LA VERGOGNA DELLA REGIONE LOMBARDIA CHE, A MALPENSA, FA IL TAMPONE SOLO AI VIAGGIATORI LOCALI E A CHI ARRIVA DALL'ESTERO SOLO SE RESTA QUATTRO GIORNI - È UNA QUESTIONE DI DISCRIMINAZIONE: È UN PROBLEMA SANITARIO. L'INCREDULITÀ DEGLI ESCLUSI: “POTREMMO INFETTARE CHIUNQUE. ORA CI TOCCA ANDARE DAI PRIVATI” - L’ASSESSORE ALLA SANITÀ DEL LAZIO, D’AMATO: “È UNA FOLLIA. SI FA SÌ CHE MOLTE PERSONE, CHE ARRIVANO SU MALPENSA MA CHE MAGARI SONO RESIDENTI IN PIEMONTE O A PIACENZA NON VENGANO CONTROLLATE, LASCIANDO USCIRE MOLTE PERSONE MAGARI POSITIVE E ASINTOMATICHE”
-1 - «A MILANO SCELTA INCREDIBILE CON I CONTROLLI FATTI A ROMA ABBIAMO AIUTATO TUTTA L'ITALIA»
M.Ev. per “il Messaggero”
All'aeroporto di Fiumicino i tamponi rapidi a chi arriva da Croazia, Spagna, Malta e Grecia, si fanno ormai da cinque giorni. A Malpensa hanno cominciato solo ieri. Aeroporti di Roma ha messo a disposizione della Regione Lazio un'area attrezzata, con varie postazioni separate e il distanziamento tra i passeggeri in attesa, perfino i lecca-lecca per i viaggiatori più piccoli. A Milano si sono formate lunghe code e assembramenti. E soprattutto: Roma sta facendo i tamponi a tutti (fino alle 18, ma questo significa che si procede con i test fino alle 20). Laziali, di altre regioni, stranieri.
La Regione Lombardia a Malpensa solo ai viaggiatori locali e a chi arriva dall'estero solo se resta quattro giorni. L'assessore alla Salute, Alessio D'Amato, della Regione Lazio cosa pensa della scelta della Lombardia a Malpensa? «Dico la verità, non volevo crederci. Pensavo di avere capito male. Una follia. Eseguire i tamponi solo ai passeggeri lombardi è sbagliato come principio, ma anche dal punto di vista tecnico. In questo modo si fa sì che molte persone, che arrivano su Malpensa ma che magari sono residenti nel vicino Piemonte o a Piacenza non vengano controllate, lasciando uscire molte persone magari positive e asintomatiche. Invece, bisogna controllarne il più possibile. Per fortuna ora stanno facendo marcia indietro».
A Fiumicino e Ciampino come funziona? «Ovviamente noi stiamo eseguendo i tamponi a tutti. Il 53 per cento dei passeggeri a cui abbiamo assicurato i test sono di altre regioni, visto che Fiumicino così come Malpensa è un aeroporto punto di riferimento per aree molto vaste. Le faccio un esempio: abbiamo trovato positiva una donna di Milano arrivata a Fiumicino da Ibiza. Se avessimo fatto come la Lombardia, ora questa signora sarebbe in viaggio da Roma a Milano e, inconsapevolmente, potrebbe contagiare altre persone. Ancora: nel pomeriggio altri due casi intercettati a Fiumicino, uno da Napoli e uno da Varese. Chiaro, serve uno sforzo organizzativo molto importante, ma è una forma di prevenzione necessaria» Voi però vi fermate alle 18. «In realtà l'attività prosegue fino alle 20-21. Di fatto la stragrande maggioranza dei passeggeri dai paesi a rischio ha il test».
La vera emergenza per il Lazio è rappresentata da chi sta tornando dalla Sardegna, soprattutto dalla Costa Smeralda. Ci sono già un centinaio di casi. Come è possibile? «Vogliamo tutti bene alla Sardegna, ma esiste un problema serio. Bisogna, da subito, fare i tamponi a chi, dalla Sardegna, sale sui traghetti o sugli aerei per tornare a Roma. Altrimenti, si rischia di allargare il contagio anche durante il viaggio.
Alla Regione Sardegna ho anche detto che siamo pronti a garantire un principio di reciprocità e a nostra volta eseguire i tamponi a chi partirà, in traghetto o in aereo, dal Lazio verso l'isola. Mi hanno risposto di no, ma la situazione se non si fa qualcosa è destinata a peggiorare».
Non potete eseguire i tamponi anche a chi arriva in aereo da Olbia? «Qui il problema è un altro: evitare che decine di persone partano dalla Sardegna benché positive. In viaggio, che sia in aereo, che sia in traghetto, contageranno altri passeggeri». Avremo ancora molti casi? «Sì, non mi sorprenderebbe se arrivassimo a 300 positivi rientrati dalla Sardegna. Il 70 per cento sono giovani, dunque per fortuna chi necessita del ricovero è una percentuale molto bassa. Però i giovani non devono sottovalutare questa situazione: in tre sono comunque stati ricoverati allo Spallanzani; e con una diffusione così massiccia del virus, temiamo nelle prossime settimane che il contagio arrivi anche a persone più anziane e fragili».
