1. 2016, RENZI E SERVIZI SEGRETI AVREBBERO POTUTO SALVARE LA VITA DI GIULIO REGENI
2. "REPORT": ‘’È UNA STORIA DI SPIE, MA ANCHE UNA STORIA DI UNO SCONTRO DI POTERE, CONSUMATO ALL’INTERNO DELL’AMBASCIATA D’ITALIA AL CAIRO – RENZI FU AVVISATO DELLA SPARIZIONE DI GIULIO NON IL 31 GENNAIO MA TRE GIORNI PRIMA, IL 28 GENNAIO, CON UNA COMUNICAZIONE CRIPTATA INVIATA DALL’AMBASCIATORE D’ITALIA AL CAIRO MAURIZIO MASSARI
3. CHI SI È MOSSO INVECE ADDIRITTURA UN GIORNO PRIMA, IL 27, È IL NOSTRO SERVIZIO SEGRETO ESTERO. L’ALLORA NUMERO DUE DELL'AISE, GIOVANNI CARAVELLI, SI ERA RECATO AL CAIRO PER INCONTRARE L'INTELLIGENCE EGIZIANA - I SERVIZI SEGRETI ITALIANI AVREBBERO VISTO REGENI VIVO TRA IL 25 GENNAIO E IL 3 FEBBRAIO, MA L’AISE NON INFORMA L’AMBASCIATORE MASSARI
4. A “REPORT”, MATTEO RENZI RISPONDE AGITANDO L’IPOTESI CHE REGENI POTREBBE ESSERE DIVENTATO STRUMENTO INCONSAPEVOLE NELLE MANI DEI SERVIZI SEGRETI INGLESI IN EGITTO
LE VERITÀ NASCOSTE PER GIULIO REGENI
DI DANIELE AUTIERI - Collaborazione Federico Marconi – Estratti dai servizi di due puntate di Report - Rai3
SENATORE MATTEO RENZI – PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 2014-2016
La mia opinione su questa vicenda e che ci sia una evidente e clamorosa problematica legata a un signore che... o a dei signori, vediamo a chi, comunque che hanno a che fare con i servizi inglesi.
Quando questa vicenda sara definitivamente chiarita allora sara possibile fare chiarezza sulla morte di Giulio.
SIGFRIDO RANUCCI IN STUDIO
Renzi agita lo spettro dei servizi segreti inglesi. Allora il riferimento sottinteso e alla tutor egiziana che si trova a Cambridge Maha Abdelrahman, che sostanzialmente e quella che invia Giulio giu in Egitto.
Il sottinteso è che Regeni potrebbe essere diventato strumento inconsapevole nelle mani dei servizi segreti inglesi in Egitto.
Un’ipotesi che però è stata smentita dalle indagini della procura di Roma e dalla Commissione Parlamentare d’inchiesta.
Anzi, avvalorarla significherebbe diminuire le responsabilita acclarate del governo egiziano. Quella di Renzi è un’opinione che appartiene a un ex Premier, quindi, ha un suo peso.
Però Renzi non ha dato un contributo invece su quello che poteva essere una testimonianza diretta, il mistero del messaggio 211.
Cioe quello che l'ambasciatore Massari invia il 28 gennaio, dove dipinge la figura di Giulio Regeni e lo invia alla Farnesina, alla Presidenza del Consiglio e all’Aise, al servizio segreto esterno, e con toni preoccupati fa presagire al peggio.
Tuttavia, Renzi non si muove, non ritiene opportuno muovere la Presidenza del Consiglio. Quel messaggio misteriosamente sparirà dalle successive relazioni. Renzi poi in commissione d’inchiesta dirà che lui solo il 31 gennaio ha saputo del rapimento di Regeni e che se avesse saputo prima avrebbe potuto fare qualcosa perche ha un buon rapporto con Al Sisi.
Chi si è mosso invece addirittura un giorno prima, il 27, è il nostro servizio segreto estero. L’allora numero due Giovanni Caravelli si era recato al Cairo per incontrare i servizi segreti egiziani.
Tuttavia quei colloqui rimarranno segreti. Secondo la fonte della Farnesina in quel momento però matura la convinzione che Regeni è nelle mani dell’intelligence egiziana.
