L'OSSERVATORIO HA 20 ANNI E FESTEGGIA SALENDO SALE SUL RING DELLA POLITICA - ANDREA CECCHERINI: “ALL'ITALIA MANCA UN GRANDE PROGETTO CHE DIA UNA PROSPETTIVA AL PAESE. MA NON PUÒ FARLO UNA CLASSE DIRIGENTE POLITICA IMPOVERITA, IMMISERITA, COM'È QUELLA ITALIANA. LA MANCANZA DI LEADER E DI CORAGGIO È LA VERA EMERGENZA NAZIONALE ITALIANA”

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Intervista del direttore del Corriere Fiorentino Paolo Ermini

 

Sergio Mattarella e Andrea Ceccherini

Ha vent'anni ed orgogliosamente li dimostra e li mostra, come accade ai ragazzi di quell'età: il 5 giugno del 2000 nasceva a Firenze l'Osservatorio Giovani-Editori, la creatura di Andrea Ceccherini, fiorentino di Scandicci, classe 1974, liceo scientifico e poi Giurisprudenza.

 

L'obiettivo era quello di educare gli studenti italiani delle superiori alla cittadinanza piena e consapevole attraverso la lettura critica dei giornali nelle ore di lezione a scuola. Un'impresa coronata da un successo crescente, non solo come numeri, che ha beneficiato dell'adesione di tanti istituti e di tanti editori, e del sostegno dì numerose fondazioni bancarie, grandi e piccole.

tim cook e andrea ceccherini

 

Da alcuni anni l'Osservatorio ha allargato il suo campo d'azione oltre i confini del nostro Paese, ottenendo la collaborazione dei maggiori protagonisti dell'informazione internazionale, dagli editori e dai direttori dei grandi giornali degli States ai signori della Silicon Valley che guidano i colossi del web. Di tutto questo parliamo con il fondatore e presidente dell'Osservatorio, che ha sede in piazza Antinori, con le finestre spalancate sulla possente facciata barocca di San Gaetano.

 

andrea ceccherini patrick soon shiong

Andrea, in vent'anni il mondo è profondamente cambiato. E l'Osservatorio? Che cos'è oggi l'Osservatorio?

«L'Osservatorio è cambiato con il mondo. E continuerà a cambiare con il mondo che cambia. Oggi l'Osservatorio ha capito come nell'era dell'intelligenza artificiale ciò che più conta è una solida coscienza della differenza con l'intelligenza umana, affinché la tecnologia sia al servizio dell'uomo e non viceversa.

 

ANDREA CECCHERINI TIM COOK

Perché questa coscienza si formi e si mantenga serve un allenamento costante al pensiero critico, che è da sempre la missione dell'Osservatorio. Siamo cambiati, sì, ma restando fedeli al principio che al centro della realtà, in ogni stagione, deve restare la persona nella sua pienezza e dignità».

 

jens weidmann klaas knot andrea ceccherini ignazio visco

Il Covid-19 ha aggravato la crisi economica, e non solo, del nostro Paese. Le vittime principali, anche in prospettiva, sembrano proprio quei giovani che stanno nell'intitolazione dell'Osservatorio. Può bastare parlare a loro di cittadinanza, di consapevolezza dei propri diritti?

«No. Non può bastare. Per essere giovani davvero, i giovani devono avere una voglia inesauribile di cambiare il mondo. Oggi più di prima, in un mondo che offre meno opportunità di prima. Ai giovani io dico: mantenete la vostra carica rivoluzionaria, non abbiate paura del vostro istinto, del talento naturale che fa di ciascuno un essere unico. Sono convinto che ognuno di noi abbia un proprio Gps naturale in grado di portarci sulla strada più adatta. Però ci dobbiamo aiutare, dobbiamo crederci».

andrea ceccherini laurene powell jobs

 

In poche parole, tu che pensi dei nostri giovani?

«I giovani di oggi io li trovo straordinari, come quelli di ieri. Però vedo anche un ritorno a valori che le generazioni precedenti forse avevano barattato con le opportunità. Nei giorni scorsi ero in California e mi ha molto colpito la radicalità e la determinazione dei ragazzi che, senza distinzione di colore, sono scesi in piazza per rivendicare il rispetto di un diritto calpestato, senza alcuna disponibilità a scendere a mediazioni e compromessi. E non dimentico i ragazzi di Fridays for Future e la loro battaglia contro il collasso del pianeta. Vedere i giovani mobilitarsi a difesa dell'ambiente in cui vivranno, loro, e poi i loro figli e i loro nipoti, non può che darci fiducia sul futuro».

 

tim cook e andrea ceccherini a pitti uomo 2018 1

E della scuola italiana, che tu attraverso l'Osservatorio hai conosciuto bene, e che è così in basso nelle classifiche internazionali, che cosa pensi?

«Io credo che vada affrontato un problema di fondo: bisogna chiedersi a che cosa deve servire la scuola. Una scuola che cerchi di mettere nella testa dei ragazzi delle nozioni, delle informazioni, in un mondo che cambia velocemente è una scuola che resterà fatalmente indietro.

Andrea Ceccherini e Bill De Blasio

 

La scuola deve formare, preparare i ragazzi alla vita. "Chi non si forma si ferma": è una frase che fa parte del lessico comune americano, ma che vale anche qui e che ci spinge a tornare verso quell'educazione di base che faccia conoscere a ciascun ragazzo chi è, le sue qualità, le doti su cui dovrà puntare. Allo stesso tempo la scuola deve far capire quanto sia importante imparare continuamente, in un processo di formazione che deve durare per tutta l'esistenza».

andrea ceccherini e tim cook

 

In questi venti anni ti sei confrontato con tanti personaggi del panorama internazionale. Che cosa manca all'Italia per tornare al passo dei nostri maggiori partner occidentali?

