C'È UNO CHE DIFENDE L'AZZOLINA - M.FELTRI: ''LE HANNO DETTO DI TUTTO, SCIAGURA, INCAPACE, FANTASMA, MANDA I NOSTRI FIGLI ALLO ZOO, PIAGNUCOLA ECC. MA IO NE TROVO PIÙ ATTINENTE UN'ALTRA: VALE ZERO. INFATTI SONO USCITI I DATI SUI CONTAGI DELLE PRIME DUE SETTIMANE E…'' - MA ''LA VERITÀ'' SCAVA NEL SUO CONCORSO DA PRESIDE, QUELLO DI CUI LEI NON VUOLE SI PARLI…

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1 – ZERO VIRGOLA ZERO

Mattia Feltri per “la Stampa

 

A proposito, Lucia Azzolina non s' è ancora dimessa? Non ha ancora risposto del disastro, del cataclisma, della bancarotta? Ora, io non ho nemmeno troppo da lamentarmi: mio figlio alle medie è spossato poiché deve tenere la mascherina per l'intera durata delle lezioni, e mia figlia - quinto ginnasio - è distrutta poiché è ancora senza banco, e non sa dove appoggiarsi a riposare le stanche membra, ma mi sembrano disagi tollerabili.

 

lucia azzolina alla camera 1

Non devo però farmi fuorviare da queste piccole, parziali informazioni. La politica italiana ha un'opinione più complessa del lavoro del ministero dell'Istruzione in vista del nuovo anno scolastico, appena cominciato, e le cui molteplici sfaccettature hanno impegnato un ricco vocabolario: Azzolina non sa gestire neppure un asilo, Azzolina è una sciagura, Azzolina è contro il diritto alla salute, Azzolina è incapace, Azzolina è un fantasma, con Azzolina c'è il caos, Azzolina è una persona con problemi, Azzolina è indegna, Azzolina manda i nostri figli allo zoo, Azzolina è tragica, Azzolina è il peggior ministro della storia, Azzolina piagnucola, Azzolina non capisce una mazza e questa è solo una frettolosa antologia.

 

La mia critica preferita è Azzolina vale zero. La trovo la più attinente. Infatti sono usciti i dati sui contagi dopo due settimane di lezione. Studenti contagiati, quasi mille e cinquecento, cioè lo 0,02. Insegnanti contagiati, meno di trecentocinquanta, lo 0,04. Personale contagiato, poco più di cento, lo 0,05. Ecco, Azzolina non vale zero, vale zero virgola zero. Riconoscerle che ha fatto un buon lavoro sarebbe da gentiluomini, se ce ne fossero.

 

 

2 – LA AZZOLINA CHIEDE DI NON FARE LUCE SUL CONCORSO DA PRESIDE VINTO DA LEI

lucia azzolina alla camera

Maurizio Tortorella per “la Verità

 

In quale Paese al mondo può accadere che sia indetto un concorso di Stato per coprire alcune migliaia di posti da dirigente scolastico, ma che sullo svolgimento dei test vengano denunciate anomalie così gravi da spingere sei diverse Procure ad aprire un'inchiesta, e irregolarità tali da indurre i Tribunali amministrativi ad annullare la selezione? In quale Paese può accadere che, malgrado tutto questo, per oltre un anno non accada assolutamente nulla?

 

In quale Paese può accadere poi che a quel concorso partecipi un deputato della Repubblica, e che sulla sua prova d'esame vengano lanciati gravi dubbi da uno dei commissari che l'hanno valutata? In quale Paese quel deputato-candidato preside, poi divenuto ministro dell'Istruzione, potrebbe opporsi in un'aula di giustizia alla legittima richiesta di pubblicazione di tutti gli atti d'esame, per di più schierando il ministero al suo fianco?

 

LUCIA AZZOLINA AL MARE

Se la vostra risposta ai quattro quesiti è stata «l'Italia», complimenti: avete passato l'esame. Anche Lucia Azzolina ha sicuramente superato il suo, il 19 giugno 2019. Docente precaria in Liguria, entrata in ruolo a Biella, quel giorno Azzolina, che allo scritto dell'ottobre 2018 era passata per il rotto della cuffia (73 contro un punteggio minimo di 71,7), ha superato l'orale ed è divenuta preside: da oltre un anno era stata eletta deputato del Movimento 5 stelle ed era entrata in commissione Cultura, un'istituzione che di concorsi scolastici si occupa per statuto, per poi essere nominata sottosegretario all'Istruzione. Sulla bontà della sua prova, poi, era emerso uno scandaletto.

 

Verso la fine dello scorso dicembre il critico e linguista Massimo Arcangeli, che era stato tra i suoi esaminatori, aveva rivelato che la performance della deputata grillina non era stata proprio eccelsa: «Mi chiedo» aveva raccontato Arcangeli, «come si possa pensare di affidare la guida della Pubblica istruzione a chi, in quell'orale, non ha risposto a nessuna delle domande d'informatica al punto da meritarsi uno zero».

