1. LA ''TEMPESTA PERFETTA'' È QUASI CERTA: ALLA VIGILIA DELLA PRESENTAZIONE DELLA FINANZIARIA, I MERCATI COMINCERANNO A TESTARE E TASTARE LE INTENZIONI DEL GOVERNO
2. TRIA E GIORGETTI SONO SPAVENTATI: L'APPOGGIO DI TRUMP NON CONTA MOLTO, I GRANDI FONDI USA HANNO DECISO DI INIZIARE A DISINVESTIRE. A DRAGHI CHIEDONO IL ''QE-BIS'', LUI TACE
3. DI MAIO PENSA SOLO ALLE EUROPEE DEL 2019: L'ECONOMIA DEVE REGGERE FINO AD ALLORA, PER PUNTARE SUL RIBALTONE POPULISTA AL PARLAMENTO EUROPEO. SALVINI È PIU' TRANQUILLO: SICUREZZA E IMMIGRAZIONE SONO A COSTO ZERO, MENTRE FLAT TAX E FORNERO...
DAGOREPORT
La cosiddetta “tempesta perfetta” è quasi certa. Alla fine di settembre, alla vigilia della presentazione della Finanziaria, i mercati cominceranno a tastare e testare le intenzioni del governo pentaleghista.
Il vero nodo di questa esecutivo sarà l’economia. Infatti il sottosegretario Giorgetti, l’unico politico con un ruolo di responsabilità che capisca di economia, è molto preoccupato. E in questo si trova in sintonia col ministro Tria.
Il ragionamento che fanno Giorgetti e Tria è: non possiamo andare contro l’Europa, dire che il 3% non è giusto, e allo stesso tempo chiedere l'ombrello della BCE, ben sapendo che se lo spread supera la soglia dei 350 punti, l’Italia rischia davvero il default finanziario.
L'appoggio di Trump non conta molto: i fondi d'investimento americani devono pensare ai loro azionisti, e già si stanno ritirando. I più importanti come Pimco e Fidelity (fondi pensione) hanno già fatto delle riunioni in gran segreto con focus l’Italia. E tra di loro hanno deciso di cominciare a disinvestire a partire da settembre.
La parola “revoca”, la parola “nazionalizzazione”, la parola “sfondamento del 3%” costituiscono una spinta al disinvestimento in titoli italiani. Ecco perché una parte dei leghisti come Giorgetti e Borghi sta pressando in direzione di Draghi affinché continui con il Quantitative Easing. Finora il governatore della BCE non ha dato nessun segno di ascolto. E il QE è stato già determinante per salvare l’Italia.
I vari Di Maio e Toninelli pensano solo al voto delle Europee del 2019: il loro obiettivo è di riuscire a non precipitare dal punto di vista economico fino ad allora. Scommettono che il prossimo Parlamento Europeo cambierà gli equilibri politici: Macron è al minimo storico come la Merkel, e il populismo la fa da padrone in gran parte degli stati dell’Unione.
A questo punto a Di Maio non dispiacerebbe un’alleanza politica a livello europeo con la Lega. Dal canto suo, Salvini non ha una agenda politica prefissata, ma fluida e variabile con il clima politico. Il leader leghista ha indovinato il nemico europeo, Macron, e ha commissionato sondaggi che danno la Lega al 32%.
Non solo: il suo campo di battaglia verte su sicurezza e immigrazione, temi che non hanno a che fare con i numeri della finanza e dell’economia, e ha pure smesso di minacciare di far fuori la Fornero, altro tema che metteva a rischio le casse del Paese. La Flat Tax? i costi sono da diluire nel tempo, e da subito si è parlato di un impegno spalmato su tutta la legislatura.
Di contro, le promesse di Di Maio sono quasi solo economiche, dall’Ilva al Reddito di cittadinanza. Deve conseguire un qualche successo per non perdere i voti alle Europee a favore del leader leghista, che ha scavalcato il Governo incontrando Orban a Milano come se il premier Conte e il ministro degli Esteri Moavero non esistessero.
Quel gagà di Conte non tocca palla: sulla politica estera, sulle prossime nomine dei Servizi Segreti, sulle questione economiche. Ed è bastato un altolà di Di Maio e Casaleggio per fargli inghiottire il rospo Casalino, autore di gaffe a non finire.