«All'Italia manca un grande progetto che dia una prospettiva al Paese. Una prospettiva non di mesi, ma di anni. Che arrivi al 2030. Ma non può farlo una classe dirigente politica impoverita, immiserita, com'è quella italiana. Per gli americani il leader è il custode della meta. Una concezione bellissima del ruolo della politica, che implica il coraggio di guidare una comunità e di condividere con essa un obiettivo e la sua realizzazione. La mancanza di leader e di coraggio è la vera emergenza nazionale italiana».

Andrea Ceccherini ed Eric Schmidt di Google

 

È irreversibile il declino della classe politica italiana?

«Niente è irreversibile. La nuova generazione tornerà a giocare in un campo abbandonato dai migliori delle generazioni precedenti, allontanati dal ruolo negativo della burocrazia, dalla politica delle promesse non mantenute. Si è così creato un vuoto e la politica ha finito con attrarre chi per i suoi limiti non avrebbe mai trovato uno sbocco nel privato».

 

Vent'anni fa la politica manteneva ancora un po' di credibilità. Ma tu hai sempre resistito all'idea di entrare in gioco. Perché?

andrea ceccherini james murdoch

«Quando ero ragazzo sognavo di cambiare il mondo e che fosse la politica lo strumento per farlo. Poi ho capito che le cose stavano diversamente. E ho cercato di perseguire lo stesso obiettivo in maniera diversa, con una scelta libera, cercando di essere comunque utile a una generazione che diventasse a sua volta libera, padrona di perseguire il proprio scopo».

 

Hai incontrato i protagonisti della finanza mondiale, sei stato ricevuto da più Presidenti della Repubblica, hai incontrato due Pontefici. Chi ti ha sorpreso di più?

«Mi ha sorpreso la semplicità che accompagna ogni parola e ogni gesto dei Grandi. E la semplicità l'unità di misura della vera grandezza. Fare della comunicazione una ragion d'essere non è da Grandi. La grandezza non ha bisogno di mostrarsi».

ANDREA CECCHERINI CON NAPOLITANO

 

La tua ascesa cominciò con il sostegno di Andrea Riffeser, che guida il suo gruppo editoriale, e di Cesare Romiti, allora presidente di Rcs. Tu hai sempre manifestato a entrambi, pubblicamente, la tua gratitudine. Chi ti ha insegnato a essere grato?

«La mia famiglia, fin da piccolo. Ma colgo l'occasione per ringraziare ancora una volta Cesare Romiti e Andrea Riffeser. Senza di loro non avrei avuto il privilegio di fare questo straordinario viaggio che sto facendo con l'Osservatorio. Non dimentico da dove vengo. E chi ha dato una mano a quel ventiseienne, gettando il cuore oltre l'ostacolo».

 

Andrea Ceccherini e Jens Weidmann

Però ci sono anche i tuoi meriti. Se lo chiedono in tanti: ma Ceccherini come ha fatto ad arrivare tanto in alto?

«Bisogna avere un'incrollabile fiducia in te stesso e credere nei progetti che sposi. Grazie a questo binomio inscindibile nessuno ti può frenare, ma a patto di mantenerti umile e di disporre di una grande squadra, che ci creda quanto te».

 

Hai mantenuto la sede dell'Osservatorio a Firenze. Potevi fare un'altra scelta...

«L'Osservatorio è nato qui e qui resterà. In una cornice senza pari. In una città che ti fa respirare l'aria dell'Umanesimo e del Rinascimento, in cui tutto ti parla della centralità della persona. In un'altra città i risultati sarebbero stati diversi. Chi viene qui coglie l'unicità e la bellezza di Firenze. Che hanno il potere di ispirare chiunque. E queste sono le caratteristiche che consentiranno alla città di superare anche questa stagione difficile».

JILL ABRAMSON E ANDREA CECCHERINI A BAGNAIA

 

La crisi di Firenze è grave. Il turismo è crollato. Con il turismo è crollato anche tutto un modello di sviluppo che ora è apparso a tutti obsoleto e fragile. Sei d'accordo con questa diagnosi?

«Le imprese si perdono quando perdono l'anima. Firenze un'anima ce l'ha e ora deve avere la capacità di metterla in luce, di recuperarla nella sua interezza. Quello che mi chiedo è se la città abbia oggi leader alla sua altezza, capaci di afferrare l'inafferrabile e di cogliere quest'anima per farne un racconto, per trasformarlo in una fiaba e per far sognare il mondo intorno all'idea di poter vivere questa fiaba».

 

andrea riffeser monti

Può nascere in questa città una scuola di formazione politica?

«È il sogno di una vita. L'Europa fa così tanta fatica a sentirsi e a farsi percepire come una cosa sola perché non si è investito abbastanza nel far crescere una generazione di giovani leader capaci di fare dell'Europa stessa una comunità vera e non solo un incontro di interessi».

 

E tu che cosa farai da grande?

«Ho avuto il privilegio di realizzare il sogno di aiutare i giovani a sottrarsi a ogni forma di conformismo. E mi sono anche divertito come un bambino nel parco giochi. Come tutte le cose che ami, spereresti che il sogno non finesse mai. Ogni cosa invece ha il suo tempo, ma manca ancora un pezzo al cammino.

cesare romiti (2)

 

Ci siamo trovati con un altro grande sognatore, Tim Cook, che ha condiviso l'idea di allargare l'orizzonte delle nuove generazioni. Insieme con Apple spero proprio di far capire sempre di più ai giovani che la verità non sta da una parte sola, che bisogna aprirsi agli altri punti di vista, pensare criticamente, favorire la cultura della comprensione reciproca. E una sfida che credo meriti ancora di andare avanti».