VERDE MARCIOUN'OMBRA SUL BOOM DELLA FINANZA SOSTENIBILE: DWS, SOCIETÀ DI FONDI CONTROLLATA DALLA TEDESCA DEUTSCHE BANK È ACCUSATA DI AVER BARATO SULLE CARATTERISTICHE AMBIENTALI O SOCIALI DI ALCUNI DEI SUOI PRODOTTI DI INVESTIMENTO - DOPO IL CROLLO IN BORSA, L'AZIENDA SI DIFENDE, MA INTANTO LA COMMISSIONE EUROPEA SI È MESSA AL LAVORO E HA PROPOSTO NUOVE NORME...

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Sandra Riccio per “La Stampa

 

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Gli investitori scelgono sempre di più i criteri della sostenibilità e dell'attenzione all'ambiente, i così detti parametri Esg (environnemental, social, governance). Ma adesso si profila un'ombra sul boom della finanza verde, per i dubbi su uno dei colossi internazionali della gestione: Dws, società di fondi che è parte del gruppo tedesco Deutsche Bank e che è quotata a Francoforte. La società è finita sotto la lente delle Authority negli Usa e in Germania (Sec e Bafin).

 

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Il caso è stato riportato dal Wall Street Journal: ha scritto che Dws è accusata di aver «esagerato con le credenziali ambientali o sociali di alcuni dei propri prodotti di investimento con etichetta Esg».

 

In pratica, Dws è sospettata di essere stata troppo permissiva su questo tipo di parametri. L'indagine sarebbe partita da alcune indicazioni dell'ex responsabile degli investimenti sostenibili, secondo cui il colosso à avrebbe esagerato il livello di utilizzo dei criteri Esg.

 

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Il Wsj, citando alcuni documenti e l'ex dirigente di Dws, ha scritto che la società incontra difficoltà nella sua strategia di investimento rispettosa dei criteri Esg e fa a volte una presentazione «abbellita» agli investitori.

 

In una nota arrivata in serata Dws respinge le accuse. E precisa di aver indicato nella relazione annuale 2020 le diverse classificazioni per questo tipo di approccio con una quota appartenente alla categoria «Esg Integrated AuM» che rappresenta asset in fondi valutati per la sostenibilità usando dati Esg ma non soddisfano necessariamente questo tipo di criteri.

 

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Questa quota, che comunque nel 2020 era pari a 460 miliardi di euro (più della metà del proprio patrimonio in gestione), non è conteggiata negli Esg AuM della società, il patrimonio in gestione con un approccio Esg «duro e puro» («Esg Dedicatet») che nel 2020 era di 76 miliardi.

 

La vicenda interessa da vicino tutta l'industria della gestione del risparmio perché porta bruscamente a galla il rischio greenwashing, vale a dire la promozione di un'immagine responsabile, nonostante alcune strategie aziendali e di investimento non siano del tutto coerenti con questo messaggio. Il caso Dws farà scuola.

 

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Il semplice sospetto di aver «barato» sulla sostenibilità è costato alla società un crollo fulmineo in Borsa di oltre il 13%. Male è andata anche a Deutsche Bank (-2,20%). Va detto tuttavia che il panorama degli investimenti Esg non è ancora dotato di definizioni e applicazioni dei criteri Esg fissate in maniera univoca.

 

Sta di fatto che il mercato degli investimenti Esg è oggi uno dei più importanti nel panorama del risparmio gestito, un trend accelerato dalle crescenti preoccupazioni per l'impatto del cambiamento climatico e dalle più recenti conseguenze della crisi pandemica che hanno comportato anche un incremento delle diseguaglianze sociali.

 

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Nell'ultimo anno, a livello globale la domanda di questo tipo di fondi è salita notevolmente, per toccare i 2.000 miliardi di dollari. L'Europa è protagonista assoluta spinta dai governi nel promuovere un'economia sostenibile e realizzare gli obiettivi del Green Deal europeo.

 

«La crescita degli investimenti sostenibili e responsabili è oggi un fenomeno di dimensioni sempre più rilevanti - spiega Roberto Grossi, vicedirettore Generale di Etica Sgr -. La richiesta del pubblico e il favore dei policy maker ha creato un mercato molto attraente per gli operatori finanziari, con il crescente pericolo però che vi siano delle derive di carattere opportunistico».

 

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Ecco perché la Commissione europea si è messa al lavoro e ha proposto nuove norme per definire degli standard che possano fare chiarezza per gli investitori ed evitare questo genere di derive.

 

«Sono nuove norme che vanno nella direzione che abbiamo sempre auspicato, tuttavia il nostro punto di vista ci impone di riconoscere che ci sono importanti margini di miglioramento, soprattutto in termini di maggiore coerenza, trasparenza e partecipazione - afferma l'esperto -. Come operatori di finanza etica oltre che sostenibile, con oltre vent' anni di attività alle spalle, crediamo che in futuro un ruolo sempre più fondamentale sarà giocato dalla chiarezza nella definizione, nella trasparenza e nella misurabilità degli impatti ambientali, sociali e di governance delle scelte di investimento».