ZELENSKY FA MALE A PUTIN CON IL “MISSILONE” FATTO IN CASA – GLI UCRAINI HANNO COLPITO IN PROFONDITÀ NEL TERRITORIO RUSSO, A 400 CHILOMETRI DAL CONFINE, E HANNO DISTRUTTO UN ENORME DEPOSITO DI ARMI, MANDANDO IN FUMO 30MILA TONNELLATE DI PROIETTILI E MISSILI – KIEV HA UTILIZZATO IL DRONE A LUNGO RAGGIO “PALIANYTSIA”, DI FABBRICAZIONE UCRAINA, SIMILE A UN MISSILE CRUISE – L’ATTACCO È UN MESSAGGIO A BIDEN PER DIMOSTRARE CHE “IL PIANO ZELENSKY” PUÒ CHIUDERE LA GUERRA...
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1. TESTATA L’ARMA SEGRETA DI KIEV: APOCALISSE NEL CUORE DELLA RUSSIA
Estratto dell’articolo di Gianluca Di Feo per “la Repubblica”
In oltre trenta mesi di guerra e orrore non c’è mai stato nulla di così apocalittico. La notte è stata squarciata da una serie di gigantesche colonne di fuoco, che si sono alzate nel cielo simili a funghi atomici. Come nelle esplosioni nucleari, i sismografi di tutto il mondo hanno registrato un’energia pari a un terremoto di magnitudo 2,8 seguita pochi minuti dopo da una seconda scossa: epicentro alle porte di Toropets, 410 chilometri a Nord-Ovest di Mosca, sede di uno dei più grandi depositi di armamenti dell’esercito russo.
Ieri prima dell’alba uno sciame di nuovi droni ucraini si è abbattuto sulla santabarbara estesa per 13 chilometri quadrati, con dozzine di bunker dove prima del conflitto erano custodite 19mila tonnellate di proiettili e missili: una riserva che secondo alcune fonti nell’ultimo anno sarebbe diventata di 30mila tonnellate. Le immagini satellitari delle scorse settimane mostrano casse di munizioni accatastate nei piazzali, senza le minime precauzioni.
Dopo l’attacco, invece, le foto dallo spazio documentano una situazione infernale: l’intera base è costellata di roghi, mentre proseguono le detonazioni e una nuvola colossale si spande nell’atmosfera. È come se un vulcano si fosse risvegliato all’improvviso nel cuore della Russia.
Zelensky esulta, lodando «il successo militare molto importante ottenuto in territorio russo». Il presidente ha ringraziato il servizio di sicurezza Sbu, l’intelligence militare Gur e le forze speciali: l’operazione deve quindi essere stata realizzata con la presenza di uomini in prossimità dell’obiettivo.
Proprio il giorno prima aveva trasmesso alla Casa Bianca il suo piano per «vincere la guerra e obbligare il Cremlino a negoziare»: il bombardamento di Toropets sembra essere la premessa a un’ ondata di incursioni in profondità, questa volta condotte con un’arma ucraina in grado di supplire a quelle che gli alleati non permettono di utilizzare oltre il confine.
Nei video si sente il rumore di motori a reazione, a indicare il probabile impiego del Palianytsia: un sistema top secret a lungo raggio chiamato drone ma in realtà molto più simile a un missile cruise. Prende il nome dalla parola usata dagli ucraini per smascherare gli infiltrati russi, che non riuscivano a pronunciarla correttamente. Zelensky ne ha rivelato l’esistenza sui social lo scorso 25 agosto: «È stato progettata in patria per distruggere il potenziale offensivo del nemico».
L’unica immagine presentava un piccolo ordigno con ali tozze, tanto che si ipotizzava trasportasse meno di trenta chili di tritolo. Nello stesso post su X veniva però mostrata una catena di montaggio con cilindri di dimensioni notevoli destinati a comporre un missile molto più potente. L’esordio è avvenuto a inizio settembre contro un altro deposito di munizioni a Bryansk. Poi il raid di ieri mattina a Toropets, in cui le prime tre armi ucraine sono penetrate nei bunker e li hanno fatti saltare in aria.
