VIRGI', FATTI PIU' IN LA' - PRENDE CORPO LA CANDIDATURA DI ZINGARETTI AL COMUNE DI ROMA - IL GOVERNATORE CHIEDE CERTEZZE SULLA REGIONE LAZIO: I 5 STELLE DEVONO GARANTIRE LA TENUTA DELLA GIUNTA - DI MAIO: "ZINGARETTI CONTRO RAGGI A ROMA? DOVETE CHIEDERE AL PD. NON E' VERO CHE HO CHIESTO 24 ORE PER RIFLETTERE", CHE TRADOTTO SIGNIFICA: "NON POSSIAMO MOLLARE LA RAGGI AL PRIMO TURNO"
-1 - ZINGARETTI DETTA LE SUE CONDIZIONI I GRILLINI SI SPACCANO SUL NO A RAGGI
Francesco Pacifico per “il Messaggero”
Non vuole comunicare dove intende vaccinarsi questa mattina (dovrebbe essere l'hub di Termini e con AstraZeneca) e allo stesso modo non intende sciogliere a breve, nelle prossime ore, la riserva sulla sua candidatura a Roma contro Virginia Raggi. Ma questa telenovela non piace neppure a Nicola Zingaretti.
Ieri il presidente della Regione Lazio avrebbe avuto un confronto molto serrato con i vertici del Pd: ha confermato la sua disponibilità a mettersi a disposizione del partito ricordando, anzi sottolineando, che ha passato gli ultimi 14 anni della sua vita impegnato sul versante delle istituzioni locali; ma contemporaneamente ha chiesto al Nazareno di comprendere se ci siano le condizioni per una sua discesa in campo.
Cioè ottenere che i Cinquestelle non facciano cadere la sua giunta, dove sono alleati, un minuto dopo le sue dimissioni; che la consiliatura alla Pisana arrivi a scadenza naturale (e che non si voti a ottobre in concomitanza con le Comunali); che la campagna vaccinale raggiunga un livello tale da permettere al Lazio di garantirsi l'immunità di gregge.
L'AUT AUT Una serie di impegni non certamente prossimi, ma il governatore sarebbe stato chiaro con i suoi interlocutori: indipendentemente dai suoi tempi, già all'inizio della prossima settimana pretende che il M5S - che vuole in cambio il candidato per Regione Lazio - dia a Francesco Boccia, delegato di Enrico Letta al tavolo delle amministrative, risposte definitive sulle richieste che gli sono state poste.
E sempre stando a quanto fanno trapelare uomini vicini a Zingaretti, al momento, queste risposte sono arrivate soltanto in parte. Questo perché, spiegano, «il Movimento non parla con una sola voce a differenza di quanto fanno tutte le altre forze politiche del Paese».
In quest'ottica non aiuta quanto dichiarato ieri da Luigi Di Maio, ministro degli Esteri e in questa partita referente per Giuseppe Conte e Beppe Grillo al tavolo delle amministrative. Colui che tratta e si sente ogni giorno con Boccia. «Ovviamente spero che alle prossime elezioni amministrative si possano fare accordi in tutte le città dove è possibile con il Pd. Ma a Roma noi abbiamo il sindaco uscente, Virginia Raggi, che si ricandida e noi la sosterremo».
E ai microfoni della trasmissione L'Aria che tira, su un impegno diretto di Zingaretti, ha aggiunto: «Questo non lo so, bisogna chiederlo al Pd». Parole che un vecchio deputato dem decifra in questo modo: «In maniera un po' dorotea Di Maio fa intendere che nella Capitale non possono al momento abbandonare la sindaca al primo turno e che sul futuro della Regione Lazio il Partito democratico non deve esacerbare gli animi per non creare tensioni nel gruppo alla Pisana, che potrebbe non resistere alle pressioni della base grillina, comunque vicina all'attuale sindaca».
Sono sufficienti queste premesse per garantire il buon esito della candidatura Zingaretti? E, soprattutto, bastano per blindare la Pisana ed evitare il rischio di elezioni in concomitanza con le Comunali? Per l'interessato, cioè Zingaretti, al momento no. Detto questo, non chiude alla porta sulla sua discesa in campo.
Anche perché tutto il partito vuole un sacrificio, non fosse altro perché nei sondaggi il governatore garantirebbe al primo turno anche otto punti in più di quelli che conquisterebbe Roberto Gualtieri. Al riguardo anche l'ex ministro sarebbe spazientito, e pur non facendo dichiarazioni pubbliche, avrebbe chiesto a Enrico Letta di decidere in fretta sul futuro di Roma.
