E' INIZIATA LA TRATTATIVA LEGA-PD: SUL TAVOLO QUIRINALE, LEGGE ELETTORALE E DATA DEL VOTO - SALVINI SPINGE PER UN SISTEMA PROPORZIONALE CHE PREVEDA UN PREMIO DI MAGGIORANZA PER LA COALIZIONE - ENRICHETTO DA' PRIORITA' ALLA MODIFICA DEI REGOLAMENTI PARLAMENTARI, PER IMPEDIRE LE TRANSUMANZE DI DEPUTATI E SENATORI - L'IDEA DEL PD DI ALLARGARE IL CAMPO DEL CENTROSINISTRA, ACCHIAPPANDO I CENTRISTI TENDENZA GIANNI LETTA CHE SOFFRONO I SOVRANISTI - CON DRAGHI AL QUIRINALE, SI POTREBBE FORMARE UN NUOVO GOVERNO SENZA LA LEGA…

-


letta meloni salvini

Francesco Verderami per il "Corriere della Sera"

 

E meno male che di Quirinale si comincerà a parlare «solo da gennaio», come dice Letta. In realtà, siccome la trattativa per il Colle è parte di un pacchetto che comprende anche la legge elettorale e la data del voto, il segretario del Pd è già impegnato nei contatti con le altre forze politiche.

 

enrico letta matteo salvini meeting rimini 2

Infatti Calderoli l'ha cercato per conto di Salvini, per verificare la disponibilità a cambiare il Rosatellum con un sistema proporzionale che preveda un premio di maggioranza per la coalizione. Ma nel corso delle conversazioni Letta si è concentrato soprattutto sulla modifica dei regolamenti parlamentari, per impedire di qui in avanti le ormai tradizionali transumanze di deputati e senatori. E al termine del colloquio il dirigente leghista ha spiegato a Salvini che «secondo me non se ne farà nulla».

 

letta salvini

Prima delle Amministrative il leader dem aveva dovuto anche respingere le pressioni dei suoi compagni di partito, ai quali aveva chiesto «tempo per pensarci». La netta vittoria di ieri pare l'abbia convinto a non pensarci più. Anche se resta il problema di trovare un'intesa bipartisan su quel «pacchetto» che consegna ai partiti ancora un ruolo, dato che nel governo il ruolo ce l'ha solo il premier.

 

Per quanto, a sentire il renziano Rosato, «se Draghi dovesse formalizzare la sua candidatura al Colle, nessuno avrebbe la forza di opporsi». In tal caso però un pezzo del Pd, da Zingaretti a Bettini, avrebbe in mente una variabile: votare Draghi al Quirinale e spingere per cercare di andare subito dopo alle elezioni, prendendo d'infilata gli avversari.

draghi enrico gianni letta

 

In effetti le urne consegnano un centrodestra privo al momento di guida e di linea politica, logorato da una competizione per la leadership tra Salvini e Meloni, che invece di indicare un vincitore è finita con due sconfitti. Il caos emerge dall'urgenza con la quale ieri la leader di FdI ha chiesto un vertice della coalizione, ammettendo che tra alleati ci sono «posizioni diverse».

 

Ecco perché persino esponenti della segreteria dem accarezzano (e non da oggi) l'idea di approfittarne, sfruttando l'attuale sistema di voto che - secondo i loro calcoli - permetterebbe di conquistare dei collegi al Nord, e grazie ai grillini buona parte di quelli al Sud. Conte sarebbe stuzzicato dalla prospettiva. Tanto che, dinnanzi alle richieste di quanti nel Movimento chiedono il proporzionale, l'ex premier ha fatto il pesce in barile: «Anche a me piacerebbe, ma non vorrei rompere con Letta...».

 

ENRICO LETTA PARLA DI DRAGHI A PORTA A PORTA

Ieri il segretario del Pd ha formalmente scartato l'ipotesi del voto anticipato, citandola. Un'abile mossa, funzionale intanto a tenere uniti i gruppi parlamentari, dove c'è chi esorcizza l'eventualità delle urne, avvisando che «sarebbe il Papeete di Enrico». Se «Enrico» frena è anche per un altro motivo: vuole provare ad allargare il campo del centrosinistra, strappando agli avversari i centristi tendenza Letta (Gianni) che mostrano insofferenza verso i sovranisti.

 

draghi letta 1

Immaginare una «coalizione Ursula» insieme a Berlusconi è irrealistico: il Cavaliere si muoverebbe solo per il Colle. Letta (Enrico) potrebbe ugualmente riuscire nell'impresa se, con Draghi al Quirinale, si formasse un nuovo governo senza la Lega. In ogni caso i centristi dell'altra sponda chiedono a garanzia una legge elettorale proporzionale. Come spiega il capogruppo di Coraggio Italia, Marin, «proprio questa legislatura, con i suoi tre diversi governi, dimostra che il maggioritario non porta al bipolarismo».

 

Così si torna al punto di partenza. E se la trattativa sul «pacchetto» non si sblocca, è perché le variabili sono numerose e bisogna fare i conti con i numeri necessari per eleggere il capo dello Stato. I grillini come Buffagni, per esempio, sono consapevoli che sulla partita della legge elettorale e del Colle, il Movimento non solo non è in campo ma neppure in panchina. Sta in tribuna.

 

Buffagni

È vero che Di Maio - come rivela una fonte autorevole del M5S - incontra riservatamente molte personalità: da ultimo anche Cantone, Severino e Veltroni. «Ma noi che siamo il gruppo di maggioranza relativa - ha detto Buffagni a un gruppo di cinquestelle - non possiamo agire di rimessa. Dobbiamo incidere sulla scelta del Quirinale, evitare le elezioni anticipate e puntare sul proporzionale per sfuggire all'abbraccio mortale che ci porterebbe ad essere residuali». E siamo appena ad ottobre...