L'OMBRA DEL VOTO FILO-PUTIN SI ALLARGA FINO ALLA FRANCIA – DOPO SERBIA E UNGHERIA, OCCHIO A MARINE LE PEN, CHE NON FRENA LA SUA RINCORSA SU MACRON. I SONDAGGI PRONOSTICANO LA CANDIDATA DEL "RASSEMBLEMENT NATIONAL" AL BALLOTTAGGIO (ATTUALMENTE SAREBBE TESTA A TESTA CON MACRON) – IL THINK TANK "TERRANOVA": “SE FOSSE ELETTA, LA PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA FRANCESE SAREBBE UNA PERSONA CHE DIPENDERÀ FINANZIARIAMENTE DALL'ENTOURAGE DI PUTIN PER TUTTA LA DURATA DEL MANDATO” (VISTO CHE LA SUA CAMPAGNA E’ FINANZIATA DA DENARO RUSSO E UNGHERESE)
-Francesca Pierantozzi per il Messaggero
Uno dei primi a felicitarsi con Aleksandar Vucic trionfalmente rieletto in Serbia, è stato Vladimir Putin: da Mosca il presidente russo ha esaltato «il partenariato strategico che esiste tra i nostri due paesi, senza alcun dubbio è nell'interesse di due popoli fratelli come sono i russi e i serbi».
Vucic non ha certo sgradito: il risultato senza appello (60 per cento di voti che lo confermano per un secondo mandato di cinque anni) è stato raggiunto grazie a slogan celebranti la «pace e la stabilità» e decisioni che hanno sinora accuratamente evitato di imporre qualsiasi sanzione alla Russia.
Una politica da equilibrista per un nazionalista sedicente convertito all'Europa e per un paese candidato a entrare nella Ue. Il risultato Putin-compatibile di Belgrado fa eco a quello di Budapest, dove Viktor Orban è stato riconfermato altrettanto trionfalmente contro avversari tacciati di «allinearsi con i guerrafondai della Nato», e presentandosi come il candidato della «pace» che non consentirà mai l'invio di armi all'Ucraina o sanzioni sull'energia alla Russia. Posizioni non proprio coerenti per un paese che è membro della Nato e dell'Unione Europea.
LA RINCORSA Le prime due elezioni sul continente ai tempi della guerra in Ucraina mostrano che il fronte anti-Putin non è così granitico come vorrebbero i principali leader europei. In particolare, i risultati di Budapest e Belgrado gettano qualche ombra sulla prossima elezione prevista dal calendario politico europeo: il primo turno delle presidenziali francesi.
A cinque giorni dal voto, la candidata del Rassemblement National Marine Le Pen non frena la sua rincorsa su Emmanuel Macron. Tutte le cifre annunciano un duello al ballottaggio Le Pen-Macron e tutte pronosticano un divario che per la prima volta rientra nella forchetta di errore, 45 per cento alla candidata del Rassemblement National e 47 al presidente.
Mai Marine Le Pen è stata, almeno stando ai sondaggi, tanto vicina all'Eliseo. E' il risultato di una zelante opera di auto-sdoganamento, che l'ha portata in questi anni ad attenuare l'eredità xenofoba, anti-musulmana, e antisemita delle origini e, molto più di recente, ad attenuare anche la professata ammirazione per il regime di Putin. Tuttavia, come fa notare il think tank Terranova in un articolo pubblicato ieri, «se Marine Le Pen fosse eletta, la Presidente della Repubblica francese sarebbe una persona che dipenderà finanziariamente dall'entourage di Vladimir Putin per tutta la durata del mandato».
Nonostante l'invasione dell'Ucraina abbia radicalmente fatto mutare i toni che Le Pen riserva ormai a Putin, la sua campagna resta finanziata da denaro russo e ungherese. Il rimborso di 8 milioni di euro di debiti verso la società russa Aviazapchast (che aveva rilevato il prestito contratto dal Rassemblement National con la banca russa FCRB) è stato infatti gentilmente dilazionato fino al 2028. Per questa campagna, come scrive Terranova, Le Pen si è invece rivolta «alla banca ungherese MKB, dalla quale ha ottenuto un prestito di 10,6 milioni di euro».
A dirigere MKB è l'oligarca ungherese Loring Mészàros, amico d'infanzia del premier Orban. «Gli elettori - scrive Terranova - hanno il diritto di chiedersi quali sarebbero i margini di manovra di Le Pen se fosse eletta ad aprile. Una cosa è sicura, sarebbe ancora fortemente in debito con russi e ungheresi». Senza contare che, se la posizione nei confronti di Putin è cambiata a parole, sulla carta il suo programma non è stato modificato e al capitolo Difesa , la candidata di estrema destra all'Eliseo propone «un'alleanza con la Russia su alcuni argomenti di fondo: la sicurezza europea, la lotta contro il terrorismo, la convergenza nel trattamento di grandi dossier regionali che hanno un impatto in Francia, come il Mediterraneo orientale, l'Africa del Nord e centrale, il Golfo e il Medio Oriente».