L'ADDIO ALLA PRESIDENZA DEL GRUPPO GEDI È SOLO IL PRIMO PASSO? – COME DAGO-DIXIT, CON LA POSSIBILE FUSIONE TRA STELLANTIS E RENAULT, JOHN ELKANN NON AVREBBE PIÙ MOTIVO PER TENERSI SUL GROPPONE “REPUBBLICA” CON ANNESSE FAIDE CON IL CDR-POLITBURO – CON IL SETTORE DELLE MACCHINE IN CRISI DRAMMATICA (-31,7% PER LA CASA ITALO-FRANCESE), MEGLIO CONCENTRARSI SU LUSSO E TECNOLOGIA, E VENDERE IL QUOTIDIANO A UN COMPRATORE AFFIDABILE...
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REP: VIA MOLINARI, C’È ORFEO ORA SI APRE LA GUERRA SUL TG3
Estratto dell’articolo di Gianluca Roselli per “il Fatto quotidiano”
La decisione era prevista a Repubblica, dove da tempo Maurizio Molinari non riusciva più e tenere i fili tra redazione e proprietà, mentre è stato un fulmine a ciel sereno a viale Mazzini, dove però qualcuno sussurra che “Mario Orfeo ha lasciato il Tg3 prima che lo mandassero via”.
[…] John Elkann lascia la presidenza di Gedi, di cui rimane azionista attraverso Exor, e al suo posto arriva il fedelissimo Maurizio Scanavino, che lascia il posto di amministratore delegato a Gabriele Comuzzo. Una scossa tellurica ai posti di comando. Mentre alla direzione di Repubblica Mario Orfeo prende il posto di Maurizio Molinari, che resterà come editorialista e inviato.
[…] Ma torniamo alla proprietà, perché lasciare la presidenza di Gedi per Elkann ha il sapore del primo passo verso uno sganciamento dal mondo dell’informazione. Dopo aver ceduto le testate locali e l’Espresso, da mesi a Torino si rincorrono voci su un disimpegno che avrebbe il suo culmine nella cessione di Repubblica.
E qualcuno lega questo “disimpegno” al fatto che in futuro, agli Elkann, il quotidiano non servirà più perché saranno anche fuori dal settore auto, come ieri non ha mancato di sottolineare Carlo Calenda. “Appena uscirà dall’automotive, subito prima o appena dopo, venderanno anche Repubblica”, è la previsione del leader di Azione.
E i numeri recenti non aiutano: per Stellantis calo di produzione auto del 31,7% (meno 68,4% solo a Torino), il crollo in Borsa del 14,7% di qualche giorno fa, gli stabilimenti chiusi, voci sempre più insistenti di una fusione con Renault. “Meglio vendere Repubblica da semplice azionista che da presidente del gruppo”, si fa notare.
Il primo a saltare, nel frattempo, è Molinari. L’ex direttore, informato qualche giorno fa, si era attirato le critiche della proprietà per non aver saputo scongiurare due giorni di sciopero durante l’Italian Tech Week, evento cui Jaki teneva moltissimo e dove è stato annunciato l’accordo con OpenAi alla presenza di Sam Altman.
Sciopero indetto proprio per “le gravi ingerenze nell’attività giornalistica da parte dell’editore in occasione di Italian Tech Week”, ha spiegato il Cdr. Ingerenze e censure per le quali l’assemblea di redazione ha sfiduciato Molinari il 9 aprile scorso, con annesso sciopero delle firme per 24 ore. Un clima infuocato, dunque. Con l’accusa a Molinari di non riuscire più a “tenere” la redazione, che fonti interne descrivono completamente “allo sbando”.
Da qui l’idea di richiamare Mario Orfeo, magari con lo zampino di Ezio Mauro, che è stato il suo anfitrione nel quotidiano sin da quando Orfeo vi mise piede, nel 1993 allo Sport, dopo tre anni alla redazione napoletana.