Il pomeriggio viene allertata la famiglia. Il giorno dopo partirà il messaggio preoccupato dell'ambasciatore Massari alla Presidenza del Consiglio. Sono i giorni in cui Regeni viene condotto nelle carceri segrete dell’intelligence egiziana e comincerà sul suo corpo una tremenda tortura che durerà giorni. A dare una mano all’Aise c’è anche l’intelligence straniera, la Cia, i servizi segreti inglesi, c’è anche l’Eni, che in quei giorni sta firmando un contratto miliardario sulla gestione di un giacimento di gas davanti all’Egitto.
Sono i giorni in cui si infittiscono i misteri. C’è un buco di 20 minuti sulle telecamere a circuito chiuso della metropolitana del Cairo proprio in quel momento in cui doveva esserci il passaggio e il rapimento di Regeni.
Sono i giorni in cui viene ritrovato nell’appartamento di Giulio un appunto dove c’ scritto in egiziano e tradotto in italiano le parole “spia”, “tortura”, “morire”, parole che tracciano il suo destino.
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO
Grazie al Messaggio 211 rivelato da Report, sappiamo adesso che l’allora presidente del Consiglio fu avvisato della sparizione di Giulio Regeni non il 31 gennaio ma tre giorni prima, il 28 gennaio, con una comunicazione criptata inviata dall’ambasciatore d’Italia al Cairo Maurizio Massari.
SERGIO COLAIOCCO – SOSTITUTO PROCURATORE, PROCURA DI ROMA
Il presidente Renzi davanti alla commissione parlamentare ha detto che il 31 riceve la notizia dell’ambasciatore della scomparsa di Giulio Regeni. A quel punto mi attivo, racconta lui. La domanda è se lei sa se lui ha saputo prima del 31 o solo il 31 della scomparsa di Giulio Regeni…
MAURIZIO MASSARI – AMBASCIATORE D’ITALIA AL CAIRO 2013-2016
Io non posso saperlo scientificamente al 100%, immagino, però ripeto noi avevamo attivato tutti i canali anche la Presidenza del Consiglio, l’ufficio del consigliere diplomatico… quindi voglio dire…
DANIELE AUTIERI
Lei ha detto in Commissione che ha saputo l’informazione il 31 quando invece l’ha saputo il 28. Volevo capire questo…
SENATORE MATTEO RENZI – PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 2014-2016
Quello che io ho detto in Commissione lo confermerò davanti ai magistrati.
DANIELE AUTIERI
Però è una questione politica questa, non giudiziaria, capisce…
SENATORE MATTEO RENZI – PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 2014-2016
Siccome io devo rispondere di fronte ai magistrati non ho nessuna difficoltà a rispondere anche a te dopo.
SIGFRIDO RANUCCI IN STUDIO
Dalla scomparsa di Regeni, il 25 gennaio del 2016, al ritrovamento del suo corpo passano dieci giorni, nel corso dei quali le istituzioni italiane si muovono ai livelli più alti, dal presidente del Consiglio al direttore dell’Aise, il nostro servizio segreto estero, senza però riuscire a salvare il ragazzo.
L’ex Premier Renzi dice in commissione di aver saputo il 31 gennaio della scomparsa di Giulio. L’ambasciatore Massari dice invece di averlo informato il 28, come proverebbe il messaggio 211 che Report ha mostrato in esclusiva.
Sono i giorni in cui il ricercatore italiano viene torturato dai servizi egiziani, ma il governo egiziano nega ogni responsabilità. Anzi ripete di non sapere che fine abbia fatto Giulio Regeni.
Lo ribadisce ad esempio al ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e all’ambasciatore d’Italia al Cairo Maurizio Massari. Ed è la linea incardinata nel processo che si sta celebrando a Roma nei confronti dei quattro ufficiali della National Security, il servizio segreto militare egiziano, accusati a vario titolo di aver sequestrato, torturato e ucciso Giulio Regeni.
Ma la linea del Governo egiziano questa sera rischia di sgretolarsi di fronte a documenti inediti e soprattutto al racconto di un supertestimone che dopo essere stato nell’ombra per otto anni ha deciso di parlare con Report. Ha raccontato le responsabilità e i livelli di conoscenza da parte del governo egiziano, indicando anche chi dentro le istituzioni italiane sapeva quello che stava accadendo.
È la storia di una verità troppo difficile da raccontare, una storia di spie, di fiancheggiatori, di chat cancellate e di reticenze, ma anche una storia di uno scontro di potere, consumato all’interno dell’ambasciata d’Italia al Cairo.
