''CONTE SUL MES SI È ARRESO DA QUEL DÌ'' - CLAUDIO BORGHI: ''PUR DI RIMANERE AL GOVERNO HA CERCATO LA LEGITTIMAZIONE EUROPEA. CHE INCLUDEVA IL FAMIGERATO FONDO. L'OBIETTIVO È FARLO FIRMARE A QUESTO GOVERNO PER POI METTERE SOTTO CONTROLLO I PROSSIMI. PER QUESTO ABBIAMO DETTO DI NO ANCHE AGLI EUROBOND. IN REALTÀ SONO UN'EUROTASSA - SE LA BCE SMETTESSE DI ACQUISTARE TITOLI, SAREBBERO GUAI ANCHE PER PARIGI, CON UNA CRISI DI TUTTA LA PARTE PERIFERICA DELL'ATTUALE UE''

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Daniele Capezzone per “la Verità

 

Claudio Borghi, leghista, presiede la commissione Bilancio della Camera. Ma, al di là della sua funzione istituzionale, è tra i protagonisti della battaglia politica per mettere in guardia il Paese rispetto ai rischi del Mes (e non solo quelli, come vedremo). Ha conversato a tutto campo con La Verità all' inizio della settimana che vedrà lo svolgimento del decisivo Consiglio europeo del 23 aprile.

 

Presidente Borghi, è persa la battaglia? Il governo ha ceduto?

«Già da tempo. Il cedimento viene da lontano, dai tempi dei governi del Pd. Poi purtroppo è proseguito anche durante il nostro governo con il M5s, quando si è cominciato a parlare di "riforma" del Mes, nonostante avessimo scoperto e denunciato tutto per tempo».

 

MARCO ZANNI MATTEO SALVINI CLAUDIO BORGHI

Come va interpretato lo sforzo di tante personalità che si sono prodigate a spiegare le presunte virtù del Mes?

«Uno sforzo di propaganda che non si vedeva da anni, impressionante per quantità e qualità di manipolazione, oltre che per - chiamiamola così - coralità».

 

Ma che senso ha avuto, per il governo, forzare per settimane dicendo «No Mes», se già sapevano che alla fine si sarebbero piegati?

«Questa scelta deriva dal fatto che - appunto - li avevamo scoperti.

E siccome una parte sostanziale della loro maggioranza ha capito e seguito la nostra denuncia, qualcuno ha tentato di costruire un alibi di "lotta" che ovviamente non c' era stata. Tattica analoga a quella di fine 2019, quando Roberto Gualtieri provò a prendersi il merito di un rinvio della cosiddetta "riforma": in realtà c' era stata la richiesta francese di verificare attraverso il loro consiglio di Stato le clausole di azione collettiva. A Gualtieri non parve vero di poter calciare in là il barattolo. La verità è che tutta questa trattativa va avanti con il "lieve problema" di non avere alcuna maggioranza parlamentare a sostenerla Ai tavoli, temo, sono d' accordo da tempo. Il resto è teatro».

 

Lei cita spesso il famigerato Regolamento europeo 472 del 2013, che all' articolo 7 consente in una fase successiva (a maggioranza qualificata) l' aggravamento delle condizionalità. Perché fanno finta di sottovalutare questa realtà?

«Temo che mettere sotto controllo eventuali futuri governi politicamente sgraditi all' attuale, attraverso clausole destinate a scattare ex post, sia ciò che alcuni cercano. L' operazione è in due fasi: adesso, avere un po' di denaro da distribuire con sorriso sudamericano; dopo, far scattare una tagliola quando a governare ci sarà qualcun altro».

 

Lei dice, guardando avanti: c' è il rischio che questa maggioranza voglia pregiudicare la libertà di manovra di un ipotetico futuro governo di centrodestra

«Nessuno in questa maggioranza ragiona in termini di propria continuità. Sì, la speranza è sempre l' ultima a morire. Ma la ragione dice a quelli che siedono nell' attuale governo che non siederanno anche nel prossimo. Quindi l' unico obiettivo è provare a far cambiare la percezione immediata a una parte dei cittadini, senza preoccuparsi delle conseguenze. Ma tante cose devastanti, da anni, ad esempio il bail in, sono state fatte pensando solo all' immediato e allo spread».

matteo salvini claudio borghi

Gualtieri e Conte hanno remato nella stessa direzione o ci sono state divergenze vere? Mi spiego: Gualtieri più telecomandato da Bruxelles, Conte più consapevole che, con un cedimento palese, la sua vicenda politica è conclusa?

«No, io penso che interpretino la stessa parte. Con sfumature diverse, lo facevano anche Conte e Giovanni Tria, a suo tempo, quando - come dicevo - abbiamo scoperto il gioco della "riforma" del Mes. Nel caso di Tria possono aver avuto un ruolo l' ingenuità e la mitezza di una persona con altra esperienza paracadutata all' interno di una trattativa che forse non lo appassionava o gli appariva un insieme di tecnicismi.

E magari il suo staff e Bruxelles lo hanno convinto che fosse tutta "cosa buona"».

 

E Conte?

«Conte in brevissimo tempo ha deciso di schierarsi nella direzione che gli veniva indicata da altri fuori dall' Italia. Il famoso "Non si firma niente!" indicatogli chiaramente da Matteo Salvini, e in quel momento anche da Luigi Di Maio, evaporò quando Angela Merkel gli mise la mano sulla spalla. E la scena si ripete adesso: Vito Crimi e Di Maio dicono una cosa, ma tutto improvvisamente si sblocca in direzione opposta dopo una telefonata a Conte della Merkel».

