IL VACCINO SERVE (ANCHE) A PROTEGGERE I PIU' DEBOLI - A PALERMO UNA BAMBINA DI 11 ANNI E' MORTA DI COVID. LA FAMIGLIA NON SI ERA ANCORA VACCINATA: "NON SIAMO NO VAX" - A CONTAGIARLA E' STATA LA SORELLA, REDUCE DA UN VIAGGIO IN SPAGNA - LA PICCOLA ERA AFFETTA DA UNA MALATTIA CONGENITA, MA IL QUADRO CLINICO E' DEGENERATO QUANDO SI E' INFETTATA CON LA VARIANTE DELTA - "IN CASO DI SOGGETTI FRAGILI E' NECESSARIO CHE I NUCLEI FAMILIARI SIANO IMMUNIZZATI A LORO PROTEZIONE"
-Giusi Fasano per il Corriere.it
Piangevano tutti, ieri mattina, davanti a quella bimba senza più vita. Medici e infermieri la conoscevano dalla nascita, l’avevano vista crescere, con tutte le difficoltà che la sua malattia metabolica — rara e congenita — le imponeva da sempre. Quasi 11 anni e un’esistenza fatta di piccoli, piccolissimi passi avanti. Finché non è arrivato il mostro a portarla via.
Ariele lunedì mattina è morta di Covid. O meglio: quello che non è riuscita a fare in 11 anni la sua gravissima patologia — e cioè sopraffarla — l’ha fatto il Covid in quindici giorni, potendo contare proprio sulle sue condizioni già così tanto compromesse. E non serve a nulla, adesso, disquisire sul fatto che se ne sia andata con il virus o per il virus. Il suo cuore si è fermato, questo conta. E conta il dramma di una famiglia disintegrata dal dolore. La notizia tristissima di Ariele arriva dal Di Cristina, l’ospedale dei bambini di Palermo. E assieme all’epilogo tragico di questa vicenda torna a galla anche un’informazione diffusa giorni fa dal governatore della Sicilia, Nello Musumeci: i genitori della piccola «sono no vax». Ma è la stessa madre della piccola a smentire: «Non siamo no vax, solo non abbiamo fatto in tempo a vaccinarci». Così ha detto ieri sera al sito di Repubblica.
La bambina (e pare anche la madre) sarebbe stata contagiata dalla sorella tornata positiva da un viaggio in Spagna. Per questo l’11 luglio Ariele è stata ricoverata e intubata nel reparto di Terapia Intensiva del Di Cristina. «L’infezione, nella variante Delta, ha definitivamente destabilizzato il suo precario equilibrio organico» dice il direttore sanitario Giovanni Requirez, che precisa: «I genitori, e la madre in particolare, si sono sempre dati da fare, anche attraverso un’associazione, per gli interessi e i diritti dei malati». Nessuno dei medici che hanno avuto a che fare con la famiglia definirebbe «anti scienza» il padre e la madre di Anna. Ma di fatto il virus a casa loro ha trovato terreno fertile e, date le condizioni della piccola, è fin troppo evidente che il vaccino avrebbe potuto fare la differenza.
Ariele aveva meno di 12 anni e in ogni caso lei non lo avrebbe fatto ma gli altri, facendolo, avrebbero potuto proteggerla. Hanno fatto di tutto per vaccinarsi appena possibile? Erano consapevoli dei rischi enormi a cui lei andava incontro? Musumeci era poi intervenuto (senza svelare nulla sull’identità) per indicare ai siciliani i pericoli della strada antivaccino, in una regione che conta una delle percentuali più alte di non vaccinati over-60.
«Apriamola, questa pagina delle vaccinazioni», dice proprio dall’ospedale dei bambini di Palermo Maria Lucia (Marilù) Furnari, responsabile della direzione medica. «I giovani devono vaccinarsi perché serve per interrompere la catena del contagio». E sulla piccola morta di Covid racconta delle «lacrime di medici e di infermieri. Non ci abitueremo mai a una bambina o a un bambino che muore, per noi è una sconfitta amarissima».