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO
Fin dal 25 gennaio, il giorno in cui Regeni sparisce in corrispondenza della fermata della metropolitana di Dokki, il governo italiano, l’ambasciata e l’Aise, il nostro servizio segreto estero, aprono un dialogo con le istituzioni egiziane per capire che fine ha fatto il ricercatore italiano. La stessa domanda che l’ambasciatore Massari pone al ministro dell’Interno egiziano, Ghaffar, quando finalmente lo incontra a colloquio il 2 febbraio.
MAURIZIO MASSARI – AMBASCIATORE D’ITALIA AL CAIRO 2013-2016
Si trattò di un incontro particolarmente lungo durante il quale però non avemmo alcuna notizia, non sapendo quali fossero le sorti del connazionale io ripetei due volte, noi vogliamo Giulio, lo dico in inglese quello che dissi: we want Giulio back.
DANIELE AUTIERI
A quel punto Massari era a conoscenza che Giulio fosse nelle mani dei servizi egiziani?
GUIDO PETTARIN – MEMBRO COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SULLA MORTE DI GIULIO REGENI
Valutava in maniera assolutamente seria la possibilità che fosse nelle mani dei servizi.
DANIELE AUTIERI
E su questo Ghaffar non gli dà una risposta.
GUIDO PETTARIN – MEMBRO COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SULLA MORTE DI GIULIO REGENI
No.
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO
In quei giorni il professore della British University del Cairo Gennaro Gervasio è in costante contatto con l’ambasciata. A lui Massari confessa il suo disappunto
GENNARO GERVASIO – PROFESSONE BRITISH UNIVERSITY IN EGYPT 2011-2016
Lì lui si incazzò tantissimo, si sentì preso in giro da … diceva che il ministro l’aveva trattato con superbia. Lui, infatti, quando lo sentii la sera stava veramente imbestialito.
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO
In quei giorni il professore della British University del Cairo è in costante contatto con l’ambasciata. Gervasio avrebbe dovuto incontrare Regeni proprio la sera del 25 gennaio e quando Giulio non si presenta all’appuntamento concordato è lui il primo ad avvisare l’ambasciatore Massari.
Si allarma perché il 25 gennaio non è un giorno come gli altri. La sensazione di paura e di oppressione politica che si respirava in quelle ore nella sconfinata metropoli delle Piramidi la racconta oggi un uomo incaricato della sicurezza dell’ambasciata d’Italia al Cairo.
GENNARO GERVASIO – PROFESSONE BRITISH UNIVERSITY IN EGYPT 2011-2016
Più che altro mi pareva molto strano che Giulio era una persona molto precisa tanto è vero che lui aveva detto tra 25 minuti poi non risponde, ciò che è successo mi pareva un po strano
DANIELE AUTIERI
Ho capito
GENNARO GERVASIO – PROFESSONE BRITISH UNIVERSITY IN EGYPT 2011-2016
Dopo quattro ore, che nessuno rispondeva
DANIELE AUTIERI
Li lei si è allarmato insomma
GENNARO GERVASIO – PROFESSONE BRITISH UNIVERSITY IN EGYPT 2011-2016
Si. Già da prima in realtà
DANIELE AUTIERI
Lei cosa ha visto il 25 gennaio?
SECURITY AMBASCIATA D’ITALIA AL CAIRO 2016
Il 25 quel giorno che io ero fuori per monitorare anche come è normale che sia e riferire a Roma, c’erano i carri armati, era pieno di polizia investigativa.
DANIELE AUTIERI
Ma c’erano persone in giro?
SECURITY AMBASCIATA D’ITALIA AL CAIRO 2016
E ti assicuro che non c’era quasi nessuno se non come dire personale militare, personale di polizia, la National Security, sarebbe i servizi
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO
Non è un caso se il giorno seguente alla scomparsa diverse agenzie di sicurezza internazionali si mettono in azione e aprono un dialogo con la National Security, lo spionaggio militare che secondo la procura di Roma ha ordito ed eseguito il rapimento, le torture e l’omicidio di Giulio Regeni.
Uno dei centri operativi che viene attivato è l’American University, la culla accademica dell’élite egiziana, ma anche un punto di interesse per i servizi di sicurezza statunitensi. Dalle 15:37 del 26 gennaio l’Università si adopera per ritrovare Giulio Regeni.
RICERCATORE AL CAIRO – AMICO DI GIULIO REGENI
Io vengo a sapere che qualche responsabile della sicurezza dell’American University era stato coinvolto nello smuovere contatti e fare ricerche in ragione del suo passato di generale.
