C'È UN CLIMA SERENO IN FRANCIA: ASSALTATO DA 40 PERSONE UN COMMISSARIATO A PARIGI, GLI AGENTI SONO RIUSCITI A MALAPENA A BARRICARSI ALL'INTERNO MENTRE LA FOLLA ATTACCAVA CON FUOCHI D'ARTIFICIO - DIVERSE ALTRE STAZIONI DI POLIZIA IN TUTTA LA FRANCIA SONO STATE PRESE DI MIRA - IL GIORNALISTA INFILTRATO TRA I POLIZIOTTI: ''DUE CLAN IN GUERRA, GLI AGENTI E I 'MISERABILI'. MELE MARCE DA ENTRAMBI GLI SCHIERAMENTI''

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1. IN 40 ATTACCANO UN COMMISSARIATO DI POLIZIA IN FRANCIA

AGI - Una quarantina di persone ha attaccato e assediato un commissariato di polizia fuori Parigi nella notte di ieri. Hanno utilizzato spranghe di ferro e fuochi d'artificio, lanciati come mortai contro l'edificio. Un'azione grave che spinto a nuove richieste per un'azione piu' dura del governo dopo una serie di attacchi alle forze di sicurezza francesi.

 

LA PROTESTA DEI POLIZIOTTI FRANCESI

Due agenti poco prima di mezzanotte erano in pausa sigaretta all'esterno del commissariato di Champigny sur Marne, a circa 12 chilometri a est della capitale, quando gli aggressori si sono improvvisamente riuniti e sono entrati in azione. Gli agenti sono riusciti a malapena a barricarsi all'interno quando la folla ha iniziato ad attaccare l'ingresso e diversi mezzi della polizia, mentre altri hanno lanciato una raffica di potenti fuochi d'artificio contro lo stabile. Nessuno è rimasto ferito.

 

Nelle ore successive nel centro della città era stata fermata una persona, ritenuta tra i responsabili, ma poi scagionata dalla procura che sta esaminando i filmati della sorveglianza. Il sindaco della città, Laurent Jeanne, ha spiegato che la polizia potrebbe essere stata presa di mira per rappresaglia dopo un recente incidente con uno scooter, presumibilmente causato dalla polizia che pero' "non e' stato dimostrato".

 

Il ministro dell'Interno, Gerald Darmanin, ha twittato che "questi piccoli spacciatori non spaventano nessuno e non scoraggeranno il nostro lavoro contro la droga", sebbene i funzionari di polizia non abbiano ancora identificato gli aggressori. Anche se il sindaco ha riconosciuto il problema del traffico di droga nel quartiere di Bois L'Abbe, dove si trova il commissariato.

 

LA PROTESTA DEI POLIZIOTTI FRANCESI

L'ufficio di Darmanin ha annunciato che martedì incontrerà i sindacati di polizia, che da mesi premono per misure concrete per migliorare le condizioni di lavoro. Proprio loro hanno raccontato che l'attacco vicino a Parigi ha evidenziato una crescente minaccia contro le forze dell'ordine nei sobborghi depressi della capitale e in altre grandi città.

 

Le tensioni sono alte da molto tempo in queste aree densamente popolate e spesso povere, dove grandi comunità di immigrati si sono lamentate a lungo della brutalita' della polizia e del razzismo. Mercoledì scorso due agenti di polizia erano stati aggrediti e colpiti con le loro armi in un sobborgo di Parigi. Nella notte tra venerdi' e sabato si era verificato un attacco molto simile in un commissariato a Le Mans.

 

"Non c'è più rispetto per le forze dell'ordine, e purtroppo il governo non e' riuscito a cambiare questa tendenza", ha denunciato Frederic Lagache, del sindacato di polizia dell'Alleanza. "Sono letteralmente scene di guerra", ha detto alla televisione Bfm, Valerie Pecresse, leader di destra della regione dell'Ile de France che comprende Parigi, mentre visitava la stazione di Champigny. "Il ministro dell'Interno deve aumentare il numero di agenti nei quartieri più duramente colpiti dalla criminalità organizzata", ha aggiunto.

 

Diverse altre stazioni di polizia in tutta la Francia sono state prese di mira in simili attacchi di fuochi d'artificio quest'anno e la stazione di Champigny sur Marne era già stata colpita, lo scorso aprile, da giovani che brandivano fuochi d'artificio. "Ma erano solo ragazzi che protestavano durante il lockdown" imposto per frenare il coronavirus, ha spiegato il sindaco Jeanne. "Oggi siamo di fronte a qualcosa di completamente diverso, questi volevano ferire due agenti", ha aggiunto.

 

 

2 - "AGENTI E MISERABILI DUE CLAN IN GUERRA" IL RACCONTO DAL FRONTE DEL REPORTER INFILTRATO

Estratto dall'articolo di Anais Ginori per “la Repubblica

COMMISSARIATO DI POLIZIA PARIGI SOTTO ATTACCO

 

«Ci sono due clan, la polizia e loro. Inconciliabili». «Loro» sono quelli che nel suo libro Valentin Gendrot chiama i «bastardi ». Giovani arabi, migranti, ragazzi di colore. «Quando eravamo in pattugliamento e passavamo davanti a un gruppo di giovani, il commento dei poliziotti era: Ecco i bastardi». Gendrot è un giornalista di 32 anni ma parla ancora come se fosse un poliziotto. Per sei mesi ha lavorato come assistente alla sicurezza in un commissariato del diciannovesimo arrondissement , uno dei quartieri più popolari della capitale.

 

«All'inizio sono stato io a infiltrarmi nella polizia» racconta bevendo un caffé nel quartiere multietnico della Goutte d'Or. «Dopo tre o quattro mesi, è stata la polizia a infiltrare me. Ho adottato le parole, i codici e gli atteggiamenti dei miei colleghi». Il libro di Gendrot, Flic , sbirro, ha provocato un nuovo shock in Francia dove non passa giorno senza che ci sia una polemica sulle forze dell'ordine. Uomini in divisa accusati di violenze e abusi, come nel caso di Adama Traoré o Cédric Chouviat, morti durante dei controlli di polizia. Ma anche agenti che si fanno massacrare o attaccare da bande di giovani com' è successo questa settimana nella regione di Parigi.

 

«La polizia francese ha due problemi - spiega Gendrot - la mancanza di riconoscimento nella popolazione e l'assenza di risposte dallo Stato al suo profondo malessere ». Il suo esordio in divisa è cominciato con l'assistere al pestaggio di un ragazzo in custodia e l'arrivo di una donna venuta per raccontare del marito violento. «Torni se lo farà di nuovo» hanno risposto gli agenti rifiutandosi di prendere la denuncia. Gendrot narra una perquisizione per un banale problema di musica ad alto volume che finisce con un giovane caricato sul furgone, riempito di botte e scaricato qualche chilometro dopo. Quando l'adolescente presenta denuncia, il giornalista fornisce una falsa testimonianza per coprire i suoi colleghi aggressori.

poliziotti accoltellati a parigi 6

 

Gendrot ammette un «caso di coscienza». La bugia, sostiene, è stata «un danno collaterale » per poter continuare la sua inchiesta. Ora che l'Igpn, l'organo di vigilanza interna della polizia, ha riaperto l'inchiesta sarà di nuovo convocato. «Non vedo l'ora di poter dire la verità. A volte mi domando: cosa penserà quel ragazzo della polizia?».

 

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Il suo viaggio nella polizia, già in corso di traduzione in vari Paesi europei, cambierà qualcosa? Il giornalista francese è pessimista. «Dubito che il governo avrà davvero la forza di eliminare le mele marce».