Le fonti ufficiali di Mosca parlano di tredici feriti, tra cui alcuni bambini, ma il bilancio non sembra credibile: i villaggi dei dintorni stanno venendo evacuati e ci sono case praticamente sventrate dall’onda d’urto.
Difficile quantificare l’impatto dell’attacco sulle sorti del conflitto ma sarà sicuramente rilevante. Durante la Guerra Fredda furono costruite in Russia tredici mega-polveriere: Toropets è l’unica completamente ristrutturata tra il 2015 e il 2018. Il suo compito era custodire le scorte per affrontare la sfida con la Nato sul fronte più caldo: il confine con la Polonia e i Paesi Baltici.
Dopo l’invasione dell’Ucraina l’importanza è aumentata, trasformandosi dal 2023 nel centro di smistamento di tutta la produzione bellica per sostenere “l’operazione militare speciale”. Secondo alcune fonti, custodiva anche i proiettili e i missili arrivati dalla Corea del Nord. E per l’intelligence di Kiev l’assalto ha incenerito pure le riserve di missili Iskander e di bombe plananti Kab, i due strumenti con cui i russi infieriscono di più sulle città ucraine. […]
https://www.repubblica.it/esteri/2024/09/19/news/ucraina_usa_piano_zelensky_guerra-423508155/
2. L’ATTACCO PER DIRE A BIDEN CHE “IL PIANO ZELENSKY” PUÒ CHIUDERE LA GUERRA
Estratto dell’articolo di Paolo Mastrolilli per “la Repubblica”
«Pensiamo presenti una strategia e un piano che possono funzionare». È positivo il giudizio dell’ambasciatrice americana all’Onu, Linda Thomas Greenfield, dopo che il governo ucraino ha informato il segretario di Stato Blinken su come intende portare a termine la guerra.
I dettagli del “piano per la vittoria” annunciato dal presidente Zelensky non sono ancora noti, anche perché il programma prevede che lo illustri a Joe Biden durante l’incontro che avranno la settimana prossima, a margine dell’Assemblea Generale dell’Onu. […]
Zelensky sa che le elezioni del 5 novembre comporteranno un’accelerazione sul fronte dell’invasione russa. Se vincesse Trump, il suo vice Vance ha già lasciato intendere che cercherebbe di porre fine al conflitto creando delle zone demilitarizzate nei territori ucraini occupati da Mosca. Di fatto un passaggio sotto il controllo del Cremlino, anche se non ufficiale.
I combattimenti così si fermerebbero, ma in cambio Kiev dovrebbe affermare la propria neutralità, rinunciando ad entrare nella Nato, e forse anche nell’Ue. Se vincesse Harris ci sarebbe più continuità, perché lei ha confermato di considerare l’aggressione di Putin come una minaccia per la sicurezza dell’intera Europa e degli interessi Usa.
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Zelensky da diverse settimane ha annunciato che sta lavorando ad un “piano per la vittoria”, che porti alla fine del conflitto senza la capitolazione. L’offensiva a Kursk è stata un’anticipazione, che serviva a distrarre le forze armate russe dal Donbass e prendere territori da usare come merce di scambio nell’eventuale negoziato. Il piano punta a rafforzare le posizioni di Kiev, in modo da avere leve nelle trattative.
A questo scopo, però, servono le armi a lunga gittata e il permesso ad utilizzarle contro il territorio russo per colpire le basi militari e logistiche da cui partono gli attacchi verso le città ucraine, consolidare e possibilmente ampliare le conquiste fatte oltre il confine. Kiev però ha sviluppato anche le sue armi in grado di raggiungere il territorio russo, come dimostra l’attacco con i droni a Toropets.
Il capo del Pentagono Austin ha detto che il piano non è stato discusso durante l’ultimo incontro a Ramstein, ma emissari del governo hanno già portato a Washington la lista degli obiettivi che vorrebbero colpire. L’8 settembre Zelensky ha rivelato di aver discusso alcuni elementi del piano anche con una delegazione parlamentare, e martedì il portavoce del dipartimento di Stato Miller ha confermato che è stato anticipato a Blinken la settimana scorsa a Kiev. Il via libera definitivo però potrà venire solo dall’incontro con Biden la settimana prossima.