IL VIRUS SOFFIA DA EST - CON UN'INCIDENZA DI TAMPONI POSITIVI AL 40%, LA SLOVENIA RAPPRESENTA IL MAGGIORE FOCOLAIO A MINACCIARE L'ITALIA SUL FRONTE ORIENTALE, E LA SITUAZIONE A TRIESTE NE E' IN PARTE UNA CONSEGUENZA - 12 MILA TRANSFONTALIERI OGNI GIORNO VARCANO IL CONFINE PER STUDIARE E LAVORARE: "LE REGOLE CI SONO, IL PROBLEMA E' CHE NESSUNO CONTROLLA E POCHI LE RISPETTANO" - I VACCINATI SONO IL 53% DELLA POPOLAZIONE E LE TERAPIE INTENSIVE SONO PIENE AL 92%...
-Alessandra Muglia per il "Corriere della Sera"
Sei mesi fa aveva dichiarato la fine dell'epidemia, ora è il Paese dove il virus corre più veloce. Con un'incidenza di tamponi positivi al 40%, la Slovenia rappresenta il maggiore focolaio ad assediare l'Italia, sul fronte orientale. Una minaccia amplificata dai 12 mila transfrontalieri che ogni giorno varcano il confine nelle due direzioni per studiare o lavorare.
Se Trieste è diventata la città maglia nera del nostro Paese, probabilmente non è soltanto per via dei cortei al porto. Infatti i casi aumentano (seppur a ritmo più contenuto) anche in Veneto e Alto Adige. Lo ha chiarito bene Giovanni Sebastiani, dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo Picone, del Cnr: «Il coinvolgimento maggiore delle zone del Nordest è molto probabilmente influenzato, oltre che dagli assembramenti, anche dai flussi in entrata di persone provenienti dall'Est europeo attraverso la frontiera con la Slovenia».
Secondo l'ultimo bollettino governativo, su poco più di 9.000 tamponi molecolari effettuati, 3.568 sono risultati positivi: poco meno della metà. La curva dei contagi resta preoccupante soprattutto a Lubiana e nelle località costiere, nonostante le nuove misure restrittive adottate una settimana fa dal governo guidato dal leader della destra populista Janez Jansa, amico di Orbán: il green pass è diventato obbligatorio anche nei centri commerciali, nei locali pubblici e persino in banca, oltre che sul posto di lavoro; il certificato va mostrato sempre con un documento d'identità ed è stato esteso anche ai ragazzi sopra i 12 anni; sono vietati assembramenti ed eventi pubblici, matrimoni e celebrazioni; sul lavoro non possono più essere utilizzate le mascherine di stoffa ma solo le chirurgiche e le Ffp2; dal 15 novembre gli studenti dovranno effettuare a scuola il test rapido anti Covid tre volte la settimana.
«Le regole ci sono, il problema è che nessuno controlla e pochi le rispettano. C'è un atteggiamento a dir poco rilassato nel Paese malgrado il nuovo picco - dice al Corriere Alessandro Martegani, casa a Trieste e lavoro (da giornalista) a Capodistria -. Al chiuso molti non indossano la mascherina, per strada non rispettano il distanziamento. È come se il Covid non fosse preso sul serio, mentre in Italia è vissuto con drammaticità. Gli sloveni sono insofferenti alle restrizioni oltre che ai vaccini. Il 24 aprile si va a votare per le politiche e nessuno vuole prendere misure impopolari».
Intanto però i posti letto negli ospedali stanno iniziando a scarseggiare: le terapie intensive sono piene al 92%. Felice Ziza, medico dell'ospedale di Isola, ha spiegato che i ricoverati sono quasi tutti non vaccinati. Nonostante i tentativi di accelerare sulla campagna di immunizzazione, i numeri non migliorano. Stabile da alcuni giorni al 53% la quota di chi ha completato il ciclo: uno su due. Un tasso di molto inferiore alla media europea (70%) ma in linea con la maggior parte delle nazioni dell'Est.
L'intolleranza alle imposizioni è diffusa negli Stati ex sovietici, a iniziare dalla Russia, dove la mancanza di fiducia nelle istituzioni dopo decenni di regime comunista ha alimentato lo scetticismo. Proprio la bassa copertura vaccinale nei Paesi dell'Est è considerata all'origine della nuova ondata che fa dell'Europa l'unico continente con positivi in rialzo.