CON IL VACCINO STIAMO ANDANDO PIANINO - GIORGETTI: “L’EUROPA NON È ANDATA BENE SUI VACCINI. E ORA ARRANCA, SIAMO IN RITARDO DI UN MESE RISPETTO AGLI ALTRI” (CE N’ERAVAMO ACCORTI) - SPERANZA: “POLITICA UE FALLIMENTARE. CI SONO STATI ERRORI NELLA NEGOZIAZIONE DEI VACCINI”. E SI SVEGLIA ORA? – LA COMMISSIONE A UN PASSO DALLA ROTTURA CON ASTRAZENECA
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Francesco Grignetti per “la Stampa”
Si è a un passo dalla rottura definitiva tra l'Unione europea e AstraZeneca. Il quotidiano economico francese «Les Echos» racconta che il 19 marzo scorso è partita una lettera di diffida per la multinazionale anglosvedese in cui si chiedeva il rispetto dei contratti, giacché l'Ue attendeva 120 milioni di dosi entro il primo trimestre e ne sono arrivate poco meno di 30.
AstraZeneca, in tarda serata, fa sapere di aver «risposto alla Commissione europea entro i termini richiesti dal meccanismo di risoluzione delle controversie e la settimana scorsa il nostro team ha avuto un incontro molto collaborativo con la Commissione». Il clima resta teso e non si esclude che l'Ue pensi di fare a meno di questo vaccino: il problema toccherà quei paesi membri, specie nell'Europa orientale, che ci avevano puntato per ragioni economiche.
Intanto per fortuna il campo dei vaccini si allarga al prodotto di Johnson&Johnson: nei prossimi giorni arrivano le 184mila dosi, anticipo delle 400mila attese entro aprile. La società garantisce che rispetterà l'obiettivo di 27 milioni di dosi entro la fine dell'anno e si tratta di un vaccino che ha il vantaggio di risolversi con una iniezione sola. Ormai marciano anche le forniture di Pfizer: un altro milione di dosi arriveranno mercoledì.
Quello dei vaccini in Europa è un cammino accidentato che il ministro leghista allo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, non vuole lasciar correre. «Ancora una volta - ha detto Giorgetti intervenendo alla scuola di politica della Lega - l'Europa oggettivamente non è andata bene. E ora faticosamente arranca e cerca di recuperare. Siamo in ritardo di un mese rispetto agli altri».
Politica UE «fallimentare» chiosa duro e, stretto giro, pare rispondergli dal progamma tv di Fabio Fazio il collega di governo e ministro della salute Roberto Speranza: «Ci sono stati errori nella negoziazione dei vaccini, ma la decisione di acquistarli insieme in Europa è un'idea giusta».
Stati Uniti, Gran Bretagna, Israele sono paragoni impietosi per gli europei. «Abbiamo capito che sui vaccini si gioca il concetto di sovranità». Si è visto con le mascherine; ora con i vaccini: la delocalizzazione in questo frangente si è rivelata un disastro. «Con i vaccini siamo usciti completamente dalla ricerca e dalla produzione da tanti anni. Abbiamo capito che l'Italia e l'Europa si deve dare una sveglia.
Anche perché noi siamo amici degli Stati Uniti e crediamo nella solidarietà occidentale, però è evidente che gli americani sono arrivati per primi a produrre vaccini, li hanno usati, e poi in quantità dosate rispetto al loro fabbisogno hanno cominciato a renderli disponibili anche per l'Europa».
Quanto ha fatto anche la Gran Bretagna. Ai russi, invece, interessa soprattutto «mettere in imbarazzo l'Europa». Ora i Ventisette stanno cercando di riorganizzare le filiere produttive. La Germania e la Francia l'hanno capito mesi fa. L'Italia soltanto da poco. «Ho lanciato l'idea di creare un polo vaccinale anche in Italia con soldi pubblici, invitando i privati. Ci vorrà tempo, ma dovremo recuperare. Quando il gioco si fa duro, ognuno pensa per sé».
Tanti ondeggiamenti stanno disorientando l'opinione pubblica. Ha ripreso coraggio anche la protesta No Vax. L'obbligo imposto alle professioni sanitarie ha portato 400 infermieri di tutt' Italia in piazza a Roma. Ed è sgomento Filippo Anelli, presidente dell'Ordine dei medici: «Il vaccino funziona ed è l'unica via per uscire dall'emergenza. Grazie alla vaccinazione dei medici, la mortalità nella nostra categoria si è abbattuta del 95%». Intanto i Governatori tornano alla carica.
Attilio Fontana dalla Lombardia rivendica: «Vicini alle 50.000 dosi giornaliere. Siamo in costante equilibrio tra i vaccini che riceviamo e le dosi che somministriamo. Dobbiamo riceverne molti di più». E Nicola Zingaretti: «Nel Lazio facciamo 27mila vaccini al giorno, se ne arrivassero altri potremmo triplicare aprendo altri hub. Il tema è quanta benzina si mette nel motore».