Ma come si spiega un focolaio così esteso in Costa Smeralda? «I ragazzi ci raccontano che non c'era prudenza. Formalmente all'entrata dei locali si rispettavano le regole, si misurava la febbre, ma dentro tutto saltava. Ci hanno parlato di feste in cui ci si scambiavano i drink, c'erano enormi coppe di champagne da cui beveva più di una persona contemporaneamente. Ogni giorno troviamo positivi da Ibiza, Croazia, Grecia, Malta. Ma non sono numeri comparabili con quelli dalla Costa Smeralda».
2 - L'INCREDULITÀ DEGLI ESCLUSI «CI TOCCA ANDARE DAI PRIVATI»
Claudia Guasco per “il Messaggero”
«Ora potremmo infettare chiunque». E c'è chi sceglie l'ironia: «Hanno fiducia in noi» Una coppia convive in Piemonte, ma lui ha la residenza in Lombardia: «Mi è andata bene». Paola, 45 anni, è appena sbarcata dall'aereo delle 19.20 da Malta. «Guardi, è tanta l'ansia che non dormo da due notti. Tra la prenotazione del tampone e l'incertezza su ciò che avrei dovuto affrontare, sono nervosissima». Prima giornata di tamponi a Malpensa, dove un anno fa atterrava un volo ogni 54 secondi. Il Covid ha decimato il traffico, ma queste sono ore calde e ieri gli aerei in arrivo sono stati più di cento. Con code, ansia e molte arrabbiature alla «testing area» dell'uscita numero 9.
CAOS E TENSIONE
L'obbligo di test per i viaggiatori provenienti da Croazia, Spagna, Malta e Grecia è in vigore da venerdì scorso ma solo ieri Regione Lombardia ha attrezzato otto postazioni: sono gazebo montati nell'area degli arrivi che dalle 9 alle 18,30 hanno accolto i passeggeri. Tutti contenti perché, pensavano, avrebbero risolto le lungaggini della prenotazioni all'Asl-Ats di competenza. E in effetti è stato così, ma solo per i residenti in Lombardia e gli stranieri che hanno intenzione di fermarsi.
«Cosa devo fare adesso? Tornare a casa rischiando di infettare qualcuno?», si chiede una signora di Verbania spedita via. «La mia Asl non mi ha dato delle tempistiche, devo aprire il mio negozio, quindi mi toccherà fare il test privatamente». Altra passeggera, da Minorca. Molto seccata. «Non mi fanno il tampone, però io arrivo dallo stesso aereo come tutti gli altri. Perché a me no? Tra l'altro il volo era mezzo vuoto, proprio non capisco. Adesso prendo la macchina e torno in Piemonte, ho fatto la richiesta per il tampone ma le procedure non sono certo veloci».
La gamma di sentimenti dei viaggiatori va dal perplesso dei più benevoli, all'indignazione di chi ritiene il respingimento sulla base della residenza una discriminazione. Il direttore generale del Welfare Marco Trivelli prova a spiegare il motivo della selezione: «Se su 6.000 arrivi riusciamo a fare solo 1.000 tamponi dobbiamo stabilire delle precedenze. E allora, chi è prioritario? Di sicuro gli stranieri, se no non li intercettiamo più. E poi chi abita in regione, per alleggerire la pressione dei test su Milano».
ISOLAMENTO FIDUCIARIO
I tre amici che devono partire per Torino non la prendono bene: «Dobbiamo fare l'esame entro 48 ore, se la Asl non ci risponde si sfora. Nel frattempo, dal quello che ho capito, dobbiamo restare in quarantena preventiva». Sulla base della coscienza civile del singolo, fa notare l'amica: «Nessuno ci controllerà, ovviamente è un attestato di fiducia».
La giornata a Malpensa è tutta così, tra passeggeri esasperati in fila che riprendono la coda con il telefonino e chi era seduto accanto a loro in aereo ma non è lombardo che torna a casa mugugnando. Perciò alle sei e mezza di sera, dopo un battesimo di fuoco, l'assessore al Welfare Giulio Gallera corre ai ripari e annuncia che da oggi allo scalo sarà via libera ai tamponi per tutti. Troppo tardi per la coppia di fidanzati che abita in Piemonte: sì al tampone per lui e no per lei. «Noi conviviamo - racconta il ragazzo - io ho il domicilio in Piemonte ma sono ancora residente in Lombardia quindi a me hanno detto che posso fare il tampone e a lei no». Stesso viaggio, medesima casa, finale diverso.