Mauro lo stima a tal punto che prima lo porta alla redazione politica e poi lo promuove a tappe fino a farlo caporedattore centrale, nel 2001. […] La sua uscita dal Tg3 – dove torna dopo che Carlo Fuortes gli toglie la direzione approfondimenti – ridà fiato a chi vede quella poltrona già prenotata dai 5 Stelle, con Senio Bonini o Giuseppe Carboni, in cambio del via libera del partito di Conte in Vigilanza su Simona Agnes […] . Ma ieri da fonti pentastellate si ribadiva che “il Movimento non parteciperà alla votazione”. […]
ELKANN SI SFILA DALLA GUIDA DI GEDI E APRE NUOVI SCENARI SUGLI INVESTIMENTI A BREVE TERMINE
Estratto dell’articolo di Stefano Cingolani per “il Foglio”
[…]. Ha vinto il comitato di redazione che ha condotto un durissimo scontro con il direttore e con i vertici della Gedi? Ha vinto Giorgia Meloni che ha fatto della Repubblica il proprio nemico numero uno mentre la Repubblica trasformava il capo del governo nella sua bestia nera? O forse ha vinto Elkann che ha seguìto l’impulso ad allontanarsi dall’Italia dove nulla sta andando come avrebbe voluto?
Anche se nel suo caso di vittoria è difficile parlare con tutti i guai che si trova fra i piedi, quelli privati con l’eredità di nonna Marella e quelli pubblici a cominciare dalla Stellantis e da Carlos Tavares che ieri, la giornata degli addii, ha detto di voler andare in pensione nel 2026 per poi fare una mezza marcia indietro.
Lo sciopero della Repubblica il 25 e 26 settembre, proprio mentre a Torino si celebrava l’annuale l’Italian Tech Week, è stato preso come un affronto da Elkann che dialogava in tenuta casual con Sam Altman e annunciava un accordo con OpenAI che offre a Chat Gpt accesso ai contenuti editoriali del gruppo.
[…] se la uscita di Molinari covava da tempo, le dimissioni di Elkann sono inattese. È vero che lascia oneri e onori al fido Scanavino, ma quella patata è diventata troppo bollente. Lo è sul piano editoriale perché le vendite continuano a calare e la distanza con Corriere della Sera aumenta.
Lo è sul piano politico perché lo scontro tanto aspro e frontale con Giorgia Meloni, non solo con il suo governo, sta producendo ricadute molto scomode, la prima delle quali è su Stellantis. Il gruppo automobilistico del quale la Exor di Elkann è il primo azionista con il 15 per cento, sta andando male quasi ovunque, compresi gli Stati Uniti, ma in Italia è un tonfo di oltre il 30 per cento.
[…] C’è anche un’altra spiegazione (per ora solo una speculazione). John Elkann aveva detto e ripetuto che l’editoria era una delle gambe fondamentali della strategia di Exor, dopo la fusione tra Fca e Psa.
La holding degli eredi Agnelli, una volta sistemata l’auto diventata un peso (anzi un pozzo di San Patrizio come soleva dire Umberto Agnelli a Gianni suo fratello), avrebbe puntato sul polo del lusso attorno alla Ferrari che si è rivelata una vera cornucopia, la moda con l’acquisto a caro prezzo delle scarpette rosse Louboutin, la tecnologia e l’editoria (Elkann è anche il maggior azionista dell’Economist).
In questi anni lusso e tecnologia sono diventati i due gioielli della corona, ora si è aggiunta la sanità con l’acquisto del 17,5 per cento della Philips la storica compagnia olandese passata dalle lampadine alla salute, della quale Exor è primo azionista con il 17,5 per cento spendendo oltre tre miliardi e 300 milioni di euro. Lì vuole essere “investitore di lungo termine”. Nella Repubblica il termine è scaduto? È quel che temono i giornalisti. Le voci di una vendita si rincorrono da tempo. Restiamo in ascolto.