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO
Mohamed Ebeid è un generale dell’esercito egiziano divenuto responsabile della sicurezza dell’ateneo. È lui l’ufficiale di collegamento tra chi sta cercando Giulio e i suoi rapitori. Alle 23.52 sulla posta elettronica dell'ambasciatore Maurizio Massari arriva il contenuto di un messaggio spedito dal generale: «Il ministero asserisce che Giulio Regeni non è stato arrestato e non è tenuto in alcuna stazione di polizia»
GENNARO GERVASIO – PROFESSONE BRITISH UNIVERSITY IN EGYPT 2011-2016
Tutta la security è gestita da egiziani. Io in realtà sinceramente confidavo molto in loro.
DANIELE AUTIERI
Negli egiziani?
GENNARO GERVASIO – PROFESSONE BRITISH UNIVERSITY IN EGYPT 2011-2016
Sì
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO
La sera del 26 gennaio il ministero degli Interni egiziano assicura l’AUC, ovvero l’università americana, che Giulio Regeni non è in mani istituzionali. Ma la notizia è vera o falsa? Seguendo le briciole digitali lasciate da Gennaro Gervasio e dal suo telefono cellulare si scopre adesso che in quelle ore si apre un canale di ricerca parallelo. Rimasto fino ad oggi sconosciuto. Un canale che porta a una donna di nome Zena Spinelli
CHAT GENNARO GERVASIO – ZENA SPINELLI – 27 gennaio 2016
GENNARO GERVASIO
ORE 6:32
Il ministero ha detto all’AUC che non ce l’hanno loro. Speriamo che mentano
ZENA SPINELLI
Ore 6:33
Oggi richiamo il mio amico
Ore 6:34
È bloccato a Parigi… però se è con il ministero lui me lo dirà
Ore 7:09
Poi ti dirò chi è lui…
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO
Zena Spinelli è una lobbista italiana che in passato ha collaborato anche con il governo egiziano e oggi è impegnata con la Commissione Europea per promuovere i diritti umani in Burundi. La sua è una rete di conoscenze ad altissimo livello che fin dalle prime ore la donna attiva per cercare Giulio Regeni.
CHAT GENNARO GERVASIO – ZENA SPINELLI – 27 gennaio 2016
GENNARO GERVASIO
Ore 9:18
È riuscito a sapere qualcosa?
ZENA SPINELLI
Ore 9:19
Non lo trova ma lo sta facendo cercare… lui è un pezzo grosso e si occupa di casi come questo.
Ore 9:23
Ayman è l’assistente del ministro della Giustizia
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO
L’uomo a cui chiede aiuto Zena Spinelli sarebbe Ayman Rashed, ovvero l’assistente diretto del ministro della Giustizia egiziano. In uno scambio di messaggi che risale alla mattina del 26 gennaio Rashed le scrive: «Aspettiamo 24 ore, poi potremo vedere cosa posso fare». I due si tengono in contatto per giorni fino a quando la Spinelli ragguaglia Gervasio con un’affermazione che apre uno spiraglio di speranza.
CHAT GENNARO GERVASIO – ZENA SPINELLI – 31 gennaio 2016
ZENA SPINELLI
Ore 22:32
Mi ha chiamato Ayman… mi ha tranquillizzato un po’
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO
Cosa le dice Rashed, l’assistente del ministro della Giustizia egiziano, Zena Spinelli non lo rivela né a Gervasio né tantomeno agli investigatori italiani arrivati al Cairo il 4 febbraio, il giorno dopo il ritrovamento del cadavere di Giulio Regeni.
Ma lo confessa il 5 febbraio a un suo conoscente, a margine della celebrazione in ricordo di Giulio, la stessa persona che ha scelto di raccontare per la prima volta tutta la storia a Report.
ADDETTO AMBASCIATA D’ITALIA AL CAIRO - 2016
Terminata la cerimonia mi chiede un passaggio in macchina e li mi racconta la storia e mi fa vedere i whatsapp che si è scambiata con Ayman Rashed. Mi fa vedere il whatsapp dove dice: noi non ce l’abbiamo però è ancora vivo. We don’t have him, but he’s still alive… in inglese.
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO
Il messaggio risale al 29 gennaio, quando Regeni è scomparso da quattro giorni e ufficialmente nessuno sa dove sia. Ecco la prova che il governo egiziano sapeva in quali mani fosse finito Giulio Regeni.
ADDETTO AMBASCIATA D’ITALIA AL CAIRO - 2016
Io ho letto i whattsapp tra Ayman Rashed e Zena Spinelli. E ti confermo che c’era scritto questo… poi Zena li ha cancellati.
