strada al canale Magni, così lui ha svegliato e mobilitato tutti. Pala meccanica, escavatore, tanta, tanta fatica ed ecco la barriera di terra e teli di plastica che ha evitato il peggio. «Abbiamo lavorato in 6-7 per 31 ore di fila ma ce l’abbiamo fatta» sorride indicando la «mini-diga» appena finita. Il centro storico, quindi, è arrivato salvo fin qui.
Ma a Ravenna l’emergenza è tutt’altro che finita. Anche oggi è allerta rossa. Non c’è campo o coltivazione dove l’acqua non sia arrivata, alcune delle frazioni a nord e a nord-ovest già raggiunte dall’alluvione (Fornace Zarattini è quella messa peggio ma anche Sant’Antonio, per esempio), altre a rischio inondazione, problemi con la linea ferroviaria, migliaia di sfollati dei quali occuparsi nei centri di accoglienza...ù
L’emergenza canali Se i fiumi sono tornati sotto controllo, a preoccupare adesso sono i canali, tutti strapieni di acqua color caffelatte recuperata strada facendo nelle località alluvionate. «Siamo praticamente accerchiati dall’acqua» dice Claudio Orioli, un signore che vive nella frazione San Vittore, al limite dell’area evacuata a nord della città. «Lì c’è il mare», indica il punto davanti a sé all’orizzonte. «Laggiù ci sono i fiumi, qui come vede ci sono tre canali l’uno accanto all’altro. È logico che in queste condizioni aumenti il rischio esondazioni».
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