Lorenzo Nicolao per www.corriere.it
In apparenza un semplice messaggio visibile al momento di aprire l’applicazione, ma dietro il quale si gioca una partita politica ben più grande. Dal 18 febbraio milioni di utenti europei stanno ricevendo una comunicazione da parte di WhatsApp, notifica subito evidente al primo uso dell’app. Molti avranno cancellato il messaggio, perché si tratta di una delle tante informative sulla privacy e sui dati ma, dopo le recenti vicende, la comunicazione ha un peso specifico estremamente maggiore.
I vertici di una delle piattaforme di messaggistica istantanea più diffusa, di proprietà di Meta, sono stati costretti a diffonderla, nel tentativo di fare chiarezza in merito all’utilizzo delle informazioni degli utenti. Alla fine di gennaio la società fondata da Mark Zuckerberg, in merito all’applicazione acquistata dall’allora Facebook per 19 miliardi nel 2014, aveva ricevuto una lettera formale da parte della Commissione europea che includeva un chiaro ammonimento relativo alla privacy delle persone.
«Nella nostra informativa, vogliamo fornirti maggiori dettagli sul come utilizzeremo i tuoi dati», questo in sintesi il messaggio di WhatsApp, dopo che il mese scorso il Commissario europeo della Giustizia, il belga Didier Reynders, aveva chiesto in una lettera formale garanzie sul come venissero condivisi i dati degli utenti (europei) con i partner commerciali (soprattutto americani). Il messaggio invita poi gli utenti a visionare l’informativa privacy.
Il messaggio inviato agli utenti è così solo l’ennesimo capitolo di una lunga battaglia che vede da una parte l’Unione europea e dall’altra Meta. Un braccio di ferro che al momento non vede cambiare nulla nella pratica e nell’uso delle chat (crittografate end-to-end per impedire a ogni altro di leggere e ascoltare le conversazioni personali delle persone), ma che ora d eve essere messa per iscritto e alla portata degli utenti, almeno a titolo informativo. Il tema più caldo è proprio quello dei dati dei cittadini europei, in particolare come vengano trasmessi oltreoceano.
Tra i precedenti di questo scontro pendono già la multa record dell’Ue di 225 milioni, per la violazione delle leggi europee della privacy, proprio a causa della scarsa chiarezza nell’utilizzo dei dati, e la reazione minacciosa di Meta, che aveva preso in considerazione la possibilità di ritirare WhatsApp, Facebook e Instagram dall’Europa. L’ultimo messaggio, in forma di avviso di trasparenza, risulta così un provvedimento dell’app di messaggistica, da vedere se sarà sufficiente, per essere conforme alla legge Ue sulla protezione dei consumatori. Non a caso il tempo che le era stato concesso da parte dell’Unione sarebbe scaduto proprio alla fine del mese, il 28 febbraio.
L’ultimo messaggio di WhatsApp contiene un chiaro rimando alle indicazioni della principale autorità di controllo europea per la Protezione dei Dati, la Commissione irlandese. Non c’è da stupirsi per il riferimento, in quanto WhatsApp ha sede fiscale in Irlanda, il Paese dove può pagare meno tasse in Europa. Per quanto riguarda l’Italia, la vicenda vede invece protagonista il Garante della Privacy che, tra gli altri, aveva già portato in precedenza a livello europeo la questione della trasparenza dell’utilizzo dei dati.
Per le presenti comunicazioni dei vertici di Menlo Park, il Garante aveva espresso un parere dubbioso, riferendosi alle comunicazioni sibilline dei vertici dell’azienda. Il cambio di policy dei mesi scorsi, secondo l’autorità italiana di settore, non era stato molto chiaro agli utenti, che comunque fanno spesso fatica a seguire le tappe dello scontro in atto, dopo che Meta era stata anche contestata nel corso del 2021 per lo scambio di dati tra un’app e l’altra, da Facebook a WhatsApp e viceversa, pratica che sarebbe stata interrotta.
informativa privacy whatsapp 2
Basterà quindi quest’ultima comunicazione a calmare le acque in merito alla privacy o l’Ue la vedrà come un’insufficiente concessione? Meta sa bene che dal 2018 le sanzioni da parte delle autorità europee possono arrivare fino al 4% delle vendite globali annuali della società, ma alla fine è la sola privacy degli utenti europei a rimanere in una posizione precaria, di fronte al potere delle aziende americane.
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