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO
Quando non c’è più nulla da fare, la Spinelli si adopera per cancellare ogni prova. Tra queste anche i messaggi che la donna si scambia dal 25 gennaio con un operativo dell’Aise al Cairo. È proprio il nostro controspionaggio, ancor prima di Gennaro Gervasio, a chiederle un aiuto nella ricerca del ragazzo.
ADDETTO AMBASCIATA D’ITALIA AL CAIRO - 2016
quando sparisce Regeni e si capisce subito che è una cosa seria, e quindi l’Aise viene informata. M… contatta subito Zena Spinelli ed è per questo che la Spinelli lavora sul suo amico magistrato.
DANIELE AUTIERI
Quindi non per Gervasio?
ADDETTO AMBASCIATA D’ITALIA AL CAIRO - 2016
No! Tra M… e Spinelli in quei giorni c’è un rapporto strettissimo. È M… che viene a sapere subito la risposta del magistrato che gli dice il 29 gennaio non l’abbiamo noi ma è ancora vivo.
DANIELE AUTIERI
Quindi lui lo sapeva già dal 29.
ADDETTO AMBASCIATA D’ITALIA AL CAIRO - 2016
I servizi hanno giocato un’altra partita. E Massari non sapeva un cazzo.
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO
Secondo il testimone già dal 29 gennaio i servizi segreti italiani sanno con certezza che Regeni è nelle mani delle istituzioni egiziane. L’Aise sa ma non condivide l’informazione con l’ambasciatore Massari, aprendo così una frattura istituzionale che diventa una voragine il 3 febbraio, ovvero il giorno del ritrovamento del corpo senza vita di Giulio Regeni.
MAURIZIO MASSARI – AMBASCIATORE D’ITALIA AL CAIRO 2013-2016
In serata tra gli ospiti egiziani c’era anche il viceministro degli esteri Hossam Zaki il quale mi avvicinò e mi disse che era stato alla periferia del Cairo ritrovato un corpo che avrebbe potuto essere quello del nostro connazionale.
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO
Fino ad oggi la versione ufficiale del governo italiano vuole che il primo ad essere informato del ritrovamento sia stato l’ambasciatore Massari intorno alle otto di sera. Una verità che viene smentita dal nostro testimone che era in contatto con Zena Spinelli
ADDETTO AMBASCIATA D’ITALIA AL CAIRO - 2016
Si avvicina Zena e mi dice: guarda io lo sapevo già dal mattino.
DANIELE AUTIERI
Dal mattino?
ADDETTO AMBASCIATA D’ITALIA AL CAIRO - 2016
Dal mattino.
DANIELE AUTIERI
Ma ti ha detto l’orario lei?
ADDETTO AMBASCIATA D’ITALIA AL CAIRO - 2016
Allora guarda se è vero che è stato ritrovato alle 10 del mattino il corpo, e se è vero che il tête-à-tête con Sisi c’è stato comunque dopo, io presumo…
DANIELE AUTIERI
Prima del tête-à-tête.
ADDETTO AMBASCIATA D’ITALIA AL CAIRO - 2016
Sì.
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO
Il tête-à-tête è quello tra il presidente Al-Sisi e la ministra dello Sviluppo Economico che si tiene tra le 13 e le 15 del pomeriggio, al termine del quale la ministra italiana esce con la sensazione che di lì a poco sarebbe successo qualcosa.
FEDERICA GUIDI – MINISTRA DELLO SVILUPPO ECONOMICO 2014-2016
Rimanemmo solo l’ambasciatore Massari, io, il Presidente Al Sisi e sicuramente un interprete. e lui aveva all’interno una persona alla quale parlò in egiziano poi mi disse: stia tranquilla, dica anche a nome mio al Presidente Renzi che farò tutto quello che posso per cercare di darvi una risposta.
DANIELE AUTIERI
Quale fu la sua sensazione al termine dell’incontro?
FEDERICA GUIDI – MINISTRA DELLO SVILUPPO ECONOMICO 2014-2016
Io purtroppo ebbi la sensazione che di lì a poco avremmo saputo qualcosa.
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO
Al-Sisi fa capire ma non dice nulla alla ministra italiana. Eppure, dalla ricostruzione del nostro testimone, l’informazione arriva ai servizi italiani già dalla mattina, in concomitanza con la visita del direttore dell’Aise Alberto Manenti al Cairo per incontrare il generale Fawzi, capo dell’intelligence egiziana.
