UN'INTERVISTA CHE È MEGLIO DI UN ROMANZO - DELLA MAROGNA PARLA L'EX SPIA FRANCESCO PAZIENZA, 74 ANNI DI AVVENTURE E MISSIONI: ''MI ASSILLAVA AL TELEFONO, ERA GASATA DAL MONDO DELLO SPIONAGGIO E VOLEVA CONOSCERE UN'ICONA. VANTAVA UN RAPPORTO CON I VERTICI DEI SERVIZI SEGRETI ITALIANI E IN EFFETTI UN COLLEGAMENTO CE L'AVEVA. CREDEVA DI SISTEMARE TUTTO ATTRAVERSO PAROLIN - INCONTRAI TRUMP NEL 1983. PARLO' SOLO DI FIGA''

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L'EX 007: «LA MAROGNA VOLEVA ARRIVARE A PAROLIN»

Giacomo Amadori per “la Verità

 

«Lo giuro su Evita Peròn», esclama con la voce raschiata dal tabacco. «La adoro. Mi alzo tutte le mattine alle 6 per farle l' iniezione di insulina visto che è diabetica». Evita è una cagnolina, una West Highland, e l' intervistato è Francesco Pazienza, una delle figure più discusse della nostra storia recente. Nato il 17 marzo del 1946 in provincia di Taranto («sono terrone e me ne vanto» ci dice), è laureato in medicina e chirurgia («Con 110 e lode»), ma nella sua vita ha fatto tutt' altro.

 

francesco pazienza

Per Wikipedia «è un ex agente segreto italiano, noto per essere stato coinvolto in varie indagini sugli episodi di terrorismo e stragismo». È stato condannato a 10 anni di prigione per aver depistato le indagini sulla strage di Bologna, nonostante si sia sempre professato innocente («I giudici di Milano hanno contestato la decisione dei colleghi di Bologna sottolineando come io fossi nemico di Gelli e della P2»). Ha preso anche sei anni per il crac del Banco ambrosiano. È stato consulente del Sismi, i servizi segreti militari.

 

Nel 1982 si è trasferito negli Stati Uniti a fare il finanziere, il suo lavoro di sempre. Un anno dopo è scattato il mandato di arresto nei suoi confronti.

Ha trascorso 12 anni in cella, di cui quasi 6 in isolamento («Hanno cercato di farmi diventare matto») e l' ultimo anno e mezzo di condanna l' ha trascorso in affidamento ai servizi sociali facendo il volontario della pubblica assistenza di Lerici (La Spezia). Per il suo impegno durante il terremoto dell' Aquila ha ricevuto un attestato di benemerenza firmato dal prefetto Franco Gabrielli, l' attuale capo della Polizia.

CECILIA MAROGNA

 

Ha scritto un libro intitolato Il disubbidiente: «Ma è introvabile, l' hanno fatto sparire. Su Amazon costa 170 euro». Detesta barba e baffi, quindi guai a chiamarlo «barba finta». Prima di iniziare a rispondere si ricarica la pipa.

 

Cecilia Marogna, la cosiddetta Lady Becciu, nonché aspirante 007, dice di essere la figlia che lei non ha mai avuto

«Io non sono mica responsabile di quello che dice la gente. Di persona non l' ho mai vista. L' ho sentita solo al telefono. Doveva venire a trovarmi a Lerici, ma era sempre occupata».

 

CECILIA MAROGNA

Davvero non l' ha mai incontrata?

«Lo giuro su Evita. La prima volta che ho visto la sua faccia è stata sui giornali. La verità è che in Italia quando si parla di intelligence e spionaggio si fa riferimento a me. Chiederò a qualche università di darmi una cattedra, almeno guadagnerei qualche soldo».

 

Come siete entrati in contatto?

«Mi è stata presentata nel 2018 da una persona dell' intelligence di cui non posso fare il nome, ma che era per me credibile».

 

È un agente in attività?

«Non credo. Non posso dirle altro. La Marogna vantava un rapporto di grande fiducia con i vertici dei Servizi segreti. Poi per curiosità ho fatto un giro di telefonate e ho scoperto che in effetti aveva un collegamento con loro».

 

Che cosa le chiese?

francesco pazienza

«Voleva dei consigli. Non si stupisca. Hollywood vuole fare un film su di me e non le sto dicendo una stronzata. Non si dimentichi che il Billygate che coinvolse il fratello del presidente statunitense Jimmy Carter, è un' operazione che feci io. Trovai le prove delle commistioni di Billy con Muammar Gheddafi e in America scoppiò un casino. E anche l' incontro del Papa con il leader palestinese Yasser Arafat l' ho organizzato io».

 

La Marogna aveva un motivo particolare per cercarla?

«Era gasata dal mondo dello spionaggio e voleva conoscere un' icona, diciamo così».

 

Ho letto che le chiedeva contatti di fonti in Sud e Centro America

«Esattamente. Li cercava anche in alcuni Paesi africani, ma io svicolavo. Io ho dei contatti, ma non è come dare un consiglio su dove comprare un paio di scarpe».

 

Non le ha concesso nessuna informazione?

«Assolutamente niente».

 

Quante volte l' ha chiamata?

giovanni angelo becciu

«Prima che l' arrestassero mi ha cercato 3-4 volte, forse cinque. Era appena scoppiato il caso Becciu. Non la sentivo da circa un anno e mezzo. E prima avevamo parlato altre 3-4 volte».