La direzione strategica dell’azienda ospedaliera definisce Ariele come «una bimba divenuta nel tempo una persona di famiglia». Ringrazia chiunque si sia «prodigato in questi anni nell’assisterla, sia a livello ambulatoriale, sia durante i numerosi ricoveri. Molti di loro — dice la nota diffusa ieri pomeriggio — domani chiudendo per sempre la sua cartella clinica, il suo diario ambulatoriale, leggeranno quel nome con commozione. Non sarà facile dimenticarlo, anche quando quelle carte passeranno in archivio. Perché è il simbolo agghiacciante dell’atrocità di una malattia che non ha pietà di colpire le persone più deboli e indifese».
Nessun vaccino in famiglia, una vacanza in Spagna e poi la tragedia: la piccola di casa, 11 anni, viene infettata dalla sorella che ha contratto il Covid durante il viaggio all'estero. Vengono contagiati anche i genitori, entrambi No vax, e la bambina, già malata, muore.
È successo a Palermo. La ragazzina era stata ricoverata all'ospedale Di Cristina di Palermo. La causa del decesso, spiegano i medici, è una complicazione legata all'infezione da coronavirus. La piccola è deceduta intorno alle 13. Era risultata positiva alla variante Delta. Da una decina di giorni era stata ricoverata nel reparto di Terapia intensiva, dove era stata intubata a causa dell'aggravamento delle sue condizioni di salute.
La piccola era un soggetto estremamente fragile e i medici hanno tentato in ogni modo di salvarle la vita, invano. Il Covid ha peggiorato di colpo le condizioni di salute e tutte le terapie tentate sono state inutili. «Era affetta da una malattia congenita - spiega Salvatore Requirez, direttore sanitario degli Ospedali Civico-Di Cristina - Le sue condizioni di salute erano già compromesse. Ma il quadro clinico è degenerato quando è sopraggiunta l'infezione da Sars-Cov2, nello specifico variante Delta».
LA PATOLOGIA L'undicenne, a causa della patologia rara da cui era affetta, era in cura presso il reparto di Pediatria generale da circa 10 anni. Poco più di due settimane fa era stata trasferita all'ospedale Di Cristina perché risultata positiva al Covid. Dopo qualche giorno, le sue condizioni si sono aggravate ed è stato necessario il ricovero in terapia intensiva.
Il contagio è avvenuto qualche giorno fa. La bambina sarebbe stata infettata dalla sorella maggiore, appena tornata da un viaggio in Spagna. «Sono No vax», ha dichiarato il presidente della Regione, Nello Musumeci, sottolineando l'importanza delle vaccinazioni per prevenire le forme gravi della malattia.
«Sono vicino, come padre e come presidente, alla famiglia della piccola, che vive il dolore più grande - ha aggiunto - Ogni qualvolta il Covid spegne una vita, è una sconfitta per tutti. E non c'è consolazione, da parte nostra, nella consapevolezza di aver fatto tutto quanto nelle nostre possibilità per evitarlo. Solo il buon Dio potrà dare la forza necessaria ai genitori per andare avanti. Oggi è momento di silenzio e di dolore».
Desiree Farinella, referente sanitario dell'ospedale Di Cristina, ha invece sottolineato che «i bambini e i soggetti fragili saranno protetti solo quando si svilupperà l'immunità di comunità. Ricordiamo che si possono vaccinare tutti i bambini dai 12 anni in su, sia presso la nostra struttura dedicata ai più giovani che presso i centri vaccinali. In caso di soggetti fragili che non possono vaccinarsi è necessario che i nuclei familiari siano immunizzati a loro protezione». Migliorano invece le condizioni di salute del piccolo di due mesi, anche lui positivo al Covid, ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale Cervello.
Intanto, resta alto il numero dei nuovi casi in Sicilia. Nelle ultime 24 ore se ne sono registrati 457 su 6.395 tamponi. Il tasso di positività è arrivato al 7,1%. Il dato che più preoccupa è quello che riguarda che riguarda le ospedalizzazioni: si sono registrati 24 ricoverati in più nei reparti Covid, per un totale di 216 pazienti.