1- GENNAIO ‘94: PERCHE’ LA STRAGE ALLO STADIO OLIMPICO FU PROGETTATA E POI ANNULLATA? - 2- IL PENTITO SPATUZZA HA DETTO AI GIUDICI DI FIRENZE CHE IL TELECOMANDO NON FUNZIONO’ - 3- PROBABILMENTE GLIENE DIEDERO UNO NON FUNZIONANTE. QUESTA E' LA MIGLIOR CONTROPROVA CHE LA TRATTATIVA STATO-MAFIA ERA ANDATA A BUON FINE E CHE IL MESSAGGIO DEL GOVERNO CIAMPI-MANCINO-CONSO ERA STATO RECEPITO FORTE E CHIARO. QUINDI NIENTE RINNOVO DEL CARCERE DURO PER I TRECENTO BOSS, NIENTE BOMBE -


Enrico Fierro per il "Fatto quotidiano"

salvo lima
Toto Riina

"Fate sapere a madre natura che bisogna fermare il Bingo". Usano codici cifrati i mafiosi di rito corleonese. Siamo nel biennio di sangue che è iniziato il 12 marzo 1992 con l'omicidio di Salvo Lima. Totò Riina non si ferma, uccide Falcone e Borsellino, sbarca sul Continente con le bombe a Roma, Firenze e Milano. È una lunga stagione di sangue che a un certo punto si deve fermare. Perché lo Stato ha capito. Ed è venuto a patti. Oppure, come sostengono mafiosi trasformatisi in pentiti, è cambiato il potere, al governo ci sono i nuovi, gli amici.

‘'Madre natura'' è Giuseppe Graviano, re di Brancaccio e componente influente della direzione strategica di Cosa Nostra. È il 12 gennaio 1994, quando Francesco Tagliavia, boss di Corso dei Mille, durante un processo avvicina suo padre e gli affida un messaggio da trasmettere a Graviano: "Fermate il Bingo". Le stragi mafiose. Ma per capire dobbiamo rileggere quegli anni di fuoco illuminandoci con le cose che sappiamo oggi grazie al lavoro delle procure di Palermo, Caltanissetta e Firenze.

attentato via palestro milano

Bisogna andare ai mesi che separano l'estate del 1993 dall'inizio del 1994. Al governo c'è Carlo Azeglio Ciampi, ministro dell'Interno è Nicola Mancino, alla Giustizia c'è Giovanni Conso. Il 27 luglio, appena due mesi dopo la strage di Firenze, è scoppiata la bomba di via Palestro a Milano, il 28 quella di San Giovanni Laterano a Roma. È la fine di luglio quando Giovanni Brusca incontra Leoluca Bagarella e gli chiede se se ci sono novità, segnali, disponibilità istituzionali dopo le bombe.

falcone borsellino

"Le cose sono un po' ferme. Non ho contatti", risponde Bagarella. Brusca detta la linea: "Luchino a questo punto non ti conviene fermarti, vai avanti, perché se ti fermi ora è come se tu hai cominciato e non hai fatto niente".

Insomma, i vantaggi acquisiti dopo le stragi e le bombe in Continente, rischiano di essere vanificati da una strategia attendista. È lo stesso Brusca , anni dopo, a spiegarlo ai magistrati: "I motivi per andare avanti erano sempre quelli. Cercare le persone per andare a contatti con lo Stato, per portare avanti un vecchio progetto che noi pensavamo che era già attivato".

MILANO E ROMA LUGLIO DUE BOMBE A VIA PALESTRO E ALLA BASILICA DI SAN GIOVANNI IN LATERANO jpeg

Alleggerimento del carcere duro, ridimensionamento del ruolo dei collaboratori di giustizia, introduzione, anche per i reati mafiosi, della "dissociazione" (mi pento e confesso tutti i miei reati senza fare rivelazioni sull'organizzazione), revisione di alcuni processi importanti. Quando Brusca e Bagarella si confrontano Cosa Nostra sta già lavorando a un nuovo progetto stragista. Una bomba allo stadio Olimpico di Roma da far esplodere durante una partita di campionato e destinata a lasciare sul terreno un centinaio di carabinieri.

GASPARE SPATUZZA

Una cosa grossa che avrebbe piegato in due lo Stato e gettato il Paese nel terrore. "All'Olimpico - rivela anni dopo il mafioso pentito Gaspare Spatuzza - dovevamo usare una tecnica esplosiva che neppure i talebani avevano mai usato". Una Lancia Thema imbottita di esplosivo e pezzi di ferro stipati in un bidone da 50 litri. Il commando è già a Roma il 5 giugno 1993. Otto giorni dopo la strage dei Georgofili, fa i primi sopralluoghi. Sono tutti uomini di Cosa Nostra che nella capitale dispongono di due appartamenti (zona Tuscolana) e una villetta sul litorale.

Tutto è pronto, a ottobre l'esplosivo arriva da Palermo. Ma a un certo punto il meccanismo così preciso, così oleato, si blocca. "Ricevemmo un contrordine e tornammo tutti in Sicilia", rivela un pentito. Confermano i magistrati della procura di Firenze: "Vi furono due momenti diversi di operatività del gruppo. Il primo durò 4-5 giorni e fu interrotto da un contrordine, il secondo iniziò subito dopo le feste di Natale del 1993 e si protrasse fino all'esecuzione dell'attentato".

Salvatore Benigno

Agli inizi di gennaio la Lancia Thema viene parcheggiata allo stadio Olimpico in una zona dove sicuramente sarebbero passati i bus con a bordo i carabinieri di servizio. Ma qualcosa va storto. Quando Salvatore Benigno, 'o picciriddu, aziona il telecomando, la macchina non esplode. Riprova, ma è inutile. La Thema è lì, al suo posto, imbottita di esplosivo. È arrivato un altro contrordine? E perché? Anni dopo, da pentito, Gaspare Spatuzza offre una spiegazione che non convince i magistrati. Le bombe si fermarono perché stava cambiando tutto. Ora in politica c'erano gli amici. "Quello di Canale 5 e il nostro paesano che ci stanno mettendo nelle mani l'Italia".