 

Nei giorni scorsi perché l' ha contattata?

«Perché era sicura che sarebbe andata a parlare con il segretario di Stato Pietro Parolin. Voleva dei consigli su come comportarsi, siccome sapeva che avevo avuto dei rapporti stretti con il Vaticano.

Ma il mio Vaticano non ha niente a che vedere con quello di adesso. Il mio Vaticano era Marcinkus, Silvestrini, Casaroli, Giovanni Paolo II. Non si dimentichi che io ho mandato per conto della Santa Sede 3 milioni di dollari in lingottini d' oro a Lech Walesa (il leader di Solidarnosc, Ndr) nel gennaio del 1981 in maniera molto avventurosa».

giovanni angelo becciu papa francesco bergoglio

 

Vale a dire?

«Li nascondemmo a Trieste nel doppio fondo di una Lada che venne ritirata a Danzica da un prete».

 

Torniamo alla Marogna. Le ha dato l' impressione di essere preoccupata?

«Assolutamente no. Anzi. Credeva di poter gestire la questione delle sue attività direttamente con il vertice della Segreteria di Stato. Io le dissi che non sapevo cosa consigliarle, dal momento che ignoravo di che cazzo stesse parlando. Era convinta di aver fatto liberare tanti preti e suore sequestrati. Non solo pensava che non le sarebbe successo niente, ma che anzi Parolin avrebbe voluto continuare a sviluppare un rapporto con lei, a prescindere da Becciu».

 

E del suo legame con il cardinale che cosa le ha detto?

«Un cazzo di niente. Parlava solo dei suoi rapporti con la Segreteria di Stato e addirittura con Parolin».

 

È vero che in una recente telefonata le ha parlato male di Francesca Chaouqui, la sua acerrima nemica?

francesco pazienza

«Uuuuuuuuuuuuuh. Erano come cane e gatto. Diceva che si erano scontrate. Pensava che dietro ai suoi guai e a quelli di Becciu ci fosse la Chaouqui».

 

Quando ha sentito la Marogna l' ultima volta?

«Ero a pranzo con un alto funzionario della Deutsche bank. Le ho detto che l' avrei richiamata. Ma poi è stata arrestata. Due o tre giorni prima, invece, era convinta che sarebbe stata convocata dal cardinale Parolin o da un suo segretario».

 

I conoscenti in Sardegna sostengono che non si fosse ma occupata di intelligence, che era una tranquilla casalinga che commerciava in telefonini

«È la stessa impressione che ho avuto io. Però nella vita quando passa un treno che si ferma solo dieci secondi ci sali al volo. Ho letto sui giornali che girava per lavoro con la figlia. Non è la cosa più indicata, eufemisticamente parlando, per chi fa l' agente segreto. Non si può portare una bambina in missione, cazzo».

 

Come ha fatto a diventare una 007 dal nulla?

parolin e bergoglio

«È una questione abbastanza misteriosa anche per me.

Per fare le cose che ha fatto o dice di avere fatto lei, devi avere un certo background».

 

La Marogna ha mai speso il nome di Flavio Carboni?

«Con me mai».

 

E lei ha mai parlato con Carboni della Marogna?

«Per carità. Ogni tanto lui mi chiama al telefono, è sempre lui a farlo, e mi dice (imita l' accento sardo, ndr): "Ciao come stai, devo venire a trovarti perché dobbiamo fare delle belle cose insieme", poi scompare per sei mesi. Mi ha chiamato quest' estate e mi ha detto: "Ho questo prodotto, il grafene che rivoluzionerà". Io ho tagliato il discorso: "Sì, va bene Flavio quando vuoi sono qua, c' è sempre un pesce al forno per te"».

 

 

francesco pazienza

Un' intervista sulla Marogna sta stretta a Pazienza. I suoi aneddoti ci inondano.

«L' ultimo prigioniero scambiato al Check point Charlie tra Est e Ovest è stato un mio amico, un agente cecoslovacco, che è venuto a trovarmi anche a Lerici» ci racconta. Poi ricorda che il premio Pulitzer Gerald Posner gli ha dedicato diverse pagine nel suo libro «I banchieri di Dio».

«Nell' ambiente sono abbastanza conosciuto» precisa con malcelato orgoglio. «Tre giorni fa mi hanno mandato i saluti di Rudolf Giuliani (l' ex sindaco di New York, Ndr), che sta facendo la campagna elettorale di Donald Trump, che io conosciuto a Palm Beach».

 

Prego? Era in missione?

«Ma quale missione, era nel 1983 e io non c' entravo più un cazzo (l' Italia aveva chiesto il suo arresto, ndr). Eravamo davanti a un caffè e siamo stati una mezz' oretta insieme e ha parlato solo di figa. Se qualcuno mi avesse detto "sei stato a tavola con il futuro presidente degli Stati Uniti", avrei chiamato il 911, il numero delle ambulanze. È stato mezz' ora a chiedermi se mi piacessero di più le bionde o le more».

Francesco Pazienza

Evita attira la sua attenzione. Il tempo dell' intervista è finito: «Sì, adesso ti do da mangiare. Ma non rompere i coglioni».

francesco pazienza