MESSAGGIO DI SALVINI A BORGHI SUL MES NON FIRMIAMO UN CAZZO GIUGNO

 

E i grillini? Catturati dal Pd o dalla voglia di continuare a portare casa lo stipendio?

«Tra di loro, a parte diversi improvvisati, c' è una parte consapevole, che magari prova anche a resistere. Ma il fatto che a fronte di un conclamato tradimento non ci siano atti conseguenti, e cioè la cacciata di Conte e Gualtieri, fa capire che c' è anche - chiamiamolo così - il timore di perdere il lavoro attuale.

Come dire: cerco di fermarti ma non arrivo alle estreme conseguenze. Noi della Lega invece non avemmo paura di rompere quando fummo certi che il governo di allora andava in una direzione non controllata e non controllabile».

 

Certo, è abbastanza surreale che alla vigilia del Consiglio europeo Camera e Senato abbiano previsto solo un' informativa del premier, senza il voto di risoluzioni.

Una lesione democratica notevole.

«È gravissimo. Spesso le risoluzioni parlamentari prima di un Consiglio europeo sono lo specchio di ciò che il governo vuole sentirsi dire. E tra l' altro, se fosse vero che Conte vuole andare con un forte mandato per dire no al Mes, quale miglior modo di arrivarci se non una bella risoluzione delle Camere?

E invece no: la spaccatura è così profonda che il governo preferisce andare senza un voto».

 

claudio borghi e i deputati leghisti contro conte sul mes

Arriva al pettine il nodo dell' operazione Von der Leyen-Gentiloni. Ci era stato raccontato che con lo «schema Ursula» e con Gentiloni all' Economia l' Ue ci avrebbe aperto le porte. Qualcosa è andato storto.

«Sinceramente non credo che nessun italiano abbia pensato che la motivazione del governo Pd-M5s fosse un ipotetico riformismo europeo. Anche i loro tifosi sapevano che l' unico obiettivo era non far vincere Salvini».

 

I grillini si vantarono di essere stati decisivi per la fiducia alla presidente tedesca della Commissione Ue.

«Eh, questo è oggettivamente imbarazzante. Vede, voglio descriverle un contesto umano, mi riferisco agli eurodeputati grillini: si sono ritrovati proiettati in quel mondo; con risorse per strutture e collaboratori, una specie di "reddito di europeanza", e però erano isolati, con lo stigma del "populista cattivo". Hanno cercato di uscire dall' angolo, bussando a tutte le porte, pure all' Alde; nel frattempo si era deteriorato il rapporto con noi».

E sono cascati nella trappola.

roberto gualtieri claudio borghi

«A quel punto è arrivata la Von der Leyen che aveva disperatamente bisogno di voti e loro hanno detto sì. Temo che a Roma molti grillini non abbiano nemmeno percepito la gravità della cosa. Da prima delle elezioni europee ai tre mesi successivi non compresero che, pur essendo loro sotto pressione nei sondaggi e noi in grandissima crescita, l' unica loro difesa poteva essere l' asse proprio con noi. E invece si sono prestati».

 

Come infiocchetteranno il cedimento? Punteranno sul mitico «pacchetto» o proveranno a cambiare il nome alle cose, come ha incredibilmente suggerito David Sassoli?

«Temo che un punto d' arrivo possa essere un Mes camuffato da eurobond. Motivo per cui la Lega ha fatto bene a votare contro la risoluzione dei Verdi che avrebbe aperto la strada - dico io - all' eurobond/eurotassa».

 

Spieghiamolo bene: un' ipotesi di quel tipo avrebbe richiesto tasse europee e in prospettiva avrebbe aperto la porta all' omogeneizzazione fiscale.

«Il punto di arrivo di questi signori è attingere a prestiti europei governati dall' Europa, anziché confidare nei risparmiatori. Forse noi stessi dovevamo e dobbiamo essere ancora più chiari: ci siamo battuti contro il Mes perché era il rischio più immediato, ma anche altre "soluzioni" come quegli eurobond sarebbero l' anticamera di "tasse europee"».

claudio borghi 2

 

Detto questo, al di là del merito, e al di là del fatto che una risoluzione al Parlamento europeo conta poco, non è stato un gran segnale per l' opposizione che i partiti di centrodestra la scorsa settimana abbiano votato in modo difforme.

«Vero, ma il peccato originale è nel 2012, già al momento dell' istituzione del vecchio Mes».

 

Scenario opposto. Miracolosamente, vi danno retta. E si punta sul fatto che la Bce debba fare acquisti illimitati di titoli degli stati membri. Ma c' è il rischio che qualcuno (magari sulla base di una futura decisione della Corte costituzionale tedesca) chiuda i rubinetti anche lì?

«Il rischio indubbiamente esiste. Ma uno scenario del genere significherebbe la fine della coesione o anche solo di una parvenza di coesione di questa Ue, e l' inizio di problemi enormi non solo per noi, ma anche per Spagna e Francia. Se la Bce smettesse di acquistare titoli, sarebbero guai anche per Parigi, con una crisi di tutta la parte periferica dell' attuale Ue».

 

GIANCARLO GIORGETTI E CLAUDIO BORGHI

Domanda conclusiva. Dolo o colpa? Stanno cedendo perché volontariamente prigionieri di Bruxelles o solo per incapacità?

«In passato, dal momento che l' informazione era quella che era, prevaleva la colpa. Ma adesso, e mi prendo anche una piccola fetta di merito nella circolazione delle notizie sul reale stato delle cose, se si cede è dolo».