I MESSAGGI Si torna quindi nel campo della tattica. Boccia - per rispondere all'azzurro Maurizio Gasparri che ha parlato di «forzature delle regole» e per mandare un messaggio ai grillini - fa sapere che Zingaretti potrebbe anche dimettersi da presidente della Regione un minuto dopo essere stato eletto in Campidoglio, cioè a ottobre.
Per poi aggiungere: «Chi andrà al ballottaggio tra noi e il M5S sono sicuro che sarà sostenuto dall'altro.». Stesso clima anche alla riunione di ieri sera del tavolo del centrosinistra capitolino. Dove, di fatto, si è deciso di tenere aperte le iscrizioni per le primarie oltre il 20 maggio già previsto. Perché certezze, al momento, non ce sono.
2 - I DUBBI DI ZINGARETTI SULLA CORSA A ROMA MA IL PARTITO LO PRESSA
Giuseppe Alberto Falci per il “Corriere della Sera”
Ora dopo ora aumenta la pressione dei vertici del Nazareno nei confronti di Nicola Zingaretti per la corsa al Campidoglio. Una trattativa complicata. Non a caso c'è chi sostiene che nelle prossime ore potrebbe scendere in campo Roberto Gualtieri, l'altro nome forte del Pd. Eppure, confidano, «mai dire mai».
Anche perché l'ex segretario del Pd viene definito «la soluzione più ambiziosa» in una partita definita «fondamentale» per la costruzione del campo progressista. «È evidente che Nicola ci stia riflettendo» è il mantra che ripetono i dirigenti che affiancano il numero uno del Pd, Enrico Letta.
I contatti con l'inquilino della Pisana sono costanti. Zingaretti trascorre l'intera giornata in Regione, da dove monitora il piano vaccinale, il livello dei contagi. Lo sanno anche in Regione che il profilo del «presidente» è il più competitivo per la corsa al Campidoglio. «Nicola ha oltre 25 punti di vantaggio» sorride un democrat. Ed è di ieri sera la notizia che è stato approvato all'unanimità il regolamento per le primarie che si terranno il 20 giugno. Dunque, da oggi ogni giorno sarà utile per capire chi parteciperà alla corsa.
E Zingaretti che cosa farà? «La sua decisione maturerà nel giro di due-tre giorni» assicurano. Eppure, nonostante il pressing del gruppo dirigente dem, da quelle parti c'è molto scetticismo. «Non è chiusa definitivamente, ma la situazione appare complicata» si lasciano scappare i fedelissimi dell'ex segretario.
Il motivo? «Abbiamo posto un problema politico: la regione Lazio e la tenuta del M5S. Vogliamo regalare la seconda regione d'Italia alla destra?». Insomma, Zingaretti vuole avere la garanzia che il suo coinvolgimento per la corsa al Campidoglio non porti all'uscita dei Cinque Stelle dalla Regione e di conseguenza alle elezioni per il rinnovo della Pisana nel medesimo giorno delle amministrative.
Obiettivo dunque separare la corsa delle comunali dalle regionali per consentire al centrosinistra di essere competitivo in entrambe le partite e per trovare un accordo di massima con il M5S. Un Movimento che ad oggi risulta essere senza guida e senza bussola: la potenziale leadership di Giuseppe Conte è sospesa.
Tuttavia Luigi Di Maio non sembra chiudere la porta: «Zingaretti contro Raggi a Roma? Dovete chiedere al Pd. Non è vero che ho chiesto 24 ore per riflettere. Non ci sono annunci da fare oggi, ma c'è da consolidare il legame fra queste forze politiche».
Di certo, se Zingaretti decidesse di essere della partita non dovrebbe dimettersi. Spiega il responsabile degli Enti locali Francesco Boccia: «La legge non chiede a un sindaco quando si candida a presidente di Regione di dimettersi, così come non lo chiede ad un presidente di Regione. Ci si dimette solo quando si ha un altro incarico».
C'è, ad esempio, il precedente di Giorgio Gori che da sindaco di Bergamo partecipò alla regionali in Lombardia. «No a norme ad hoc per Zingaretti» attacca Maurizio Gasparri. «È evidente che è partito l'avvelenamento di pozzi di chi teme Nicola» confidano dal Nazareno. Ora però spetta solo a Zingaretti dire sì o no.