 

Anche la prova d'inglese non era andata bene, solo 5 su 12. Ma quelle legittime domande erano state presto silenziate, ed erano anche servite a poco: due settimane dopo, il 10 gennaio 2020, Azzolina era stata nominata al dicastero dell'Istruzione, come Arcangeli aveva previsto e temuto. Ed era stata confermata anche tra i 2.900 vincitori del concorso. Il problema è che nel frattempo molti aspiranti presidi «bocciati», riuniti in un comitato dal programmatico nome «Trasparenza è partecipazione», hanno deciso di dare battaglia legale.

 

Poco prima che Azzolina s' insediasse al ministero, attorno al Natale 2019, il comitato è riuscito a ottenere dal suo predecessore Lorenzo Fioramonti 430 elaborati d'esame su circa 9.000: tutti anonimi, ovviamente, ma con la valutazione delle sotto-commissioni. «L'analisi di quei documenti è stata illuminante», dice Giancarlo Pellegrino, esponente del comitato. La lista delle anomalie è lunga ed è finita in un dossier creato dal comitato con l'aiuto di tecnici ed esperti.

 

mattia feltri

Secondo «Trasparenza è partecipazione», i rigidi criteri di valutazione delle prove, prestabiliti da una commissione plenaria, sarebbero stati disattesi da alcune delle 38 sotto-commissioni d'esame, che avrebbero dato punteggi irregolari, con frazioni di voto diverse da quelle indicate. «In certi casi le incongruenze sono ancora più gravi» aggiunge Pellegrino «perché vengono valutate positivamente risposte mai date, o incomplete.

 

Una domanda del test scritto, per esempio, prevedeva 5 punti nel caso in cui il candidato avesse citato correttamente le norme di riferimento: in alcuni elaborati la risposta non c'è, ma quei punti vengono assegnati ugualmente». Almeno tre commissari d'esame avrebbero poi agito in palese conflitto d'interessi, violando il regolamento del concorso che il ministero nel 2017 aveva emanato per decreto: prima dell'esame, infatti, avevano svolto attività di formazione dei candidati, e c'era il rischio di favoritismi.

 

Gravi falle, del resto, avrebbe mostrato anche il «codice sorgente» del sistema informatico, utilizzato per garantire l'anonimato della prova scritta. L'attivismo del comitato, tra denunce e ricorsi, ha avuto effetto. Una prima segnalazione alla Procura di Roma ha fatto aprire un'inchiesta nella Capitale e altri cinque procedimenti penali a Bologna, Napoli, Ravenna, Catania e Santa Maria Capua Vetere. I fascicoli all'inizio erano contro ignoti, ma a Panorama risulta che gli inquirenti abbiano da poco iscritto alcuni nomi nel registro degli indagati.

 

È andato ancora più in là il Tribunale amministrativo del Lazio, che con tre sentenze pronunciate fra il luglio 2019 e il giugno 2020 ha confermato alcune delle lamentele del comitato e ha annullato il concorso. Il Tar ha ordinato anche la piena pubblicità degli elaborati e dei risultati dello scrutinio, e il libero accesso al «codice sorgente». A quel punto, però, tutto s' è arenato. A causa dell'opposizione del ministero dell'Istruzione, che chiedeva di non turbare l'attività didattica, nell'ottobre 2019 il Consiglio di Stato ha sospeso le decisioni del Tar del Lazio e rinviato a un'udienza che si terrà il prossimo 26 ottobre.

 

luigi di maio lorenzo fioramonti

Ma in vista di quell'appuntamento cruciale il ministero, attraverso l'Avvocatura dello Stato, ha nuovamente chiesto al massimo organo della giustizia amministrativa di negare ogni pubblicità agli atti. Il paradosso è doppio, perché a «firmare» il nuovo ricorso è la stessa Azzolina, che non solo è parte in causa, visto che ha vinto il contestatissimo concorso, ma in quanto rappresentante del Movimento 5 stelle dovrebbe essere il primo alfiere della trasparenza. La motivazione per il nuovo no all'accesso agli atti?

 

Il grande carico di lavoro per il ministero, impegnato nel difficile avvio di un anno scolastico che peraltro ha già causato non poche grane e problemi d'immagine alla stessa numero uno dell'Istruzione. Oltre al fatto che il «codice sorgente», se pubblicato, non potrebbe più essere utilizzato. Si legge anche che i dirigenti scolastici vincitori rischierebbero «l'estromissione o la discriminazione (), o altri svantaggi personali e/o sociali»: potrebbero «essere esposti a minacce, intimidazioni, ritorsioni...».

 

In attesa della decisione del Consiglio di Stato, il 25 settembre l'ex ministro Fioramonti si è dissociato con forza dal suo successore e compagno di Movimento: «Ho sempre creduto necessario rendere i concorsi il più possibile trasparenti» ha dichiarato «perché ne va della credibilità dello Stato. Trovo pertanto inaccettabile che dopo la mia uscita dal ministero la richiesta di accesso agli atti, che io avevo concesso, sia stata respinta ancora una volta».