DANIELE AUTIERI
Tu credi che Manenti sia andato lì il 3 per farsi ridare il corpo o per farsi ridare il ragazzo vivo?
ADDETTO AMBASCIATA D’ITALIA AL CAIRO - 2016
In questo piccolo mondo della comunità italiana al Cairo la gente parlava e parlavano soprattutto, parlava chi non avrebbe dovuto parlare. C’era un pesce piccolo dell’Aise, che era sposato con questa donna che dopo la scomparsa di Giulio e prima del ritrovamento del corpo parlando con le sue amichette gli è scappato di dire che i servizi avevano visto Giulio.
DANIELE AUTIERI
I servizi italiani?
ADDETTO AMBASCIATA D’ITALIA AL CAIRO - 2016
Sì! Una domanda importante è: perché hanno restituito il corpo? Secondo me è stata un’imposizione della nostra Aise. Cioè gli hanno detto: guardate noi sappiamo cosa è successo, magari abbiamo anche visto anche… l’abbiamo visto. Quindi a noi il corpo ce lo ridate.
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO
I servizi italiani avrebbero visto Giulio Regeni, non sappiamo se vivo o morto. E forse anche per questo avrebbero ottenuto dagli egiziani la restituzione del corpo. È certo però che quando il corpo del ragazzo viene riconsegnato, Massari capisce che la battaglia per far emergere le responsabilità delle istituzioni egiziane non può essere combattuta.
ADDETTO AMBASCIATA D’ITALIA AL CAIRO - 2016
A un certo punto c’è un deal tra Massari e i servizi in qualche maniera. E gli dicono basta, è finita, non continuare. E questo io ne ho la conferma perché poi in un’occasione incontro Massari e gli dico: provo a tornare un po’ sulle dinamiche? E Massari mi dice chiaramente: no guarda, fine è finita, chiudi tutto e non se ne parla più.
SIGFRIDO RANUCCI IN STUDIO
Secondo questa testimonianza uomini dei servizi segreti italiani avrebbero visto Giulio Regeni tra il 25 gennaio e il 3 febbraio, è il racconto che la moglie di un agente di stanza all’ambasciata d’Italia del Cairo fa nel corso di una cena. Non è possibile accertare se in quell’occasione quella donna abbia detto la verità.
Abbiamo potuto vedere le chat della lobbista Zena Spinelli inviate al nostro testimone nelle quali ricostruisce il suo ruolo di mediatrice per i servizi italiani e mostra il messaggio di Ayman Rashed, assistente del ministro della Giustizia egiziano. Il 29 gennaio, quando Regeni è ancora in vita Rashed le scrive: «Non lo abbiamo noi, ma sappiamo che è ancora vivo». È la prova che il governo egiziano sapeva chi fossero i carcerieri e i torturatori di Giulio.
La lobbista Zena Spinelli gira quel messaggio al nostro controspionaggio che inizia una partita parallela a quella dell’ambasciatore Massari. Giulio viene ucciso secondo le perizie tra l’ 1 e il 2 febbraio e così scopriamo che il 3 febbraio, già dalla mattina, i servizi italiani erano a conoscenza del ritrovamento del corpo di Giulio Regeni, quasi 12 ore prima di quanto portasse la versione ufficiale. Prima che ne venisse a conoscenza data a Massari solo la sera alle 20,30.
Significa che il presidente Al Sisi sapesse e che probabilmente ha omesso durante l’incontro con la nostra ministra Federica Guidi. E forse non è un caso che il 3 febbraio, quando il numero uno dell’Agenzia Alberto Manenti incontra al Cairo il capo dell’intelligence egiziana, il corpo di Giulio Regeni viene restituito.
La restituzione del corpo chiude anche la frattura profonda che si era aperta tra l’Aise e l’ambasciatore Massari, che era intenzionato a inchiodare alle loro responsabilità anche i più alti livelli delle istituzioni egiziane. Il 13 febbraio Zena Spinelli viene chiamata in ambasciata dagli uomini del Ros dei carabinieri che stanno indagando, Nega tutto e cancella le chat con i politici egiziani e gli uomini dell’Aise.
Massari allora chiama il nostro testimone e gli fa capire che è stato trovato un accordo in nome della ragion di stato. La ricerca dei responsabili si fermerà agli operativi, agli uomini dei servizi egiziani accusati di aver torturato e ucciso il ragazzo, non toccherà il livello più alto, quello delle coperture politiche e istituzionali.